A pochi mesi dall’avvento dall’intelligenza artificiale si moltiplicano i casi d’uso dell’intelligenza artificiale nella produzione di notizie
La storia del giornalismo è strettamente legata alla storia dell’innovazione tecnologica. Stampa a rotativa, radio, televisione e internet sono state vere e proprie rivoluzioni. L’ultima grande novità si chiama intelligenza artificiale. Anche in questo caso si annunciano cambiamenti epocali ma a differenza del passato qualcuno anziché vedere nuove opportunità vede una minaccia per l’esistenza stessa dei giornalisti, che nelle classifiche dei mestieri a rischio a causa di ChatGPT puntualmente compaiono ai primi posti.
Dal rilascio della nota applicazione di OpenAI sono passati pochissimi mesi ma già si assiste ad un vero e proprio boom di iniziative importanti che effettivamente gettano ombre sul futuro dei professionisti dell’informazione.
Kuwait News sul suo account Twitter ha annunciato il debutto di Fedha, una presentatrice di notizie virtuale creata dall’intelligenza artificiale. Abdullah Boftain, vice caporedattore di Kuwait News, ha dichiarato all’agenzia di stampa AFP che l’avatar consentirà di offrire “contenuti nuovi e innovativi”.
Fedha, l’avatar di Kuwait News
In realtà non è una novità assoluta. Nel 2018 un’agenzia di stampa cinese aveva già presentato al mondo intero un presentatore virtuale vestito elegantemente e dalla voce un po’ robotica. Dal confronto tra i due avatar emerge che i progressi dell’IA in questi 5 anni sono stati davvero notevoli. Pensare in un futuro non troppo lontano a video giornalisti praticamente indistinguibili dagli esseri umani non è più fantascienza.
Ad essere a rischio non sono però solamente i video giornalisti. E’ già online il primo sito di informazione interamente prodotto dall’intelligenza artificiale: NewsGPT
“Il nostro sito – ha spiegato il fondatore Alan Levy – è un’alternativa senza giornalisti e quindi priva di pregiudizi e opinioni personali. Grazie all’intelligenza artificiale possiamo fornire ai lettori notizie imparziali basate sui fatti”.
Sulle affermazioni di Levy si potrebbe facilmente aprire una discussione, ma è indubbio che la qualità del sito è sorprendente se confrontata con analoghe esperienze precedenti. Anche NewsGPT ha creato il proprio avatar giornalista che quotidianamente legge le notizie pubblicate sul sito e anche in questo caso il risultato è notevole.
L’avatar di NewsGPT
L’iniziativa di Levy può essere sicuramente criticata, pensare ad un giornalismo governato dalle macchine e dalle loro allucinazioni è degno delle migliori distopie mai create, ma ha un merito: giocare a carte scoperte.
C’è infatti anche chi, a differenza di NewsGPT, sta operando nell’ombra e non alla luce del sole. Pochi giorni fa NewsGuard (un’organizzazione che da tempo valuta l’affidabilità dei siti di notizie di tutto il mondo) ha identificato 49 siti di notizie (in 7 lingue diverse) prodotti quasi interamente da programmi di intelligenza artificiale noti come newsbot.
NewsGuard ha spiegato che si tratta di content farm ovvero siti web di bassa qualità che sfornano grandi quantità di articoli clickbait per generare raccolta pubblicitaria. Gli articoli generati dall’IA riassumono o riscrivono contenuti prodotti da altre fonti e spesso promuovono narrazioni false ovvero fake news.
Quanto sta avvenendo non può essere trascurato dai giornalisti perché fa capire che già oggi la produzione di notizie scritte, audio e video può essere automatizzata. Ipotizzare la totale scomparsa degli esseri umani dal mondo dell’informazione è irrealistico ma le conseguenze sui livelli occupazionali potrebbero essere importanti perché è inevitabile che gli editori per ridurre i costi avranno la tentazione di utilizzare l’intelligenza artificiale in modo massivo. Considerare quest’ultima ipotesi poco probabile sarebbe da ingenui.
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