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La saga senza fine del Covid e l’operazione vaccini

In un mondo dove la logica sembra essersi presa una lunga vacanza, eccoci di nuovo a parlare di quel caro vecchio amico che proprio non vuole lasciarci in pace: il Covid-19. E mentre il nostro amato Stivale, sotto la lente di ingrandimento per la gestione quanto mai “creativa” della pandemia, decide di aprire un’inchiesta – provocando lo sconcerto di Giuseppi Conte e Robertino Speranza, che sembrano appena usciti da una scena di un film dei fratelli Vanzina – l’Europa si affanna ancora una volta intorno al calderone magico dei vaccini.

Ma attenzione, qui non parliamo del solito incantesimo per trasformare il piombo in oro, ma di qualcosa di molto più audace: trasformare dosi inutilizzate di vaccini in montagne di euro. E, come in ogni buon racconto che si rispetti, c’è un tocco di mistero: il Trattato Oms e le dichiarazioni di Schillaci che promette di fare gli interessi degli italiani, un’affermazione che suona tanto rassicurante quanto vaga.

Si riaccende il dibattito non tanto sull’opportunità delle vaccinazioni di richiamo, ma piuttosto sulle cifre da capogiro e sugli sprechi cosmici connessi, ancora una volta, alle decisioni europee. È come se l’UE avesse preso lezioni di economia da Monopoli, comprando centinaia di milioni di dosi destinate direttamente alla distruzione perché, sorpresa delle sorprese, sono in scadenza e inutilizzate. E non perché non ci abbiamo provato, ma perché, indovinate un po’, non erano adatte a combattere i nuovi ceppi. Che colpo di scena, eh?

Nel frattempo, la popolazione oscilla tra il terrorizzato e il disinteressato. Molti hanno deciso che il vaccino Pfizer è più un co-protagonista in un film di patologie emergenti piuttosto che un salvatore. La campagna di richiamo procede con l’entusiasmo di un bradipo in maratona, dato che il Covid ora è considerato poco più che una versione leggermente più noiosa dell’influenza.

Ma, oh, la commedia diventa tragedia quando scopriamo che i magazzini sono zeppi di dosi in scadenza. L’UE, nel suo infinito senso del risparmio, ha obbligato all’acquisto di vaccini Pfizer, spendendo miliardi in contratti più segreti della ricetta della Coca Cola, per poi ritrovarsi con montagne di dosi inutilizzate. E in Italia, su 18 milioni di cittadini “fragili”, solo 2,1 milioni hanno alzato la mano per il richiamo. Il risultato? Un inno alla gestione dei rifiuti, con 21 milioni di dosi da eliminare.

E poi ci sono i costi di conservazione, perché, a quanto pare, anche solo tenere al fresco questi preziosi elisir ha un prezzo: 370mila euro al mese, che tradotto in lingua mortale significa più di 4 milioni all’anno spesi in gelati non consumati. E l’UE, in questo delirio di sprechi, ha acquistato 4,2 miliardi di dosi. Sì, avete letto bene. Miliardi.

Non manca il tocco di giallo, con la Von der Leyen che trasforma la segretezza in arte, e i contratti Pfizer che sembrano essere stati negoziati via SMS come adolescenti che organizzano il loro primo appuntamento. E mentre le indagini cercano di fare luce su questa telenovela, il ricordo delle campagne contro i concorrenti di Pfizer e i loro effetti collaterali ci fa quasi rimpiangere i tempi in cui l’unica controindicazione da temere era la sonnolenza postprandiale.

In conclusione, cari lettori, ci troviamo davanti a un racconto che oscilla tra il comico e il tragico, un’odissea europea di vaccini, segreti e sprechi che sarebbe stato difficile immaginare anche per il più creativo degli scrittori. E mentre il sipario sta per calare su questo atto, una cosa è certa: questa saga non è ancora finita, e qualcosa ci dice che avremo ancora molto di cui parlare, tra un richiamo e l’altro. Ah, l’Europa, quel continente dove anche le migliori intenzioni sembrano sempre finire in una commedia degli errori (e/o orrori).

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Pubblicato inPandemia

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