L’Italia è il Paese dove la giustizia è come una piuma: leggera, impalpabile e pronta a planare su certe teste privilegiate con la delicatezza di un angelo custode. E chi, se non Piero Fassino, l’ex segretario dei DS ed ex Guardasigilli, poteva beneficiare di questa straordinaria leggerezza? Avete presente quel sorriso da bonaccione, da uomo della sinistra moderata, sempre pronto a distribuire saggezza e moralità? Bene, ora sappiamo che dietro quel sorriso si nasconde l’abilità invidiabile di infilare un profumo in tasca “per distrazione”. No, non stiamo parlando del solito ladruncolo di quartiere, ma di un personaggio che è stato al vertice della politica italiana.
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Il furto involontario, ma guarda che sbadato!
Dunque, facciamo un passo indietro e raccontiamo l’epica avventura del nostro eroe. Era il 15 aprile scorso, una giornata come tante per Piero Fassino. Mentre si trovava al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, proprio prima di imbarcarsi per Strasburgo, ha pensato bene di farsi un regalino – o meglio, un regalino per la moglie, perché Fassino, come ogni marito premuroso, stava giusto cercando un profumo. E cosa ha scelto? Chance di Chanel, un profumo da donna dal costo non proprio trascurabile di 130 euro. Ora, qui iniziano le comiche: Fassino, con il trolley in una mano e il cellulare nell’altra, ha pensato che la tasca del giaccone fosse il posto ideale per “appoggiare” la confezione in attesa di passare alla cassa.
Ah, la distrazione! Quel maledetto vizio che colpisce i più nobili d’animo proprio nei momenti meno opportuni. Che disgrazia!
Ora, provateci voi a gestire un trolley, un cellulare e un profumo di Chanel contemporaneamente! Quante mani ci vogliono per vivere nel mondo moderno? Almeno tre, chiaramente! E così, il povero Fassino ha fatto l’unica cosa logica in quel momento: infilare il profumo in tasca, ma senza alcuna intenzione di rubarlo. Solo un piccolo fraintendimento, insomma. Capita a tutti, no?
La piuma della giustizia
Ma aspettate, non finisce qui. Quando gli zelanti addetti alla sicurezza del duty free hanno notato l’insolito comportamento dell’onorevole, cosa ha fatto la giustizia italiana? Ha forse impugnato il suo fiero martello e colpito Fassino con la forza della legge? Macché! La giustizia, quella mano che “può essere piuma e può essere fero”, come diceva il grande Mario Brega, in questo caso ha optato per la versione piuma. Il giudice per le indagini preliminari di Civitavecchia ha deciso di chiudere il caso con una “riparazione pecuniaria” di 500 euro. Sì, avete letto bene. Cinquecento miseri euro, che in confronto ai 130 euro del profumo quasi sembrano un buon affare!
Ora, se foste stati voi o io a infilare un Chance di Chanel in tasca al duty free, vi garantisco che saremmo qui a discutere del vostro futuro tra sbarre di metallo. Ma Fassino no, Fassino è un uomo d’onore, un uomo che probabilmente non ha mai visto una cella da vicino, e quindi il reato può essere estinto con una piccola multa. Perché, vedete, il nostro ex Guardasigilli è incensurato e l’episodio è stato considerato di “particolare tenuità”. Ah, la magia delle parole legali! *Tenuità*, come se rubare un profumo fosse una cosa da nulla, una piccola sbavatura nella vita perfetta di un politico irreprensibile.
Le testimonianze ignorate e i precedenti convenientemente dimenticati
Eppure, se ascoltassimo le voci degli addetti al duty free, scopriremmo che questo non era il primo episodio di distrazione da parte del nostro buon Fassino. Già, perché a quanto pare non è la prima volta che si ritrova “inavvertitamente” a portare via oggetti dal duty free. Ma di questi precedenti, neanche l’ombra nel verdetto del giudice. Forse una dimenticanza? O forse, chissà, l’ennesima piuma che cade leggera, leggera su una testa che, per qualche motivo, sembra essere immune alla pesantezza della giustizia.
Eppure, Fassino, uomo di esperienza, dovrebbe sapere meglio di chiunque altro come funziona la legge in Italia. Dopotutto, è stato lui stesso Guardasigilli, il ministro della Giustizia! Ma forse è proprio questo il segreto: quando sei stato a lungo seduto ai piani alti del potere, impari a schivare la giustizia con la stessa grazia con cui infilavi un profumo di Chanel in tasca. E non ammette neanche di averlo fatto, no! Lui non ha rubato, non lo ammetterà mai. Perché mai dovrebbe? Quando la giustizia ti accarezza come una piuma, perché preoccuparsi di affrontarla con serietà?
Il messaggio della giustizia italiana: rubare è un po’ come sbadigliare
Ecco il messaggio che viene lanciato al popolo italiano: rubare un profumo è un po’ come sbadigliare, una piccola distrazione, una cosa da nulla. Paghi una piccola multa e tutto si risolve. Anzi, neanche serve ammettere di averlo fatto. Perché l’importante è risolvere il problema senza scomodare troppo la macchina giudiziaria. Come ha detto il pragmatico avvocato di Fassino, Fulvio Gianaria: “Chiunque pagherebbe 500 euro piuttosto che fare un dibattimento”. Certo, chiunque, ma specialmente chi sa che potrebbe affrontare un processo complesso e, magari, perdere.
In fondo, si tratta solo di un profumo, cosa volete che sia? Non è mica come rubare milioni con qualche appalto truccato o insabbiare scandali. No, no, è solo un piccolo, insignificante profumo. La giustizia italiana ha ben altro da fare, no? Deve concentrarsi sui pesci grossi. Anche se, a guardare bene, Fassino proprio un pesciolino piccolo non è.
La giustizia per i potenti e quella per i comuni mortali
E così, amici miei, la storia si conclude con Fassino che se ne va tranquillo verso Strasburgo, con la sua reputazione ancora relativamente intatta e 500 euro in meno in tasca. Mentre il resto di noi, poveri mortali, può solo guardare con stupore e frustrazione. Perché sappiamo tutti come sarebbe andata a finire se quel profumo l’avesse preso qualcun altro, uno qualunque di noi. La giustizia è uguale per tutti? Beh, forse sulla carta. Nella pratica, sembra essere un po’ più indulgente con chi ha potere, con chi ha amici giusti, con chi può permettersi di pagare per chiudere una faccenda imbarazzante.
Mario Brega aveva ragione: quella mano può essere piuma, o può essere fero. Ma chissà perché, quando si tratta di certi politici, la giustizia preferisce sempre usare la piuma.
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