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Cosa sono i proiettili all’uranio impoverito e perché l’Ucraina li userà contro i carri armati russi

Mirko Campochiari: “L’uranio impoverito è un materiale dotato di un’elevatissima densità che, quando va a impattare su un mezzo corazzato, riesce a perforarlo e farlo a pezzi”

La Gran Bretagna fornirà alle forze armate ucraine proiettili all’uranio impoverito. L’annuncio è stato dato  dalla baronessa Annabel Goldie, viceministro della Difesa inglese che due giorni fa ha risposto a una specifica domanda in merito postele da Raymond Jolliffe, anziano membro della Camera dei Lord: “Il Regno Unito ha mai fornito all’Ucraina proiettili all’uranio impoverito?”, le è stato chiesto. Goldie ha risposto: “Oltre a uno squadrone di tank da combattimento Challenger 2, forniremo a Kiev anche proiettili perforanti con uranio impoverito. Simili munizioni sono altamente efficaci nella battaglia contro carri armati moderni e altri mezzi corazzati”.

La reazione russa non si è fatta attendere. Vladimir Putin, impegnato nei colloqui con il leader cinese  Xi Jinping, ha tuonato che “Mosca reagirà all’uso di armi con l’uranio”, senza tuttavia specificare altro, tantomeno in cosa consisterà la reazione russa. A rispondere  duramente è stato anche il ministro della Difesa Sergei Shoigu: “Dopo le dichiarazioni britanniche, lo scontro nucleare è a pochi passi”.

A dire il vero i vertici del Cremlino stanno gettando fumo negli occhi all’opinione pubblica occidentale. I proiettili all’uranio impoverito, infatti, non hanno niente a che vedere con le armi nucleari ma costituiscono una componente standard nell’arsenale inglese, e non solo. Per fare ulteriore chiarezza Fanpage.it ha interpellato Mirko Campochiari, storico, analista militare, collaboratore di Limes e fondatore di Parabellum.

Allora, cosa sono i proiettili all’uranio impoverito che la Gran Bretagna invierà all’Ucraina?

Sgomberiamo subito il campo dai malintesi alimentati dalla propaganda russa: i proiettili all’uranio impoverito non sono armi nucleari bensì munizioni di tipo cinetico del tipo APFSDS, acronimo che sta per armour piercing fin stabilized discarding sabot. Stiamo parlando di grossi dardi che non contengono carica esplosiva ma sfruttano l’energia cinetica data dal loro stesso moto per penetrare le corazzature dei mezzi nemici.

E a cosa serve l’uranio impoverito?

È un materiale dotato di un’elevatissima densità che, quando va a impattare su un mezzo corazzato, riesce a perforarlo e farlo a pezzi. Di solito a questo scopo viene impiegato anche il tungsteno, mentre l’uranio impoverito viene prelevato da scarti di materiale nucleare. Specifico che la loro carica radioattiva è bassissima: queste munizioni possono essere afferrate senza conseguenze. Evidentemente il loro impiego sul campo è motivato dal fatto che i carri armati Challenger che la Gran Bretagna fornirà all’Ucraina sono un po’ obsoleti: affinché abbiano maggiori probabilità di successo contro i T-90 russi è meglio che utilizzino munizioni all’uranio impoverito.

Questi proiettili sono stati utilizzati in questa guerra anche dai russi?

Non mi risulta, ma di certo ne hanno negli arsenali. Queste munizioni sono state utilizzate da un gran numero di Paesi nei vari teatri di guerra: di certo gli americani ne hanno impiegate in gran numero negli anni ’90. Sottolineo che si tratta di armi convenzionali, nessuna convenzione ne prevede il divieto. Ripeto: le armi all’uranio impoverito non sono armi nucleari, neppure a basso potenziale.

Cosa dice l’ONU sui proiettili all’uranio impoverito

Come hanno chiarito le Nazioni Unite e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, le munizioni all’uranio impoverito non hanno nulla a che fare con le armi nucleari e sono dotate di una radioattività molto bassa. “Diverse organizzazioni internazionali, tra cui l’ Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno condotto studi sui potenziali effetti dell’uranio impoverito sugli esseri umani e sull’ambiente. Il Comitato scientifico delle Nazioni Unite sugli effetti delle radiazioni atomiche (UNSCEAR) continua ad analizzare i dati più recenti prodotti della letteratura scientifica sugli effetti sull’uomo dell’esposizione interna dovuta all’inalazione o all’ingestione di uranio, compreso l’uranio impoverito. L’UNSCEAR ha concluso che non è stata trovata alcuna patologia clinicamente significativa correlata all’esposizione alle radiazioni all’uranio impoverito”.

Cosa dice l’AIEA sugli effetti dell’uranio impoverito

Anche l’Aiea ha affrontato il tema dell’esposizione dei militari all’uranio impoverito: “Sono stati condotti studi sulla salute dei militari che hanno partecipato alla Guerra del Golfo (1990-1991) e ai conflitti balcanici (1994-99). Un piccolo numero di veterani della guerra del Golfo ha frammenti uranio impoverito nei loro corpi. Sono stati oggetto di intensi studi e i risultati sono stati pubblicati. Questi veterani mostrano elevati livelli di escrezione di uranio impoverito nelle urine ma, finora, non sono stati rilevati effetti sulla salute. Sono stati inoltre condotti studi epidemiologici sulla salute dei militari partecipanti ai conflitti in cui è stato utilizzato l’uranio impoverito, confrontandoli con la salute del personale che non si trovava in zone di guerra. I risultati di questi studi sono stati pubblicati e la conclusione è che i veterani di guerra mostrano un piccolo (cioè, non statisticamente significativo) aumento dei tassi di mortalità, ma questo eccesso è dovuto a incidenti piuttosto che a malattie: tale aumento non può essere collegato ad alcuna esposizione all’uranio impoverito”.

I militari italiani malati dopo l’esposizione all’uranio impoverito in Kosovo

Nonostante le rassicurazioni di ONU e AIEA da decenni in Italia migliaia di militari sostengono di essersi ammalati a causa dell’esposizione a proiettili all’uranio impoverito, massicciamente utilizzati anche in Kosovo tra il 1998 e il 1999. Diverse commissioni parlamentari d’inchiesta hanno trattato l’argomento, l’ultima delle quali nel 2018. La relazione conclusiva, citando il dottor Giorgio Trenta, presidente dell’Associazione italiana di radioprotezione medica, riconobbe “la responsabilità dell’uranio impoverito nella generazione di nanoparticelle e micropolveri, capaci di indurre i tumori che hanno colpito anche i nostri militari inviati ad operare in zone in cui era stato fatto un uso massiccio di proiettili all’uranio”. Trenta successivamente smentì la sua dichiarazione, affermando che l’uranio impoverito sarebbe stato “il mandante, non l’esecutore materiale” delle malattie.

Mirko Campochiari è storico, analista militare, collaboratore di Limes e fondatore di Parabellum.

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