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La tragicommedia politica italiana non smette mai di stupirci, con il PD che, nella sua ultima performance in Basilicata, ha dimostrato di avere meno coordinazione di un elefante su una pista di pattinaggio. Ecco a voi l’ultima puntata del circo dem: “Lacerenza si ritira – Basilicata cerca ancora il suo eroe”. Un titolo che si presta più a una serie Netflix di bassa lega che alla realtà politica di una regione italiana.
Domenico Lacerenza, il protagonista della nostra storia, sembrava pronto a calarsi nell’arena come il candidato salvatore, colui che avrebbe riunito moderati e progressisti sotto la stessa bandiera, pronti a scalzare il centrodestra dal suo trono lucano. Ma ahimè, questo eroe non era destinato a combattere: ha gettato la spugna prima ancora di salire sul ring. “Una decisione presa con assoluta serenità”, dice, come se rinunciare a una candidatura fosse paragonabile a scegliere il tè verde invece del caffè al mattino.
La narrazione ufficiale parla di unità, di nobili sacrifici per il bene collettivo, ma chi siamo noi per non leggere tra le righe? Lacerenza, un oculista di Potenza con radici pugliesi e una conoscenza della politica paragonabile a quella che ho io del tiro con l’arco (cioè nessuna), si è ritrovato nel bel mezzo di una faida politica che nemmeno i Montecchi e i Capuleti. Il PD, in un gesto di sottomissione degno di un antico vassallo, si piega ai desideri dei 5 Stelle, buttando nella mischia il nostro povero oculista come se fosse carne da cannone.
Ma attenzione, perché la firma sotto questo capolavoro di strategia elettorale non è di uno sprovveduto qualunque, bensì della Premiata Ditta Taruffi & Baruffi, specializzati in disastri politici di ogni sorta. Questi due, che immagino passino le giornate a giocare a dama con le sorti dei candidati, hanno deciso che Angelo Chiorazzo non era abbastanza buono per la Basilicata, preferendo invece lanciare nel caos totale la politica locale.
La situazione era talmente surreale che persino i militanti e i dirigenti locali del PD hanno iniziato a sollevarsi, probabilmente chiedendosi se fossero stati trasportati in una dimensione parallela dove la logica politica è rovesciata. E nel frattempo, i 5 Stelle, quei grandi strateghi, negavano qualsiasi possibilità di ritiro di Lacerenza, con Giuseppe Conte che faceva da pompiere, assicurando tutti che il nostro eroe sarebbe rimasto in campo. Parole, queste, che si sono rivelate più effimere di un castello di carte in piena tempesta.
Ora, con Lacerenza fuori dalla corsa, il PD si trova a dover raccogliere i pezzi di una candidatura andata in frantumi, in una regione che sembra più un campo minato che un territorio da conquistare. E mentre i dem si grattano la testa, cercando disperatamente di capire dove sia andato storto il loro infallibile piano, il resto di noi non può fare a meno di chiedersi: ma davvero pensavano che sarebbe andata diversamente?
In conclusione, cari amici della Basilicata e non solo, questo episodio ci insegna una preziosa lezione sulla politica italiana: quando pensi che le cose non possano andare peggio, il PD è sempre pronto a dimostrarti il contrario.