Ah, Piero Fassino! Un nome che sa d’antico e risuona nei corridoi della politica italiana come il clangore di un campanello rotto. Un uomo che, quando non è impegnato a dirigere il comitato Medio Oriente del Consiglio d’Europa, sembra trovare il tempo di dedicarsi ad attività più terrene e, diciamocelo, ben meno nobili.
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Un profumo di imbarazzo
Immaginate la scena: aeroporto di Fiumicino, 15 aprile, ore 10:30. Fassino, in attesa di un volo per Strasburgo, decide di fare un salto al duty-free. Fino a qui nulla di strano, se non fosse che il nostro onorevole (ed ex sindaco ben poco amato di Torino) ha una predilezione non solo per la politica estera, ma anche per i profumi di lusso. Così, eccolo armeggiare con una boccetta di Chanel Chance, valore circa 100 euro, come se fosse il dono perfetto per una misteriosa figura politica internazionale. O forse no, forse è solo un’attenzione personale per sentirsi più fresco durante le interminabili sessioni di lavoro.
Ma ecco che arriva la fatidica telefonata. Distratto, afferma Fassino, esce dal negozio con il profumo in tasca senza pagare. Ah, le distrazioni del potere! Chi non ha mai dimenticato di pagare qualcosa al duty-free dopo una telefonata importante? Forse solo chi non ha mai ricevuto una telefonata importante, ma lasciamo questo dettaglio.
Il video che non mente
Ma qui la trama si infittisce. Un video, o meglio IL video, immortala il nostro eroe mentre compie il misfatto. Le mani libere, nessun cellulare, e quel movimento circospetto che farebbe impallidire anche il più maldestro dei ladri di quartiere. Eppure, il legale di Fassino, Fulvio Gianaria, tenta di minimizzare: “È solo una dimenticanza, un equivoco”. Certo, perché chiunque, impegnato a presiedere l’Assemblea del Consiglio d’Europa, può dimenticarsi di pagare per un profumo da 100 euro. Una distrazione da poco, no?
Il risarcimento ridicolo
E ora la ciliegina sulla torta: Fassino offre 500 euro come risarcimento per evitare il processo, una cifra che fa venire in mente le mance natalizie più che una seria riparazione pecuniaria. Cinquecento euro per chiudere la questione, come se il denaro potesse lavare via la macchia di un’accusa di furto. Ecco l’offerta, in base all’articolo 162 ter del Codice Penale, che consente al giudice di dichiarare estinto il reato con una somma corrispondente alla metà della pena pecuniaria massima stabilita. Un piccolo obolo per evitare l’onta della gogna mediatica. Una mossa che suona tanto come un “facciamo finta che non sia successo niente” più che un’ammissione di colpa o un atto di contrizione.
Il sostituto procuratore Alessandro Gentile ha dato il parere favorevole, e ora la palla passa al giudice delle indagini preliminari. Ma questa è la vera giustizia? Un sistema in cui i potenti possono comprarsi l’assoluzione con una manciata di banconote, mentre il cittadino comune affonda sotto il peso delle sue colpe?
Precedenti e recidiva
La vicenda non si esaurisce qui. Non è la prima volta che Fassino si trova coinvolto in situazioni del genere. Sei testimoni, guardie giurate e dipendenti del duty-free, confermano che non è la prima volta che il nostro onorevole cerca di varcare la soglia del negozio senza pagare. E non parliamo di incidenti isolati: ci sono almeno altri due episodi precedenti, uno dei quali concluso con successo. E cosa dice Fassino di fronte a queste accuse? “Non ricordo nulla.” Ah, la memoria selettiva degli anziani!
“Lei non sa chi sono”
E come dimenticare l’arroganza del potere, quella frase gettata in faccia alla security e scolpita nella memoria collettiva: “Lei non sa chi sono”. Un’espressione che racchiude tutto il senso di impunità e superiorità che spesso permea i nostri politici. Perché il messaggio è chiaro: le leggi sono per gli altri, non per chi detiene il potere.
La difesa di Fassino
L’avvocato Gianaria si arrampica sugli specchi: “Un tentativo di furto non sarebbe così goffo. E nessuno sarebbe così stupido da effettuarlo in favore di telecamera”. Certo, perché la stupidità non ha mai fatto parte della politica. Ma qui non si tratta di stupidità, si tratta di arroganza. Di un uomo che crede di poter agire impunemente, di poter sfidare le telecamere e il buon senso.
Il verdetto
Ora il giudice deve decidere. Accetterà l’offerta di 500 euro e chiuderà il caso, o lascerà che Fassino affronti il processo e le sue conseguenze? Una decisione che peserà non solo sul futuro di un uomo, ma sull’immagine stessa della giustizia in Italia. Perché questo caso non riguarda solo un profumo rubato, riguarda il principio stesso dell’uguaglianza di fronte alla legge.
Una riflessione amara
In conclusione, questa vicenda è un’amara riflessione sullo stato della nostra società. Un politico che cerca di rubare un profumo, che viene colto in flagrante e poi tenta di risolvere tutto con una banconota da 500 euro. E un sistema che sembra pronto ad accettare questo compromesso, a chiudere un occhio di fronte all’evidenza.
Ma la domanda rimane: che prezzo ha la giustizia? Se bastano 500 euro per cancellare un reato, cosa ci dice questo del valore della nostra legalità? E cosa ci dice dei nostri politici, pronti a sfruttare ogni cavillo per evitare le loro responsabilità?
Il simbolo di un sistema corrotto
Piero Fassino, un nome che oggi rappresenta non solo un uomo, ma un simbolo di un sistema che troppo spesso protegge i potenti e sacrifica i deboli. Un sistema che, davanti a un video inequivocabile e a testimonianze schiaccianti, ancora si domanda se un obolo possa lavare via l’onta. E così, mentre attendiamo il verdetto, non possiamo fare a meno di chiederci: è questa la giustizia che vogliamo? O è solo l’ennesimo episodio di un teatrino dove i potenti si fanno beffe delle regole che dovrebbero rispettare?
E voi, cari lettori, cosa ne pensate? Può davvero un biglietto da 500 euro cancellare il sospetto di un furto? Può un risarcimento pecuniario restituire la fiducia nella nostra classe politica? O dobbiamo pretendere di più, chiedere che chi ci rappresenta risponda delle proprie azioni come qualunque cittadino? Forse è tempo di alzare la voce e reclamare una giustizia che non si compri con denaro, ma si conquisti con l’onestà e la responsabilità.