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Pare che in questi giorni qualcuno dei tecnici di vertice che guidarono la gestione della crisi pandemica in maniera controversa abbia dichiarato in televisione che la “tachipirina e vigile attesa” non serviva a nulla.

“Ma allora è vero!”, “Lo ammettono!”, “Finalmente lo dicono!”, alcune delle reazioni social sul fronte del cosiddetto dissenso, come se ci fosse la necessità di una conferma quando fin da principio si trattava di una delle tante ovvietà evidenti a chiunque. Pare, in altri termini, che anche o forse soprattutto tra i critici (gli altri sono semplicemente disattenti e disinformati e vanno seguendo la corrente…) vi sia l’esigenza di sentirsi nelle proprie opinioni “dissidenti” confermati prima di tutto dal mainstream, come se le proprie ragioni non bastassero. E probabilmente è così, se è vero com’è vero che sono soprattutto tanti circuiti “dissidenti” a rimbalzare compulsivamente qualsiasi fiatella emessa dalle star mediche e scientifiche che i media mainstream hanno eletto a redattori dell’agenda sui temi in discussione.

Uno dei maggiori ostacoli, in altri termini, al cambiamento di paradigma è che la discussione antagonista è tutta interna e subalterna a quella dominante, quasi fosse intimamente convinta che in fondo le ragioni profonde stanno dall’altra parte. Che è poi il ragionamento dei perdenti, non a caso messo in scena in ogni talk show dei maggiori canali televisivi che regolarmente danno spazio a qualche voce del dissenso solo per mostrarla mentre smozzica qualche frase regolarmente seppellita da manipoli di professionisti del manganello verbale mainstream.

E niente: che sia pandemia, guerra, società o clima, questo è il cliché. Come se ne possa uscire non saprei, ma un primo significativo passo mi parrebbe consistere nel darsi un programma autonomo, solidamente fondato e non succube dei temi, dei metodi e dei personaggi mainstream.

Leggi anche:  Coronavirus, tre anni dopo l’Fbi rilancia i sospetti: Fu un incidente di laboratorio a Wuhan. Pechino nega, la Casa Bianca è divisa

Marco Cosentino

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1 Comment

  1. Giulio Peggio

    Forse sarebbe stato utile colpirne uno per educarne 100 come nei gloriosi anni 70…

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