Un’inchiesta svela un sistema tentacolare fatto di militanti, lobbysti e persone di fiducia nelle istituzioni europee che beneficia della genuflessione di una certa classe politica progressista per imporre le proprie idee
Attraverso il terrore, la pressione e la persuasione, c’è un movimento internazionale che, nel silenzio dei media pusillanimi, sta imponendo all’Europa in maniera surrettizia le norme del fondamentalismo islamico e ha individuato in Bruxelles l’avamposto per la sua conquista del mondo: i Fratelli musulmani, organizzazione fondata in Egitto nel 1928 dall’islamista Hasan al-Banna. Le frérisme et ses réseaux. L’enquête (Odile Jacob), scritto dall’antropologa francese e studiosa del Cnrs Florence Bergeaud-Blackler (la prefazione è di Gilles Kepel, ossia il massimo islamologo francese), racconta le origini, la dottrina e il modus operandi dei Fratelli musulmani e il loro piano dettagliato di islamizzazione dell’occidente.
La tecnica dell’usura delle democrazie
Non si tratta di un saggio politico o di un j’accuse, ma di un’inchiesta fattuale, documentata e estremamente rigorosa che mette il lettore dinanzi alla realtà del “sistema-islam”, come lo definisce l’autrice: un sistema tentacolare che hai suoi militanti, lobbysti e uomini e donne di fiducia all’interno stesso delle istituzioni europee e beneficia della genuflessione di una certa classe politica progressista per imporre le sue idee sovversive. Le tappe del piano di islamizzazione dei Fratelli musulmani sono ben esplicitate in un documento di cento pagine dell’Isesco (Islamic Educational, Scientific and Cultural Organization, associazione creata sul modello dell’Unesco), dove viene messa in avanti “la tecnica dell’usura” come strategia per sovvertire i valori occidentali.
«La tecnica dell’usura delle democrazie secolari da parte dei Fratelli musulmani ruota attorno al “diritto alla differenza”, diritto che non esiste da nessuna parte in quanto tale, che fanno derivare dal principio di non-discriminazione presente nella carta delle Nazioni unite», spiega la ricercatrice del Cnrs. Per i Fratelli musulmani, la potenza tecnologica ed economica dell’Europa e più in generale dell’Occidente rende improbabile il successo di una conquista militare. Dunque, secondo gli adepti dell’ideologia frériste, «è attraverso l’educazione e la cultura (il campo dell’Isesco) che le democrazie cederanno, così come il mondo musulmano ha ceduto nell’Ottavo secolo».
Il ritornello dell’islamofobia e il ruolo di Soros
Il documento si concentra in particolare sull’educazione delle giovani generazioni di musulmani nate in Europa, che l’islam non deve perdere e abbandonare all’occidente “depravato”, laico e liberale: saranno loro i principali messaggeri che diffonderanno la religione maomettana in tutto il mondo. Bruxelles, cuore pulsante dell’Europa, è l’epicentro della strategia di conquista dei Fratelli musulmani. Attraverso alcune associazioni satellite come il collettivo islamista Femyso, lautamente finanziata dalla Commissione europea, i Fratelli musulmani promuovono l’utilizzo dell’hijab (il velo integrale che lascia scoperto soltanto l’ovale del viso) e perseguitano chiunque osi criticare l’islam con la solita accusa di islamofobia: arma di censura e bavaglio al libero pensiero che il miliardario americano George Soros, attraverso la sua Open Society, ha contribuito a diffondere.
«Fin dall’inizio degli anni Duemila, l’Ong del miliardario americano George Soros, ha svolto un ruolo determinante per la disseminazione del termine “islamofobia” nei milieu accademici ed educativi. L’Open Society European Policy Institute, antenna della rete Open Society Foundations con sede a Bruxelles, ha finanziato ampi studi sul “problema musulmano”, destinanti a consigliare le politiche europee per una società più inclusiva», spiega Florence Bergeaud-Blackler nella sua inchiesta.
L’occidente “inclusivo” piace ai Fratelli musulmani
Tra i rapporti sfornati dalla Ong di Soros, spicca il documento firmato da Tufyal Choudhury, consigliere dell’Open Society Uk dal 2006 al 2015. Tra le soluzioni avanzate da questo studioso per una società europea e occidentale più “inclusiva”, compare quella di conferire «maggiore autonomia politica ai musulmani, ossia proprio quello che vuole la Fratellanza», ricorda Bergeaud-Blackler. «Nel rapporto si trovano una serie di raccomandazioni su come accrescere la partecipazione dei musulmani, sia a livello nazionale che locale, sulle questioni di politica e di pratiche educative. Le autorità educative locali sono invitate ad esplorare la possibilità di fornire un’educazione non mista come opzione offerta ai genitori nei territori a forte popolazione musulmana», ma anche a «sostituire le scuole anglicane con delle scuole coraniche lì dove i musulmani sono numerosi».
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