Il suo ufficio è pieno di trofei. Non coppe, ma fogli di carta incorniciati: i bilanci delle società che ha scalato. Perché Carl Icahn è stato uno dei primi corporate raider, gli uomini d’affari che comprano aziende indebitate per risanarle o smembrarle. Molte volte ha guadagnato con il cosiddetto greenmail– acquistava azioni che il management si riprendeva a un prezzo superiore a quello di mercato per sventare la scalata -, altre vendendo le imprese a pezzi. Come nel caso della sua prima grande operazione: l’acquisizione ostile della compagnia aerea Trans World Airlines, nel 1985. Prima Icahn cedette gli asset migliori – le rotte per Londra passarono alla American Airlines per 445 milioni di dollari – per rimborsare i prestiti necessari all’acquisto. Poi ritirò la Twa dalla Borsa, realizzò un profitto personale di 460 milioni e lasciò alla società un debito di 540.
Se la storia suona familiare, è perché Oliver Stone si ispirò alla vicenda Twa per la trama di Wall Street. A differenza di Gordon Gekko, il personaggio interpretato da Michael Douglas, e di tanti raider reali dell’epoca, da Ivan Boesky a Michael Milken, Icahn ha evitato guai legali e ha costruito uno dei più grandi patrimoni di Wall Street. Secondo la classifica dei miliardari di Forbes 2023, è la 94esima persona più ricca del mondo, con un patrimonio di 17,5 miliardi di dollari, e la 12esima più ricca del settore finanziario.
Le accuse
Negli ultimi giorni, però, Icahn ha perso 7 miliardi di dollari. Tutto perché la società Hindenburg Research ha accusato la sua holding, Icahn Enterprises, di avere “una struttura economica simile a uno schema Ponzi”. Icahn, in sostanza, userebbe il denaro dei nuovi investitori per pagare grossi dividendi. Le stime per il ritorno sugli investimenti sarebbero “gonfiate di molto” e le azioni sarebbero sopravvalutate del 75%.
“Carl Icahn ha costruito intorno a sé un’aura di invincibilità, quella di un titano di Wall Street con un talento innato nell’uscire vincitore dalle situazioni. Mentre l’attenzione è rimasta sempre sulle sue grandi campagne pubbliche, però, le perdite su investimenti a lungo termine meno conosciuti, assieme all’uso massiccio della leva finanziaria, hanno eroso il suo impero”.
Secondo Hindenburg, la banca d’investimento Jefferies ha contribuito allo schema con rapporti molto favorevoli e vendendo le azioni di Icahn Enterprises agli investitori. Hindenburg ha rivelato di avere una posizione corta sulla holding, cioè di averle scommesso contro. Ieri, mercoledì 3 maggio, Icahn Enterprises ha perso più del 19% in Borsa.
La replica di Icahn
“Crediamo che il rapporto serva solo a generare profitti, vista la posizione di Hindenburg”, ha replicato Icahn in una nota. “Confermiamo quanto dichiarato nella nostra documentazione finanziaria e siamo convinti che i nostri risultati, nel lungo periodo, parleranno da sé, come è sempre accaduto”.
Hindenburg è la stessa società che nelle ultime settimane ha accusato il miliardario indiano Gautam Adani di frode fiscale e manipolazione delle azioni e Block, la fintech del fondatore di Twitter Jack Dorsey, di favorire attività illecite e alterare i suoi numeri.
La storia di Carl Icahn
Icahn è nato il 16 febbraio 1936 a New York. La giornalista di Time Rana Foroohar ha descritto la sua famiglia come “una versione più cupa del clan ebraico della classe operaia del film Radio Days di Woody Allen”. Sua madre era una maestra di scuola elementare, suo padre, cantante lirico mancato, insegnava al liceo. “Mio padre non è mai riuscito a combinare niente”, ha detto Icahn. “Era un tipo strano. Non l’ho mai rispettato”. La considerazione era reciproca: “I miei hanno sempre pensato che non sarei mai diventato granché”, ha raccontato Icahn nel 2015.
La sola figura che il giovane Carl rispettasse era suo zio Elliot: un imprenditore che aveva guadagnato abbastanza da potersi stabilire a Palm Beach a 45 anni. Per il resto della famiglia, ha spiegato lo stesso Elliot, “Wall Street era roba da giocatori d’azzardo”.
Una faccia da poker
Nonostante la famiglia modesta, Icahn riuscì a laurearsi a Princeton. Merito del suo talento con le carte. Nell’estate dopo il diploma, come ha raccontato il New Yorker, trovò lavoro in un club sulla spiaggia, dove vedeva i clienti giocare a poker. “Comprai quattro libri, li lessi e già ne sapevo più di loro”, ha ricordato. Con le vincite coprì la metà delle spese universitarie.
