Utero in affitto reato universale, alla Camera cadono maschere e ambiguità
È tempo di celebrare un importante passo avanti nella protezione della vita e della dignità umana. Lunedì la discussione sul disegno di legge per criminalizzare l’utero in affitto a livello universale ha finalmente avuto inizio. Con decisione e trasparenza, questa proposta di legge sta risolvendo una serie di ambiguità che da troppo tempo aleggiano sull’argomento.
Un primo esempio di questo impegno chiarificatore riguarda la presenza, nel nostro Paese, di voci che spingono per la legalizzazione dell’utero in affitto. Contrariamente a ciò che alcuni vorrebbero far credere, tali voci esistono e sono forti, come dimostra l’intervento di Riccardo Magi. Il parlamentare radicale, in Aula, ha esibito un cartello con la scritta “genitori, non criminali”, ed ha espresso il suo dissenso sulla proposta di legge di Fdi, annunciando di aver presentato a sua volta un disegno di legge in favore della “gravidanza per altri solidale”.
Allo stesso modo, l’onorevole dei Verdi Marco Grimaldi ha legittimato apertamente la pratica della maternità surrogata, tracciando una distinzione tra “maternità” e “gravidanza” che ha destato scalpore. Sebbene non siamo ancora giunti alla riduzione della madre a “concetto antropologico”, come abbiamo sentito in un programma di La7 nel 2016, sembra che questa sia la direzione presa.
In sintesi, come ha osservato con acume Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità, si è assistito a una competizione tra i Verdi e i Radicali nell’esaltare la surrogazione, nonostante tale pratica sia, al momento, vietata dalla legge vigente.
La proposta di legge in questione giunge in un momento in cui le maschere sono finalmente cadute, sia in Parlamento che nel Paese. Ricordiamo, infatti, la corsa di molte coppie italiane all’estero per sfruttare l’utero in affitto “prima del reato universale”, come ha riportato Repubblica.
Questo è il momento per agire con decisione e rapidità. L’esplicito sostegno di numerosi parlamentari alla “gravidanza per altri solidale” – una pratica che, per i bambini coinvolti e per le donne surrogate, risulta molto simile all’utero in affitto – dimostra l’urgenza di intervenire. La maggioranza di governo alla Camera dispone dei numeri per far passare la legge, e anche al Senato la proposta ha buone possibilità di successo. Se si agisce con determinazione, è possibile ottenere una vittoria entro l’estate.
L’obiettivo non è criminalizzare nessuno, ma fermare una pratica degradante che riduce i bambini a merce e le donne a mere incubatrici. La questione non riguarda l’“autodeterminazione della donna”, come qualcuno ha cercato di far credere, ma piuttosto un business di ingenti dimensioni. “Seguite i soldi”, consigliava il giudice Giovanni Falcone per capire la natura di attività illegali o poco chiare. E “seguire i soldi” rimane la via più efficace per capire perché si vuole normalizzare l’utero in affitto e perché è necessario agire prontamente per renderlo un reato universale.
Dino Valle