Ah, Bassetti, Bassetti… L’uomo che voleva i carabinieri a bussare alla porta dei “novax”, ora si lamenta perché i vigili sono entrati nella sua casa per una semplice festa? No, non stiamo scherzando: lo stesso Matteo Bassetti, che fino a ieri tuonava contro i cittadini “irresponsabili”, accusandoli di minare la salute pubblica, oggi è il bersaglio dei suoi vicini, infastiditi dal volume della sua musica troppo alta. E come un copione già scritto, il nostro immunologo di Genova non ha perso l’occasione di trasformare l’incidente in una crociata personale contro le forze dell’ordine.
È davvero sorprendente quanto velocemente la narrativa possa capovolgersi. Durante i giorni più cupi della pandemia, Bassetti predicava rigore assoluto, chiedendo a gran voce misure drastiche contro chi non si allineava alla campagna vaccinale. Lo stesso Bassetti che, nel dicembre di tre anni fa, invocava l’intervento dei carabinieri per portare via i recalcitranti, colpevoli di non volersi vaccinare. Ma oggi, quando tocca a lui essere visitato dalle forze dell’ordine per motivi molto più banali, cambia tono: “Ma io sono un buon cittadino!”, quasi grida, indignato per aver ricevuto una multa, come se la sua posizione professionale dovesse garantirgli un trattamento di favore.
La festa in questione, una “festicciola” in casa, è stata oggetto di diverse lamentele da parte del vicinato. I vigili sono intervenuti per ristabilire la quiete dopo le segnalazioni per musica troppo alta. La reazione di Bassetti? Un attacco frontale alle forze dell’ordine, accusandole di essere diventate troppo “sheriffesche” e lamentandosi di un presunto eccesso di zelo. Eccolo lì, il solito benaltrismo all’italiana: “Perché vengono da me, bravo cittadino che paga le tasse, quando ci sono criminali veri in giro?”.
Ma attenzione, qui non si tratta solo di una questione di volume. Qui emerge il solito vizio italico del “lei non sa chi sono io”. Bassetti, colui che ha passato gli ultimi anni a insegnare agli italiani la morale civica e a predicare l’obbedienza alle regole, si riscopre ora vittima di quello stesso sistema che ha tanto difeso. E il suo grido d’allarme diventa quasi grottesco: “Mi chiedono i documenti a casa mia!” – come se la richiesta di un documento d’identità fosse un’offesa personale riservata solo ai “comuni mortali”.
In questo quadro tragicomico, la risposta delle istituzioni è stata altrettanto lapidaria: l’assessore alla Polizia locale, Sergio Gambino, ha difeso l’operato dei vigili, sottolineando che l’intervento era stato equo e proporzionato alle segnalazioni ricevute. E il nostro infettivologo? Lui continua a lamentarsi, come un principe sceso improvvisamente tra la plebe, smarrito dalla mancanza di deferenza nei suoi confronti. Chiede giustizia, si auto-dipinge come vittima di un sopruso, quasi fosse un martire della burocrazia moderna.
Che dire? Forse sarebbe il caso che Bassetti, anziché piangersi addosso, si fermasse un attimo a riflettere. La vita da “viptima” – perché ormai così dobbiamo chiamarlo – è difficile per tutti, anche per chi, fino a ieri, si godeva i privilegi di una visibilità mediatica ineguagliabile. Chissà, magari questa esperienza gli servirà a capire quanto possa essere umiliante trovarsi dall’altra parte della barricata, senza più il potere di dettare legge. Ma per ora, sembra proprio che l’unico vaccino di cui Bassetti abbia bisogno sia una dose di autoironia.
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