In un panorama politico dove la retorica spesso sfuma nei confini del surrealismo, Elly Schlein, segretaria del PD, sembra avere preso molto seriamente il suo ruolo di Alice nel Paese delle Meraviglie, dove tutto è possibile, specialmente sparare a zero su qualsiasi cosa si muova nel governo Meloni, nella speranza – vana – di colpire un bersaglio. Ma, ahimè, l’ultima uscita contro la politica scolastica del governo si è trasformata in un boomerang che, con precisione chirurgica, le è ritornato indietro, trasformando una critica politica in una commedia degli equivoci.
Un tuffo nel vuoto
Il recente attacco lanciato da Schlein alla politica sulla scuola del governo Meloni si è rivelato un’autentica fuga nella fantasia. Nel suo ardore critico, la segretaria del PD ha preso di mira un’emendamento, accusandolo di “smantellare la riforma della valutazione nella scuola primaria” e di fare un “salto indietro nel tempo”. Parole forti, peccato che sembrino più un monologo shakespeariano fuori tempo massimo che un’analisi politica concreta.
La docente che non studia
Paola Frassinetti, sottosegretaria all’Istruzione e al Merito, non ha perso tempo a rispondere alle accuse, quasi fosse la maestra che, con pazienza infinita, deve correggere l’ennesimo compito in classe fatto con i piedi. Con una risposta che potrebbe essere incorniciata e appesa nell’atrio di ogni scuola come monito agli studenti sull’importanza di fare i compiti, Frassinetti ha chiarito che, contrariamente alle fantasiose dichiarazioni di Schlein, la riforma della valutazione scolastica non è affatto un tuffo nel passato ma un passo avanti verso una maggiore chiarezza e comprensibilità per studenti e famiglie.
Valutare o descrivere?
Secondo Schlein, il governo Meloni avrebbe una visione ristretta della valutazione, limitata a “rendicontare e certificare” anziché “descrivere il percorso umano e pedagogico dei bambini”. Un’accusa che, nel suo tentativo di dipingere la destra come l’arcinemica dell’educazione progressista, finisce per svelare una profonda mancanza di comprensione di cosa significhi realmente valutare.
La realtà, tuttavia, come sottolineato dalla sottosegretaria Frassinetti, è che la valutazione non è un’entità monolitica, ma un processo complesso che deve bilanciare descrizione e giudizio, senza sacrificare la trasparenza e la chiarezza. Qualcosa che, a quanto pare, Schlein ha trascurato nel suo affrettato tentativo di colpire il governo.
La fiera delle occasioni (mancate)
Dopo la “doccia fredda abruzzese”, come è stata definita la sconfitta elettorale del PD, Schlein sembra aver deciso di passeggiare per la fiera delle occasioni politiche, afferrando al volo qualsiasi argomento le sembrasse utile per attaccare il governo. Un approccio che, purtroppo per lei, si è rivelato più simile a una caccia al tesoro senza mappa, dove l’unico premio è l’ennesima figura barbina.
Lezioni di umanità e pedagogia
Forse, prima di lanciarsi in ulteriori critiche, Schlein farebbe bene a prendere una pausa per riflettere su una lezione fondamentale: in politica, come a scuola, prima di alzare la mano è sempre buona norma assicurarsi di avere studiato la materia. Altrimenti, il rischio è di finire come quello studente che, convinto di avere la risposta giusta, si alza solo per scoprire di aver compreso male la domanda.
In conclusione, l’episodio della riforma scolastica si aggiunge alla crescente collezione di magre figure di Schlein, un promemoria che, nella politica come nella vita, sparare a 360 gradi sperando di colpire un bersaglio è una strategia che raramente paga. E, mentre il governo Meloni prosegue nel suo cammino, Schlein e il PD sembrano ancora alla ricerca di quella bussola politica che li aiuti a navigare le acque tumultuose dell’opposizione senza continuare a collezionare naufragi retorici.