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Tappeti rossi a Berlino per l’emirato che investe 25 miliardi di euro nel Paese. Sorvolando sui diritti umani violati.

La scorsa estate, quando i media del Vecchio continente si sono fatti sempre più critici verso l’organizzazione per la Coppa del mondo da parte del Qatar, Doha è passata al contrattacco e ha inviato in Germania Hassan Al Thawadi, principale organizzatore dell’evento globale. L’emirato nell’ultimo decennio ha scelto il Paese europeo come partner strategico, investendo circa 25 miliardi di euro con una delle maggiori «scommesse» geopolitiche della petro-potenza del Golfo.

Qui il fondo sovrano Qatar Investment Authority, insieme con i membri della famiglia regnante, ha conquistato posizioni importanti in alcune delle società tedesche più note, tra cui Deutsche Bank AG, Hapag-Lloyd, Siemens e Volkswagen. Ecco che Qatar Holding Germany GmbH detiene il 12,3 per cento delle azioni di Hapag-Lloyd, Qatar Holding LLC ha in mano il 10,5 per cento delle azioni di Volkswagen AG e il 5 per cento di Porsche. Per anni il Qatar è stato anche tra i clienti d’oro dell’industria della difesa di Berlino. Inoltre, con la guerra in Ucraina che ha costretto a emanciparsi dal petrolio russo, l’emirato – il più forte esportatore mondiale di gas naturale liquefatto – è ormai per la Germania un fornitore chiave di energia.

La scorsa primavera il vicecancelliere dei Verdi Robert Habeck era in Qatar in cerca di nuove forniture di metano e un’immagine-emblema l’ha ritratto mentre omaggia con un profondo inchino il ministro delCommercio emiratino. Durante la sua visita in Germania, il segretario Hassan al-Thawadi ha presenziato a una tavola rotonda a Monaco di Baviera dove c’erano esperti del lavoro e attivisti per i diritti umani. È intervenuto anche Sigmar Gabriel, l’ex leader dei socialdemocratici, oggi alla guida nel Paese. Come ministro dell’Economia, dal 2013 al 2017, Gabriel ha coltivato ottimi legami con il Qatar. Si ricorda un suo viaggio a Doha, nel 2015, dove era alla testa di una folta delegazione di dirigenti d’impresa.

Leggi anche:  Di chi è la guerra in Ucraina?

Due anni dopo aver lasciato l’incarico pubblico, nel 2020, è poi entrato nel consiglio di sorveglianza di Deutsche Bank per volere dello stesso Stato del Golfo. Nell’incontro di Monaco, l’ex ministro ha dichiarato: «Il Qatar è un Paese incredibilmente stabile in una regione che non lo è ed è uno dei pochi luoghi che dia certezze nel mondo estremamente fragile in cui viviamo». Anche se gli investimenti hanno avuto modesti ritorni finanziari, la partecipazione dell’emirato all’economia tedesca ha consolidato sicuri rapporti nelle più importanti stanze del potere, incluse quelle di ex ministri e alti funzionari del governo. È così che Doha fa sentire forte e chiara la sua voce a Berlino.

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