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L’insostenibile leggerezza del progressismo torinese

Quando si tratta di politicizzare la salute e il benessere sociale, il Comune di Torino, guidato con zelo eccessivo dal Partito Democratico, sembra non avere rivali. Le recenti linee di sviluppo dei servizi sanitari e sociosanitari emanate dimostrano un’inquietante deriva ideologica che strizza l’occhio alle minoranze rumorose piuttosto che al bene comune. Ecco quindi che tra le nuove misure emergono le cosiddette “stanze del buco” per tossicodipendenti, la limitazione dell’azione delle associazioni pro vita e un sospetto “potenziamento” del personale medico per facilitare la transizione di genere. Tutto ciò mentre si tenta timidamente di implementare la rete dei medici di famiglia, quasi a voler gettare un osso a chi ancora crede nel sistema sanitario pubblico come baluardo del bene comune.

Le stanze del buco: soluzione o problema?

In un estremo tentativo di apparire progressisti e inclusivi, il Comune di Torino ha introdotto il concetto di spazi sicuri per il consumo di droghe. Questi luoghi, pomposamente definiti aree di “consumo sicuro e protetto”, dovrebbero teoricamente limitare la diffusione di malattie. Ma non si tratta forse di una resa? Invece di combattere il narcotraffico e offrire reali possibilità di riabilitazione, si offre un confortevole rifugio per indulgere nei vizi, spalancando le porte a una normalizzazione della tossicodipendenza. Non sorprende che questa proposta sia vista con scetticismo e rifiuto da parte di chi ancora mantiene un senso di responsabilità civile e sanitaria.

Censura al volontariato pro vita

Altro capitolo discutibile è il tentativo di limitare l’azione dei volontari pro vita all’interno dei consultori e degli ospedali. Queste associazioni, che offrono supporto indispensabile alle donne incinte in difficoltà, sono ora viste come un intralcio all’agenda abortista del PD. Il documento ignora oltraggiosamente la legge 194, che prevede esplicitamente il ruolo dei consultori nel “contribuire a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza”. È ironico come un partito che si proclama difensore dei diritti umani scelga di soffocare quelli delle persone più vulnerabili – nascituri inclusi.

La frenesia del cambio di genere

Non meno controverso è il piano di espansione dei servizi per la transizione di genere, con un incremento del personale medico presso il CIDIGEM. Mentre è fondamentale garantire supporto psicologico e medico a chi soffre di disforia di genere, è lecito interrogarsi sull’opportunità di destinare risorse considerevoli a questo settore in un periodo in cui il sistema sanitario è sotto pressione per esigenze ben più diffuse e urgenti. Aumentare il numero di sale operatorie per interventi di riattribuzione di sesso, mentre scarseggiano i letti per i malati cronici, sembra una scelta quantomeno discutibile.

In buona sostanza, la giunta Lo Russo si distingue per il suo fervore nel promuovere totem ideologici piuttosto che occuparsi delle reali necessità dei torinesi. Le politiche del Comune di Torino rappresentano una caricatura di amministrazione, dove l’ideologia sovrasta la ragione e il benessere collettivo è sacrificato sull’altare della progressività mal intesa. Piuttosto che affrontare problemi concreti come la non autosufficienza, le difficoltà abitative o la cura dei disabili, si preferisce agitare fantasmi culturali che dividono piuttosto che unire. Torino merita di meglio, merita un approccio che metta al centro le vere priorità dei suoi cittadini, non le ossessioni di una minoranza che confonde la gestione di una città con la propaganda.

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Pubblicato inPolitica

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