C’è un’immagine di Volodymyr Zelensky che i media occidentali ci propinano ormai da anni, un quadro quasi oleografico: il “Davide” contro il “Golia”, il difensore di una nazione libera e democratica contro l’oppressore russo. Ma dietro il sipario patinato della propaganda, se si ascoltano anche altre voci, emerge uno scenario ben diverso, cupo e torbido, come il fumo denso che si alza dai palazzi bombardati a Kiev. Parliamo di un’Ucraina dove la retorica della libertà si scontra con una realtà di repressione, censura e, diciamolo pure, un profondo clima dittatoriale.
Propaganda di guerra o verità filtrata? Una narrazione a senso unico
Cominciamo dalla propaganda, perché ormai la guerra non si combatte solo con carri armati e fucili, ma soprattutto con parole, immagini e video. Zelensky, prima di essere presidente, era un attore e comico; conosce bene i trucchi della comunicazione. Ma non è lui l’unico sceneggiatore di questa grande narrazione. I media occidentali, che dovrebbero essere pluralisti e obiettivi, da tempo sono diventati megafoni di una sola versione: quella di un popolo che lotta con eroismo e determinazione, compatto come una roccia dietro al suo presidente. Eppure, se uno si prende la briga di sbirciare fuori da questo copione preconfezionato, scopre che tanti ucraini sono stanchi della guerra e dell’invio forzato al fronte.
In un paese dove chi parla di pace viene subito additato come traditore, qual è lo spazio per la libertà di pensiero? Prendiamo il caso di Diana Panchenko, giornalista premiata nel 2023 come “Giornalista dell’anno”. Nel momento in cui ha osato parlare di pace, il governo l’ha trasformata in una paria, un nemico pubblico. La sua colpa? Avere detto, con un post su Telegram, che solo la pace può salvare l’Ucraina. Un pensiero criminale per l’entourage di Zelensky, che ha reagito con sanzioni e processi, arrivando a dipingerla come una spia russa. Una giornalista di rilievo nazionale, una voce indipendente, è stata costretta a lasciare il paese per evitare la galera. Vi sembra un comportamento da “difensore della libertà”?
La caccia all’uomo: arruolamento forzato e repressione del dissenso
E se pensate che si esageri parlando di dittatura, basta dare un’occhiata ai video che circolano online, benché poco diffusi dai media mainstream. Scene da brividi: uomini trascinati di peso su camion militari, mentre tentano di fuggire dal reclutamento. Di questi tempi, in Ucraina l’amore per la patria viene misurato a colpi di arresti e arruolamenti coatti, con decine di chilometri di filo spinato installato al confine con la Moldavia per impedire la fuga dei giovani, mentre droni pattugliano giorno e notte per catturare chi tenta di scappare. Ora, ci domandiamo: è questa la libertà per cui tanto si lotta?
In altre parole, molti ucraini non vedono Zelensky come un salvatore, ma come un dittatore in giacca mimetica. Si racconta dell’”eroismo” dei giovani ucraini pronti a immolarsi per il loro paese, ma chi glielo ha chiesto? Non sono eroi, sono prigionieri di una retorica che li obbliga a una guerra da cui preferirebbero fuggire. Perché? Perché molti non vogliono diventare carne da cannone per un governo che, piuttosto che difendere il popolo, sembra difendere i propri interessi personali.
Il potere non va mai in vacanza: Zelensky e il prolungamento dello stato di emergenza
Un altro esempio lampante del pugno di ferro di Zelensky è il prolungamento del suo mandato presidenziale. In Ucraina, il mandato di Zelensky è già scaduto, e in un sistema democratico questo sarebbe il momento di nuove elezioni. Ma non nell’Ucraina “libera” di Zelensky. Qui la democrazia è stata sospesa con la scusa dello stato di emergenza. Il presidente, l’eroe della libertà, ha scelto di ignorare il processo elettorale per rimanere al potere. E nessuno osa metterlo in discussione. Del resto, è più facile governare senza opposizione, no?
E la cosa si fa ancora più inquietante quando si scopre che chi prova a proporre la pace come alternativa alla guerra viene subito identificato come nemico della patria. Sembra quasi che questa guerra non la si voglia davvero terminare. È forse questo il piano? Zelensky parla di libertà e democrazia, ma nel frattempo fa arrestare e intimidire chiunque osi sfidare la linea ufficiale. Il giornalista che scrive contro il governo o il cittadino che protesta per le strade rischiano la prigione, se non peggio. Non siamo forse di fronte a un paradosso? L’uomo che chiede l’aiuto dell’Occidente per difendere la libertà e la democrazia, di fatto, ha costruito un regime in cui il dissenso è considerato alto tradimento.
Dov’è finito il denaro? La corruzione nell’entourage di Zelensky
Ma la vera ciliegina sulla torta è la corruzione. È noto che gli Stati Uniti e molti paesi europei hanno versato ingenti somme di denaro per sostenere l’Ucraina. Tuttavia, secondo diverse fonti, una buona fetta di questi fondi sembra finire nelle tasche dei membri dell’entourage di Zelensky. La guerra, si sa, è anche un ottimo affare per qualcuno. In questo caso, i milioni di dollari che dovevano servire a rafforzare il paese, si sospetta, sono stati usati per arricchire politici e uomini d’affari senza scrupoli.
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Si parla di appalti truccati, di forniture militari pagate a prezzi gonfiati, di milioni di dollari spariti nel nulla. Mentre i cittadini comuni sono costretti a sacrificare i propri figli in una guerra interminabile, c’è chi, nell’ombra, accumula fortune. E la cosa peggiore è che chi denuncia questo scandalo rischia la vita. Chi ha il coraggio di sfidare l’impero economico di Zelensky e dei suoi alleati viene perseguitato, zittito, reso invisibile. Non c’è traccia di tutto questo nei media mainstream, perché fa comodo ignorare ciò che potrebbe compromettere la narrazione eroica costruita attorno a questo governo.
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Guerra per procura e la grande partita geopolitica
Infine, ma non per importanza, resta il grande dilemma: è davvero una guerra per la libertà quella che si combatte in Ucraina? Oppure è una guerra per procura in cui Zelensky è solo una pedina in una partita molto più grande, una partita giocata dalle grandi potenze globali? Molti analisti, non solo russi, sostengono che il conflitto in Ucraina sia una manifestazione del confronto tra la visione unipolare dell’Occidente e quella multipolare della Russia e dei suoi alleati.
Il governo ucraino ha abbracciato la visione globalista occidentale, ma il prezzo da pagare per questa alleanza è altissimo, e chi lo paga sono i cittadini. Sembra quasi che Zelensky abbia più interesse a prolungare questa guerra che a risolverla. Perché? Perché per lui e per chi lo sostiene, la guerra rappresenta un’occasione di potere e di profitto. Zelensky, invece di lottare per il popolo ucraino, sembra impegnato a garantire i suoi alleati internazionali e i loro interessi economici in Ucraina.
Libertà o dittatura travestita?
La retorica della libertà, quando usata per giustificare un regime autoritario, è solo un’illusione pericolosa. È ironico che, mentre si chiede al mondo di sostenere l’Ucraina in nome della democrazia, nel paese stesso la democrazia venga calpestata ogni giorno. Se solo agli ucraini fosse concessa la libertà di scegliere, forse sceglierebbero la pace. Ma in un paese dove la paura e la censura governano, chi osa ancora sperare nella libertà?
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