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L’astensione: il vero “partito” vincitore

Alle ultime regionali italiane — quelle del 23 e 24 novembre 2025 — non sono le coalizioni o i candidati a trionfare. In termini numerici, a “vincere” davvero è stato l’astensionismo. In media, nelle tre regioni al voto (Veneto, Campania, Puglia), l’affluenza si è attestata attorno al 44-45%.

Nel dettaglio: in Campania ha votato il 44,05 % degli aventi diritto, in Puglia appena il 41,08 %, mentre in Veneto l’affluenza si è fermata al 44,6 %.

Così, più di sei elettori su dieci si sono astenuti: non un piccolo fenomeno marginale, ma un’onda che sfiora la schiena della democrazia rappresentativa.

Perché questo silenzio vale più di un applauso

Quando l’astensione raggiunge queste vette, i risultati elettorali — anche quelli apparentemente “scolpiti nella pietra” — assumono un significato ambiguo. Le percentuali di vittoria, per quanto schiaccianti, misurano il consenso su una minoranza reale. Un governatore eletto con il 60-65 % dei voti può vantare una affermazione formale, ma di fatto sorregge un mandato che — in termini di partecipazione — è lontano dall’essere “stabile” e “sentito”.

Ecco perché l’astensione non è un incidente: è un segnale politico netto. Vuol dire che molti cittadini non riconoscono più nei partiti interlocutori degni del proprio voto. Vuol dire che percepiscono le urne come un rito inutile, magari deciso già a tavolino. Vuol dire che la politica tradizionale, nella sua attuale veste, non convince più.

Una tendenza in crescita, che deve suonare da sveglia

Questo fenomeno non è un’eccezione. Il flusso di elettori che rinunciano a votare è costantemente in crescita da anni. Già nel 2023 si segnalavano astensioni elevate.

Se la tendenza prosegue, la democrazia rappresentativa rischia di ridursi a una sfida tra minoranze attive — mentre la grande maggioranza resta ai margini: spettatrice, non protagonista.

Questo non è soltanto un problema logistico o statistico: è un problema di legittimità morale e culturale.

A chi giova questa fuga dalle urne?

Non certo ai cittadini. Non certo a una rappresentanza che si pretende “popolare”. L’astensione premia — o almeno favorisce — chi ha una struttura organizzata, che sa mobilitare i pochi che ancora credono nel voto. I partiti, i gruppi, le coalizioni. Non il popolo diffuso.

Così il risultato delle elezioni — pur apparentemente netto — può risultare distante dalla realtà sociale. Può restare un gioco tra élite, fra nomenclature, sotto lo sguardo silente di un corpo elettorale che non ha più fiducia.

Perché i partiti dovrebbero tremare (e agire)

Il crollo dell’affluenza non può essere ignorato. Se i partiti non intervengono, rischiano di perdere quel che resta della loro credibilità come ponte tra società e istituzioni.

Occorre ricostruire fiducia. Ma non a parole. Con fatti: trasparenza, concretezza, coerenza. Offrire idee che siano meno “campagne da salotto” e più risposte reali alle attese quotidiane degli italiani. Dare voce a chi oggi non la trova.

Se la politica non si mette in discussione, l’“astensione – partito per eccellenza” continuerà a crescere. E, alla lunga, rischia di svuotare le urne… e di far morire la politica vera.

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Pubblicato inPolitica

Un commento

  1. Mauro SPALLUCCI Mauro SPALLUCCI

    Si
    Anch’io io (anzi noi) abbiamo già scritto più o meno le stesse cose.

    Ovviamente non serve soltanto l’analisi.
    Servono le soluzioni.

    E noi (io anche come coofondatore) già nell’ottobre 2020 abbiamo fondato un partito politico NUOVO. E non un nuovo partito…..

    INSIEME
    Lavoro e Famiglia Solidarietà e Pace
    Sito nazionale: http://www.insieme-per.it

    Per altro – se crede – può anche visionare il mio profilo facebook nel quale – tra l’altro – giornalmente transita la rassegna stampa del partito.

    Il nostro partito non ha ancora partecipazione a nessuna elezione in Puglia. Non siamo nati per entrare in campagne elettorali ma ….PER TRASFORMARE l’Italia e l’Europa.

    Cordialmente

    Mauro Spallucci

    Puglia/Trani, giovedì 27 novembre 2025

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