È difficile, cari lettori, non dedicare un sorriso di affetto e compassione misto a incredulità agli intellettuali di sinistra. Vi raccontano un’Italia che sembra uscita da un romanzo di fantascienza sociale, dove ogni giorno è una lotta contro fantomatici mulini a vento della censura. Da quando Giorgia Meloni ha varcato la soglia di Palazzo Chigi, la sceneggiata politica sembra essersi trasformata in genere prevalente, ma la tendenza del momento è senza dubbio la censura, naturalmente di stampo fascista per antonomasia.
Il caso di Zerocalcare
Il protagonista di questa settimana è il fumettista Zerocalcare, tanto amato dal fronte pro-Palestina, che recentemente ha presentato un nuovo graphic novel. Ospite della trasmissione “Che tempo che fa”, ha espresso il suo disappunto verso la gestione del dissenso in Italia, una problematica che, secondo lui, affligge il Paese da anni e che ora sarebbe in peggioramento. E qui, cari amici, si apre il sipario sulla tragicommedia.
Zerocalcare ci dipinge un’Italia dove un semplice ragazzo di sedici anni, reo di aver lanciato una latta di vernice contro un muro, viene etichettato quasi come un sovversivo. “Siamo disabituati alla critica,” lamenta il fumettista, come se la critica fosse un rito antico dimenticato, un reliquia storica non più praticata. Ma non siamo forse nel paese dove il dibattito, per quanto caotico, è all’ordine del giorno?
Libertà di parola o palcoscenico per monologhi?
Proprio come gli altri presunti martiri della libertà d’espressione, Zerocalcare non sembra affatto represso o censurato. Anzi, il suo è un discorso libero, che viaggia dalle onde televisive ai social network senza inciampi. Può criticare liberamente il governo, lodare chi ritiene meritevole e persino diffondere informazioni discutibili senza che nessuno gli sbatta la porta in faccia.
Eppure, sembra che il nostro artista abbia trascurato un dettaglio, piccolo ma cruciale: gli attacchi alla libertà di parola, spesso, vengono proprio da coloro che si ergono a paladini della stessa. Le istanze antifasciste, quelle che agitano lo stendardo della superiorità morale, sono le stesse che mettono in atto comportamenti diametralmente opposti a quelli professati.
La censura da sinistra: una realtà ostile
Pensiamo ai tentativi di boicottare eventi che non rispecchiano l’ideologia di sinistra, come le proteste contro la presenza del ministro Roccella al Salone del Libro, o le manifestazioni per impedire la presentazione di un volume su Golda Meir. Se il caso fosse inverso, se fosse un esponente di destra a tentare di “zittire” un sinistrorso, si scatenerebbe un putiferio di proteste e manifestazioni contro lo squadrismo fascista.
Zerocalcare e compagnia briscola cantano la solita aria, ma la realtà, amici miei, è ben diversa da quella dipinta da questi artisti della narrazione. La libertà di espressione in Italia non è sotto assedio fascista, nonostante i cori dissonanti di chi vorrebbe convincervi del contrario.
Tra reality e fiction
Non si può non riconoscere il talento di Zerocalcare come narratore, ma forse il palcoscenico politico non è il luogo più adatto per le sue opere. In un’Italia dove il dibattito è vivace e spesso senza freni, il racconto di una censura oppressiva sembra più un tentativo di vendere copie che un’analisi onesta della situazione.
Cari lettori, la sinistra ha creato un teatro dell’assurdo dove loro stessi sono attori, registi e spettatori. Tra appelli melodrammatici e clamorose dimenticanze, ci offrono uno spettacolo che, se non altro, non manca mai di intrattenere. Ironia della sorte, proprio in nome della libertà di espressione che, a quanto pare, non è mai stata così vivace.