Insomma, ma che vuole Emmanuel Macron che fa la ruota del pavone tra Mosca e Pechino? Possibile che non si renda conto del ridicolo? Persegue una Grandeur, ormai definitivamente e storicamente tramontata, e realizza di fatto una Mineur ridicolizzando il ruolo della Francia nel mondo. Domanda: ma tutto questo fumo per nascondere la guerra civile strisciante che gran parte di francesi gli sta muovendo in opposizione alla sua riforma sull’età pensionabile a 64 anni? Ma voi, avete sentito qualcuno qui in Italia dire, almeno sottovoce, che ha ragione lui, il Presidentissimo, perché i francesi sono dei cugini viziati, avendo un rapporto Debito/Pil che fa pena quanto il nostro, ma che non arretrano di un millimetro sui propri privilegi, vivendo ben al di sopra delle loro possibilità, quando noi, via Elsa Fornero, l’età pensionabile l’abbiamo elevata da un pezzo a 67 anni, contro gli attuali 62 della Francia? Ma Macron non è la prima volta che in patria si attira le proteste di piazza, prima con i gilet gialli e poi con quest’ultimi di vario colore, confusi tra destra e sinistra, unite nel voler fare politicamente la pelle all’inquilino dell’Eliseo. Il quale, però, sotto il profilo dei rapporti internazionali, gli strali avvelenati se li attira tutti da solo, e a ragione. Prima con la storia di Putin che solo lui, il facitore transalpino di pace, era in grado di far ragionare, tormentandolo con le sue asfissianti e improduttive telefonate di giorno e di notte affinché l’Autocrate di Mosca concedesse qualcosa sulla pace in Ucraina. Oggi, quella figuraccia si è moltiplicata per un fattore dieci, a seguito della sua assai poco brillante presa di posizione su Taiwan, quando ha dato assicurazione a Xi Jinping della neutralità francese a proposito della controversia sino americana sull’Isola.
Come se in passato la Francia avesse avuto successo, e non fosse andata in rovina negli anni 80, con il suo tentativo autarchico di produzione di microchip e di computer competitivi con quelli dell’industria americana e giapponese. Senza rendersi conto, quindi, che le sue fabbriche dipendono dai semiconduttori avanzati che Taiwan fabbrica per il 92% del fabbisogno annuale del mercato relativo. Per cui, se la Cina dovesse mettere le mani su Taipei, noi, Francia compresa, diventeremmo dipendenti dalle forniture tecnologiche di Pechino, con tutto quel che segue per gli equilibri geostrategici mondiali. Invece di cercare disperatamente di mettere a punto, assieme agli altri grandi Paesi della Ue, una strategia vincente per garantirsi la fornitura di materie prime strategiche come le terre rare, Macron va cercando un ruolo che non gli compete facendo cavalier solitario tra i due vasi di ferro di Russia e Cina. Invece di allinearsi come un sol uomo dietro gli Usa nella confrontation con Pechino, Macron con la sua “alternativa strategica” e le sue quattro testate nucleari gioca con la dinamite sperando che non gli esploda in casa. Proprio mentre sogna di una terza, gratificante posizione tra i due players mondiali, in cui collocare l’Europa e lui stesso alla guida di questo ipotetico Terzo Blocco. Ma così facendo il pesciolino Macron abbocca all’amo del navigato pescatore Xi che gli fa credere in un ruolo autonomo dell’Europa, mentre il suo solo obiettivo è quello di separala dagli Stati Uniti e di disinnescare almeno sul nostro continente il “decoupling” con l’Occidente.
Ma a perdere Macron è stata proprio la sua voglia di Grandeur: credeva che trascinandosi dietro la Von der Leyen avrebbe avuto con sé l’intera Unione, ma ha fatto l’errore clamoroso di lasciarla parecchi passi indietro, per nutrire il proprio Ego (davvero esageratamente ipertrofico!) con ore di colloqui riservati a quattr’occhi tra lui e Xi, escludendo dalla partita la Presidente della Commissione. Stessa, pessima figura simile a quella che fece Erdogan quando ricevette Charles Michael (Presidente del Consiglio Europeo) e Ursula Von der Leyen in Turchia, discriminando e mettendo in secondo piano la Signora d’Europa. Tempismo perfetto alla rovescia, quello di Macron: al momento stesso in cui l’Occidente necessita del massimo ricompattamento tra liberaldemocrazie per fronteggiare i neonazionalismi e i neoimperialismi di Russia e Cina, lui pensa bene di disarticolare l’alleanza offrendosi a Xi come terza parte neutrale rispetto a un eventuale conflitto sinoamericano su Taiwan. Fatto molto grave, quest’ultimo, se si pensa che l’unica potenza europea ad avere una presenza militare nell’Indo Pacifico è proprio la Francia, con i suoi Territori d’Oltremare. Sognando l’autonomia strategica, Macron ha fatto un gran regalo ai repubblicani americani che vorrebbero lasciare a noi europei il compito di sbrigarsela in Ucraina (svenandoci in forniture di armamenti e sostegno finanziario a Kiev), per concentrarsi unicamente sulla confrontation inevitabile con la Cina di Xi Jinping. Meglio che l’Europa si svegli, cercando lei al suo interno un leader carismatico in grado di parlare con una voce unica ai tre Galli (Russia, Usa e Cina) che si agitano nell’arena geostrategica attuale, riuscendo a far danni che nemmeno Hitler ci avrebbe potuto procurare!
Maurizio Bonanni, esperto di geopolitica