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Macron: la Francia sacrificata sull’altare dell’ego

Ah, la Francia, quel paese affascinante e romantico, culla dell’illuminismo e delle rivoluzioni. Un tempo governato da monarchi con teste quasi sempre sul collo, oggi si ritrova nelle mani di un leader che sembra aver preso lezioni di strategia da un clown da circo. Sì, parliamo di Emmanuel Macron, il presidente che ha scelto di sacrificare la Francia sull’altare del suo ego, pur di non lasciare che la destra mettesse le mani sul potere. E cosa ha ottenuto? Un capolavoro di caos politico che neanche Molière avrebbe potuto immaginare.

L’inizio della farsa

Domenica scorsa si è tenuto in Francia il doppio turno di collegio per le elezioni legislative. Gli spettatori di questo teatro dell’assurdo hanno assistito a un risultato tanto prevedibile quanto grottesco: il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen, che al primo turno aveva ottenuto la maggioranza relativa dei voti, si è visto relegato al terzo posto grazie a un patto di desistenza tra il Nuovo Fronte Popolare (NFP) e Ensemble pour la majorité présidentielle (Ensemble). Il risultato? NFP 181 seggi, Ensemble 166 seggi e RN 143 seggi. Nessuno ha la maggioranza assoluta. Chapeau Macron, maestro di strategia suicida!

La conventio ad excludendum: una ricetta per il disastro

Il sistema elettorale francese, un doppio turno di collegio pensato per premiare la mediocrità, ha permesso ai perdenti del primo turno di unirsi in un abbraccio mortale per sconfiggere il vincitore. Non si è trattato di un accordo politico tra Ensemble e NFP, ma di una “conventio ad excludendum” (espressione latina che si traduce letteralmente come “accordo per escludere”), una sorta di patto del diavolo per escludere l’unico vero vincitore: il Rassemblement National. Che genio, Macron! Invece di negoziare una soluzione pragmatica, ha preferito consegnare la Francia a un’alleanza eterogenea e litigiosa, composta da socialisti, verdi, comunisti e chi più ne ha più ne metta.

La maggioranza relativa: una vittoria di Pirro

Ora, Macron deve dare l’incarico a un nuovo primo ministro per formare un governo. Ma come si governa senza una maggioranza politica? Jean-Luc Mélenchon (nella foto in primo piano), leader del NFP, ha già dichiarato di volere un premier del suo partito, ma senza accordi con Macron. Ensemble, dal canto suo, non vuole accordi con Mélenchon. Una situazione che ricorda la vecchia battuta: “Come si fa a governare un paese con 246 tipi di formaggio?” Ebbene, Macron ha trovato la risposta: non si governa affatto.

Una coalizione impossibile

Per aggiungere il ridicolo al danno, ci sono anche i Repubblicani, circa una quarantina di seggi, che potrebbero unirsi alla coalizione di Macron. Ma anche sommando i loro seggi, non si raggiunge la maggioranza assoluta. Allora cosa farà Macron? Proverà a formare una “maggioranza Ursula”, un minestrone di partiti che va dal rosso al verde al giallo, escludendo destra e sinistra radicali. Ma è davvero sostenibile, politicamente parlando, escludere i partiti che hanno ottenuto la maggioranza relativa dei voti? Ovviamente no. Una maggioranza numerica che tira a campare, ma politicamente è un cadavere ambulante.

Il popolo ingannato

Cosa penseranno i francesi che al primo turno hanno votato Bardella (RN) e al secondo turno Mélenchon (NFP), se entrambi finiranno all’opposizione? La risposta è semplice: saranno furiosi. E chi potrebbe biasimarli? Questo pasticcio politico potrebbe portare, nel 2027, a un ballottaggio tra gli estremi, con “girondini” e “giacobini” che si scontrano lasciando “la palude” – tutti gli altri partiti – a bocca asciutta.

Un sistema elettorale fallimentare

La colpa di tutto questo casino? Il sistema elettorale. Se la Francia avesse adottato il sistema maggioritario uninominale secco di Regno Unito e Stati Uniti, il RN avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi (297), il NFP 159 seggi e Ensemble appena 70. In altre parole, una vittoria schiacciante per l’estrema destra e una sconfitta umiliante per Macron. Ma no, Macron ha preferito giocare con gli artifici elettorali per cercare di fregare il popolo. E sappiamo bene cosa succede a chi gioca troppo con il fuoco: prima o poi ci si scotta o, in Francia qualche annetto fa, perde la testa.

La storia non perdona

La storia ci insegna che i francesi non perdonano. Macron ha cercato di fare il fenomeno, di manipolare il sistema per mantenere il potere, ma ha solo creato un pasticcio che rischia di esplodere in faccia a tutti. La Francia merita di meglio. Merita leader che rispettino la volontà popolare, non burattinai che giocano con i destini del paese.

L’alternativa: il sogno infranto della destra

E allora, che fare? Forse la Francia avrebbe dovuto dare una possibilità alla destra, permettendo al RN di dimostrare cosa sa fare. Ma no, meglio consegnare il paese alla sinistra radicale e a un’accozzaglia di partiti senza visione comune. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un paese ingovernabile, con un presidente che si aggrappa al potere come un naufrago a una zattera.

Una lezione di umiltà

Alla fine, la vicenda francese è una lezione di umiltà per tutti i leader politici. Non si può governare contro la volontà del popolo. Non si può manipolare il sistema elettorale per scopi personali senza pagare un prezzo. Macron ha giocato e ha perso. Ora, tocca a lui raccogliere i pezzi e cercare di ricostruire una Francia frantumata. Auguri.

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Pubblicato inPolitica

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