
Le auto elettriche sono semplicemente un modo per darti l’illusione che non cambierà nulla. Fino a che non ti accorgerai che la mobilità che avevi prima te la puoi solo sognare: giocattoli costosi per girare in città, dandoti la sensazione di non inquinare solo perché, da bravo lobotomizzato, non hai approfondito quanto sia nocivo per l’ambiente il solo processo per fare le batterie e poi per smaltirle.
I viaggi che facevi prima te lo puoi scordare: per fare una tratta da 700 km, Roma – Pizzo Calabro, dovrai pernottare, perché la tua batteria si scaricherà molto prima e le ricariche “veloci” (da 15 minuti fino a 45 minuti sempre che trovi una colonnina disponibile contro i tre minuti di un normalissimo pieno) non basteranno.
E non sarà sufficiente non mettere le frecce, non ascoltare la musica, non mettere l’aria condizionata, non ricaricare il telefonino, non usare il navigatore, perché le batterie non ti basteranno per fare quello che prima, con un pieno ed una sosta, facevi tranquillamente godendoti il viaggio senza preoccuparti di quanta elettricità consumavi.
Alla fine il “Sistema” ti dirà che la tua auto elettrica la devi lasciare a casa se vuoi andare in vacanza. Dovrai prendere il treno, affollato, pieno di gente con cui non condivideresti nemmeno la fila davanti alla posta, stretto fra la ressa, gli orari, e il “Sistema” che deciderà se fartici salire o meno. E quando rimpiangerai l’auto con motore termico, sarà il sangue del tuo sangue a dirti che sei un fossile, che andresti terminato perché non capisci le novità, il progresso.
Mentre tu hai capito che non solo hanno rovinato la mente dei tuoi figli, dei tuoi parenti o dei tuoi amici, ma hanno completato il lavoro di collettivizzazione: non puoi più muoverti individualmente. Perché come individuo, una volta che la collettivizzazione è completata, tu non esisti. E le collettività non hanno diritti. Gli individui in un sistema collettivista non hanno diritti.
Toglierti l’auto, propinandoti la fregnaccia elettrica, è solo il primo passo.