Nel 1957 Icahn si iscrisse all’Università di New York per diventare un dottore, secondo il desiderio di sua madre. Scoprì di odiare la medicina e nel 1960 entrò nelle forze di riserva dell’esercito. Ricominciò a giocare a poker e vinse migliaia di dollari che investì in Borsa. L’anno successivo, con l’aiuto dello zio, trovò lavoro come agente di cambio a Wall Street. Nel 1968, con 150mila dollari propri e 400mila dello zio, fondò la sua prima società: Icahn & Co., specializzata in investimenti ad alto rischio.
Il sistema Icahn
Già dagli anni ’70 Icahn brevettò il suo sistema: comprare azioni di società fino a non poter più essere ignorato, tentare di entrare nel consiglio di amministrazione e, in caso di insuccesso, comprare ancora. Per molte sue operazioni sfruttò i cosiddetti junk bond: ‘titoli spazzatura’ dal rendimento molto alto, ma caratterizzati da un rischio elevato per l’investitore, perché fanno salire l’indebitamento della società emittente.
Alla stagione del corporate raider è seguita quella dell’investitore attivista. Icahn non smembra più le aziende, ma si limita a influenzarle. A volte in modo molto aggressivo. Nel 2008 comprò una quota di Yahoo! e fece estromettere il consiglio di amministrazione che aveva respinto un’offerta d’acquisto di Microsoft. Obbligò eBay a vendere PayPal, provò a impedire a Michael Dell il delisting della sua compagnia, tentò di impedire a Xerox di fondersi con Fuji.
Tra il 2013 e il 2016 ha avuto in mano milioni di titoli di Apple e ha spinto l’amministratore delegato, Tim Cook, a definirlo “l’azionista più scomodo che si possa avere”. Più di recente ha lanciato una campagna in McDonald’s per un trattamento più compassionevole dei maiali. “Molte persone sono morte lottando contro i tiranni”, disse Icahn nel 1988, durante un’assemblea degli azionisti della compagnia petrolifera Texaco. “Il minimo che io possa fare è votarle contro”.
Sette mesi in politica
Il 10 giugno 2016, poco dopo che Donald Trump aveva conquistato la nomination repubblicana per le elezioni presidenziali, il Washington Post titolava: “La prima scelta di Donald Trump per il suo gabinetto è controversa come lui e molto più ricca”. La scelta controversa e ricca era Carl Icahn, indicato come futuro segretario del Tesoro.
Alla fine Icahn si è dovuto accontentare del ruolo di consigliere speciale per la regolamentazione finanziaria. Una posizione meno prestigiosa, ma con un enorme vantaggio: un consigliere speciale non è un dipendente del governo federale, ma assiste il presidente a titolo individuale. Non è tenuto, quindi, ad abbandonare le sue attività.
Icahn è rimasto in carica sette mesi, prima di essere spinto a dimettersi dalle polemiche sui suoi conflitti di interesse. Un tema tornato attuale un anno più tardi, quando ha venduto 31 milioni di dollari di azioni della società siderurgica Manitowoc. Giusto pochi giorni prima che Trump cominciasse la guerra dei dazi.
“Il Wolf of Wall Street originale”
Oggi Icahn guida un impero da 14,1 miliardi di dollari di ricavi nel 2022. Nel 2014 è arrivato al 25esimo posto nella classifica dei più ricchi del mondo. “Alcuni diventano ricchi studiando l’intelligenza artificiale”, recita il suo profilo Twitter. “Io faccio soldi studiando la stupidità naturale”.
A 87 anni è ancora uno degli uomini più temuti di Wall Street. Non ha mai nascosto la scarsa stima per la gran parte dei suoi avversari (“Quando la maggior parte degli investitori, inclusi i professionisti, sono tutti d’accordo su qualcosa, di solito hanno torto”) e per l’intero sistema economico (“Gli amministratori delegati sono pagati per fare un lavoro tremendo. Se il sistema non fosse così incasinato, persone come me non guadagnerebbero cifre di questo genere”). È sempre stato chiaro sulle sue priorità (“Non sono Robin Hood, mi piace fare soldi”) e sull’atteggiamento che i rivali potevano aspettarsi da lui (“In questo business impari una cosa: se vuoi un amico, comprati un cane”). Time lo ha definito “il Wolf of Wall Street originale”. E se Oliver Stone ha pensato a lui per il personaggio che elogiava l’avidità, lui è un fautore della vendetta: “Quando non devi rispondere a nessuno, è una strategia di investimento lecita come qualsiasi altra”.
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