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Un teatro dell’assurdo geopolitico
In un mondo dove la realtà supera di gran lunga la fantasia, le scenografie politiche degli ultimi giorni ci offrono uno spettacolo che varrebbe la pena di vedere, se non fosse tragico. Un dibattito, anzi un pandemonio, che si svolge sul palcoscenico globale, con protagonisti i leader europei e il loro penoso tentativo di mostrarsi all’altezza di una situazione che li supera ampiamente. Ma come in ogni buon dramma che si rispetti, il plot twist è dietro l’angolo: la realtà, quella vera, sembra avere ben altri piani.
Le illusioni perdute dell’Occidente
Iniziamo dal presunto climax narrativo: le elezioni presidenziali russe, un evento dalle conclusioni scontate tanto quanto il finale di una soap opera di terz’ordine, e le chiacchiere bellicose di un’Europa che sembra avere dimenticato cosa significhi realmente fare la guerra. Macron, con il suo ardore giovanile, parla di inviare truppe in Ucraina come chi propone un aperitivo fuori porta, mentre la Polonia e i paesi baltici, come novelli Don Chisciotte, sventolano lance contro i mulini a vento di un nemico che, a quanto pare, hanno solo vagamente compreso.
La tragi-commedia della solidarietà
Il vertice trilaterale tra Francia, Germania e Polonia si è trasformato in una farsa degna di Eduardo De Filippo, con Scholz che si erge a voce della ragione contro l’invio dei missili Taurus e delle truppe tedesche, in un coro dissonante che più che unità europea sembra ricordare la babele di un mercato delle pulci. L’assenza dell’Italia da questo consesso è la ciliegina sulla torta di una politica europea che sembra giocare a “Chi è meno irrilevante su scala globale”.
L’odissea dei “volontari” europei
E poi ci sono loro, i cosiddetti “volontari”, un eufemismo per non ammettere che l’Europa sta già combattendo in Ucraina, ma senza volerlo dire troppo forte. Tra questi, l’Italia che conta i suoi caduti, quasi un segreto imbarazzante per le cancellerie europee. E mentre i governi si contorcono nel disagio, il numero dei morti aumenta, una statistica scomoda che nessuno vuole davvero affrontare.
La sindrome militare di Peter Pan
Parliamo poi dell’armamentario, o meglio, della tragicomica mancanza di esso. Francia, Germania, Gran Bretagna, sembrano bambini che giocano a fare la guerra senza aver capito che le munizioni vere finiscono e che le armi, quelle vere, non si comprano al supermercato. L’Europa, con il suo patetico tentativo di mostrare i muscoli, dimentica che non è equipaggiata per una vera guerra, né fisicamente né, tanto meno, psicologicamente.
La realtà si fa strada (ma nessuno la vuole vedere)
E infine, eccoci al dunque. La realtà, quella con la R maiuscola. Quella che ci dice che parlare di guerra con la Russia o di invio di truppe europee in Ucraina è come discutere della possibilità di volare con le ali che ti spuntano dalle spalle. Una fantasia, un delirio che nulla ha a che vedere con la concretezza dei fatti. L’Europa non è pronta, né lo sarà in un futuro prevedibile, a un confronto militare di tale portata.
L’inevitabile epilogo
E così, tra dichiarazioni pompose e realtà distopiche, il sipario sta per calare su questo teatro dell’assurdo, lasciandoci con un’unica certezza: l’Europa, con la sua politica di facciata, non solo sta fallendo nel suo intento di proteggere se stessa e i suoi valori, ma sta anche giocando con il fuoco, senza nemmeno avere l’acqua per spegnerlo. Forse, è giunto il momento di scendere dal palco, guardarsi allo specchio e iniziare a fare i conti con la realtà. Prima che la realtà faccia i conti con noi.