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Il segreto di Scalfaro: una cospirazione da manuale

Dunque, cari lettori, finalmente la verità viene a galla. Dopo decenni di silenzi e sussurri, il cardinale Camillo Ruini ha deciso di spifferare tutto al Corriere della Sera. E che spiffero! Non stiamo parlando di una piccola corrente d’aria, ma di un vero e proprio tornado che investe il Quirinale e getta una luce nuova, e decisamente poco lusinghiera, oserei dire “sinistra”, sul caro vecchio Oscar Luigi Scalfaro. L’uomo del “Non ci sto”, l’inflessibile presidente che con un sol colpo di proclama riusciva a insabbiare qualsiasi cosa, si scopre essere stato il maestro di un complotto degno dei migliori thriller politici.

Ebbene sì, signore e signori, Ruini ha confessato: durante un pranzo estivo del 1994, al Quirinale, Scalfaro si era rivolto a lui e ad altri due cardinali, Angelo Sodano e Jean-Louis Tauran, con una richiesta molto particolare. Qual era l’oggetto della discussione? Forse le meraviglie artistiche della Cappella Sistina? O magari la pace nel mondo? Macché. Scalfaro, con la nonchalance di chi chiede il sale a tavola, ha chiesto ai prelati di “aiutarlo a far cadere” il primo governo Berlusconi. Sì, avete capito bene: il Capo dello Stato che dovrebbe essere il garante della stabilità e della democrazia, cospirava contro un governo democraticamente eletto.

Scalfaro, il grande amico di Ruini

Ruini stesso ha rivelato che quella richiesta fu unanimemente respinta dai cardinali presenti, una decisione, dice, presa nonostante l’indubbia buona fede di Scalfaro. Ah, la buona fede! Che bel concetto, vero? È un po’ come il jolly del mazzo delle giustificazioni: lo tiri fuori e voilà, tutto è perdonato. Eppure, questa volta il trucco non regge. Come possiamo parlare di buona fede di fronte a un presidente che cospira per abbattere un governo eletto dal popolo?

Scalfaro, descritto da Ruini come un grande amico, evidentemente non aveva problemi a mescolare amicizia e complotti. Una figura inquietante, come l’ha definita Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, che non ha esitato a parlare di una vera e propria congiura di Palazzo. E come dargli torto? La storia ci ha insegnato che certi intrighi non nascono mai per caso e non si sviluppano mai senza un obiettivo ben preciso.

La congiura di Palazzo

Gasparri non ha peli sulla lingua quando afferma che la congiura ci fu. E oggi, con la testimonianza di Ruini, finalmente abbiamo una conferma da chi era dentro al gioco. Berlusconi ha denunciato per anni questa macchinazione, ma molti hanno preferito ignorare o minimizzare. Ora, però, le parole di Ruini sono un colpo mortale a quell’ipocrisia italiana che ha cercato di coprire tutto con una coltre di falsità e menzogne.

E poi, ricordiamolo, non stiamo parlando di un personaggio qualunque. Scalfaro è lo stesso che, con il suo celebre “Non ci sto”, riuscì a far calare un velo su una questione spinosissima: i soldi ricevuti dai servizi segreti. Una mossa geniale, seppur profondamente discutibile, che ora assume connotati ancora più sinistri alla luce di quanto rivelato da Ruini.

Berlusconi, il bersaglio preferito

Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, ha commentato la vicenda con un’aria di amara soddisfazione: “Il tempo è galantuomo”, ha detto, e come dargli torto? Il tempo, quel gran maestro, ci ha consegnato un altro pezzetto di verità. Un’altra ipocrisia italiana è caduta, e con essa è emersa l’ennesima prova di quell’accanimento che per oltre 25 anni ha avuto Berlusconi come bersaglio.

Stefania Craxi, senatore di Forza Italia e presidente della Commissione Affari esteri e difesa, ha definito l’intervista a Ruini un documento storico di straordinaria importanza. E come darle torto? La testimonianza di Ruini aggiunge un tassello fondamentale al mosaico storico che pian piano si sta componendo. Un mosaico che stravolge la narrazione consolidata e mette in luce le manovre oscure che hanno segnato la nostra recente storia politica.

Le macchinazioni contro i governi di centrodestra

La vicenda non è solo uno scandalo politico, ma un esempio lampante di come le istituzioni possano essere manipolate per fini personali e politici. Deborah Bergamini, deputata e vicesegretaria nazionale di Forza Italia, ha sottolineato l’importanza della testimonianza di Ruini, che conferma le ripetute macchinazioni messe in moto contro i governi a guida Berlusconi. Un tentativo deliberato di calpestare e sovvertire un mandato legittimamente affidato dagli elettori al centrodestra.

Trent’anni di intrighi, menzogne e colpi bassi non scalfiscono l’importanza di questi elementi che man mano si vanno componendo, disegnando un quadro di responsabilità storiche e politiche di una gravità inaudita. L’emersione di queste pagine, finora avvolte nella nebbia dell’indifferenza interessata e dei dinieghi, è un bene per la nostra democrazia. Ma ci fa anche riflettere su quanto poco siamo stati in grado di proteggerla.

Il passato che torna

La rivelazione di Ruini ci costringe a guardare indietro con occhi nuovi. A ripensare a quei momenti con la consapevolezza che nulla di ciò che ci è stato raccontato è come sembra. Scalfaro, il grande moralizzatore, il custode dell’etica e della legalità, si è rivelato essere un abile manipolatore. Un uomo capace di ordire trame degne della peggior canaglia hollywoodiana, con la Chiesa chiamata a fare da arbitro in un gioco sporco e pericoloso.

E ora? Ora che la verità è venuta a galla, cosa ne facciamo di questa rivelazione? La risposta, purtroppo, non è semplice. Perché se è vero che il tempo è galantuomo, è anche vero che il tempo non può cancellare i danni fatti. Non può ridare a Berlusconi gli anni persi a combattere contro un sistema che lo voleva fuori dai giochi a tutti i costi. Non può cancellare le ferite inflitte a una democrazia che si è scoperta fragile e vulnerabile.

La storia vera tra fumo e specchi

La storia, quella vera, spesso si nasconde dietro una cortina di fumo e specchi. Ma quando finalmente riusciamo a intravederla, ci rendiamo conto di quanto sia importante non smettere mai di cercare la verità. Le rivelazioni di Ruini sono un tassello fondamentale in questo percorso. Un percorso che ci mostra quanto facilmente il potere possa essere corrotto e quanto sia importante vigilare, sempre, per proteggere i valori democratici.

Oscar Luigi Scalfaro, con il suo sorriso da gran signore e le sue mosse da scacchista navigato, ha giocato una partita pericolosa. Una partita che oggi, grazie alla testimonianza di Ruini, vediamo in tutta la sua crudezza. E che ci lascia con un’amara consapevolezza: quella che la democrazia, in Italia, ha dovuto combattere non solo contro nemici esterni, ma anche contro coloro che avrebbero dovuto proteggerla.

Ma, d’altronde, cosa ci aspettavamo? In un paese dove tutto è possibile, dove i santi diventano diavoli e i diavoli santi, forse non dovremmo sorprenderci più di nulla. E dovremmo ricordarci, ogni giorno, che la verità, anche se scomoda, è l’unica cosa che ci può davvero rendere liberi.

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Pubblicato inPolitica

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