Oh, l’ironia! È con una certa dose di sarcasmo che oggi dobbiamo parlare del ritiro del vaccino AstraZeneca, conosciuto anche come Vaxzevria. Quella stessa “pozione magica” che doveva salvarci tutti è stata discretamente messa da parte, e tutto ciò che possiamo fare è sorridere amaramente di fronte all’ennesimo capitolo di questa tragicomica pandemia.
La caduta di un gigante
Il colosso anglo-svedese AstraZeneca ha finalmente ammesso quello che molti sospettavano: il loro vaccino può causare trombosi come raro, ma pericoloso, effetto collaterale. La confessione arriva dopo anni di dibattiti accesi, durante i quali l’azienda ha sempre difeso l’efficacia e la sicurezza del suo prodotto. La decisione di ritirare il vaccino dal mercato è stata presa il 5 marzo, ma è diventata effettiva solo il 7 maggio, come se prendersi del tempo extra potesse in qualche modo rendere la pillola meno amara.
E perché ora? Bene, a quanto pare, il motivo ufficiale sarebbe la diminuita domanda di Vaxzevria a causa dell’emergere di nuovi vaccini specifici per le varianti più recenti del virus. Tuttavia, tra le righe si legge una storia diversa, una storia di effetti collaterali indesiderati e cause legali da parte di coloro che hanno subito danni, alcuni dei quali fatali.
La bilancia della scienza e del marketing
Ricordiamo ancora quando, nell’aprile del 2021, l’Agenzia europea dei medicinali (EMA) aveva timidamente ammesso che i problemi di coagulazione potessero effettivamente essere collegati a Vaxzevria. Tuttavia, aveva poi continuato a sostenere che i benefici del vaccino superassero di gran lunga i rischi. Un classico esempio di come la scienza possa essere piegata ai bisogni del marketing. Un approccio che fa storcere il naso, considerando che la stragrande maggioranza degli immunocompetenti non avrebbe mai avuto bisogno di tale vaccinazione.
Ah, l’eterno conflitto tra il dovere di proteggere la salute pubblica e il desiderio di proteggere gli interessi economici! Non c’è da stupirsi che, di fronte a questa rivelazione, anche i più fedeli sostenitori della vaccinazione di massa abbiano iniziato a vedere la luce. O forse è solo il riflesso del sole sulle monete di cambio?
Gli eroi dimenticati della scienza
Non possiamo parlare di Vaxzevria senza menzionare quei coraggiosi scienziati, come Luc Montagnier e Giulio Tarro, che avevano previsto la difficoltà di realizzare un vaccino efficace contro i coronavirus, data la loro rapida mutazione. Questi visionari avevano suggerito di trattare il Covid-19 come un’influenza stagionale, consigliando un approccio più misurato e meno invasivo.
Se solo avessimo ascoltato questi profeti della scienza, quante risorse avremmo potuto risparmiare? Risorse che avrebbero potuto essere utilizzate per combattere malattie ben più gravi e meno mediatiche. Invece, abbiamo assistito al teatro dell’assurdo, dove miliardi di dollari sono stati investiti (o forse dovrei dire, sprecati?) in campagne vaccinali di massa, spinte più dalla paura e dalla propaganda che da solide evidenze scientifiche.
Le lezioni da imparare
E quindi, cosa abbiamo imparato da tutto questo? Che nella corsa alla creazione di un vaccino, la prudenza è spesso sacrificata sull’altare della velocità. Che le decisioni prese in tempi di crisi possono avere ripercussioni a lungo termine, non tutte desiderabili. E che, alla fine, la storia giudicherà severamente coloro che hanno scelto di ignorare i segnali di pericolo in nome del profitto e del prestigio.
In conclusione, il ritiro di Vaxzevria non è solo la fine di un vaccino, è un monito per il futuro. Dobbiamo imparare a bilanciare meglio scienza, salute pubblica e integrità morale, perché la prossima volta (e ci sarà sicuramente una prossima volta), potremmo non essere così “fortunati”. Oh, il sarcasmo di questa fortuna! Potrebbe essere il più amaro dei vaccini per l’umanità.
Un sorriso amaro
Mentre Vaxzevria esce di scena, non possiamo fare a meno di chiederci: questo sarà davvero l’ultimo capitolo di questa saga? O stiamo solo assistendo a una pausa prima del prossimo atto? Solo il tempo lo dirà, ma una cosa è certa: il dibattito su questi temi continuerà a infiammare gli spiriti e, speriamo, a illuminare le menti.
Non resta che sorridere, amici miei, sorridere amaramente, perché talvolta, il sorriso è l’arma più tagliente che abbiamo contro l’assurdità del mondo.