Da viceministro dell’Economia a braccio destro di Sud chiama Nord, il partito dell’ex sindaco di Messina De Luca. Così dopo la scissione “governista” al fianco di Di Maio e la mancata candidatura alle politiche, la pasionaria del Torinese si riscopre movimentista (sudista)
Aveva lasciato il Movimento 5 stelle per seguire la scissione di Luigi Di Maio, aveva tentato di ottenere una candidatura dal Pd alle scorse elezioni politiche, ma il seggio sfumò all’ultimo momento, ora l’ex viceministro dell’Economia Laura Castelli torna nell’agone politico dopo sei mesi di silenzio e la fa con l’incarico di nuova portavoce di Sud chiama Nord. Lo ha reso noto il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca, sindaco di Messina fino al 2022.
“Con Laura – dichiara in una nota – ci siamo conosciuti anni fa mentre io ero sindaco di Messina, oggi è bello accoglierla nella nostra grande comunità di Sud chiama Nord. Abbiamo importanti sfide da portare avanti, a maggio ci saranno le amministrative, mentre il prossimo anno Sud chiama Nord parteciperà alle elezioni europee. Stiamo costruendo un percorso politico ambizioso – conclude De Luca –, sancendo importanti accordi territoriali anche fuori dalla Sicilia”.
Classe 1986 di Collegno, paesone alle porte di Torino, Castelli è stata deputata nelle ultime due legislature ed è stata numero due al Mef – tra il 2018 e il 2023 – con entrambi i governi Conte e pure con l’esecutivo di Mario Draghi. Solido, almeno per un certo tempo, il rapporto con la sindaca di Torino di allora Chiara Appendino. Un diploma in ragioneria e una laurea triennale in Economia aziendale, Castelli ha iniziato la sua corvée politica come collaboratrice in Consiglio regionale di un altro ex sindaco civico, Mariano Turigliatto, approdato a Palazzo Lascaris dopo aver guidato Grugliasco (nell’hinterland di Torino) sulla scia di Tangentopoli. Non venne rieletto e lei entrò a far parte dello staff del M5s da dove ha spiccato il volo direttamente verso Montecitorio, aggirando una regola che esisteva allora nel Movimento, secondo cui i collaboratori del gruppo non potevano presentarsi per incarichi elettivi. Per lei si fece un’eccezione. Ora la nuova avventura con l’ex sindaco civico di Messina, un Masaniello dello Stretto che nella sua città ha un seguito importante.
Celebri le sue gaffe in questi anni di ribalta. Dall’ormai arcinoto “questo lo dice lei” spiattellato in faccia all’allora titolare di via XX Settembre Pier Carlo Padoan secondo cui l’aumento dello spread avrebbe avuto delle “conseguenze sui depositi delle banche e sui finanziamenti a famiglie e imprese”. Già nel 2013 suscita imbarazzo il suo attacco ai dipendenti pubblici accusati di scioperare mentre “sono retribuiti”. In realtà i giorni di sciopero vengono decurtati dallo stipendio. Ma la ribalta nazionale arriva tra il 2017 e il 2018. Nel corso della trasmissione Otto e Mezzo, la conduttrice le chiede cosa avrebbe votato a un referendum sull’uscita dall’euro. «Non si dice», è la sua risposta che lascia attonita la conduttrice, ma che viene giustificata dalla futura viceministra con l’invocazione della “segretezza” del voto. Di lei il direttore del Giornale Alessandro Sallusti disse: “Ogni volta che parla un economista muore”.
Nel 2021 il tribunale di Torino l’ha condannata per diffamazione aggravata per un post su Facebook del maggio 2016 nel quale criticava una candidata Pd alle elezioni amministrative, che posava in una foto con Piero Fassino, ex primo cittadino del capoluogo piemontese. “Che legami chi sono fra i due?” scriveva Castelli. “Fassino dà un appalto per il bar del tribunale a un’azienda fallita tre volte, che si occupa di aree verdi, con un ribasso sospetto. La procura indaga. Fassino candida la barista nelle sue liste. Quantomeno inopportuno… che ne dite?”.Sotto il post i commenti erano stati particolarmente offensivi: “sono dei delinquenti”, “basta aprire le gambe”, solo per citare i meno volgari.
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