Michel Claise sta facendo tremare l’Europarlamento. I graffi di Francesco Damato sul Qatargate, che continua a dominare le cronache quotidiane
Neppure il politicamente compianto ma tuttora vivo e vegeto Antonio Di Pietro, Tonino per gli amici e dimostranti che una trentina d’anni fa percorrevano le strade di Milano incoraggiandolo a farli “sognare” con la ramazza giudiziaria, impugnata dal sostituto procuratore della Repubblica contro protagonisti, attori e comparse della cosiddetta prima Repubblica; neppure lui, ripeto, aveva osato spingersi dove Davide Carretta sul Foglio ci racconta oggi fosse arrivato due anni fa a dire il magistrato belga Michel Claise. Che sta facendo tremare l’Europarlamento con indagini, arresti e immagini fotografiche di quello che i giornali hanno battezzato “Qatargate”, ma con spruzzatine anche marocchine, secondo anticipazioni che compaiono e scompaiono nelle cronache giudiziarie.
Sentite, sempre nel racconto di Davide Carretta, che cosa Claise diceva nel 2020 parlando non della sua attività di romanziere, giallista e quant’altro ma delle convinzioni sullo stato della democrazia maturate nel suo lavoro di giudice istruttore. La criminalità finanziaria -osservava in una intervista al quotidiano Le Soir– è un fenomeno storico “legato al corpo dell’uomo. Ciò che conosciamo oggi è una situazione senza precedenti. Siano fottuti. Assolutamente. La democrazia, il principio democratico per me è fottuto….dal denaro sporco”, per cui “non si riesce più a sapere chi è cosa”.
Evidentemente c’è qualche paese nel nostro mondo cosiddetto occidentale, nella nostra civilissima Europa, dove la giustizia viene amministrata peggio che in Italia. Due anni fa, alla pubblicazione di quell’intervista di Michel Claise, nessuno sopra di lui nelle gerarchie giudiziarie ritenne ch’egli non avesse ormai più la obiettività, serenità, neutralità e quant’altro necessario per indagare e giudicare sulla corruzione in generale, e in particolare su quella in politica, così radicalmente considerata “fottuta”.
Come in Italia trent’anni fa, quando peraltro gli inquirenti di “Mani pulite” si occupavano di corruzione senza essersi mai spinti prima a parlare di una democrazia “fottuta”, si reagì mediaticamente e politicamente a Tangentopoli inseguendo e superando l’accusa, un pò per vigliaccheria e un pò per opportunismo, così oggi al Parlamento europeo vedo che la gara ormai è a chi scavalca di più monsieur Claise.
Quest’ultimo, per carità, è riuscito a fare meglio e di più di Di Pietro, che il 17 febbraio del 1992 arrivò a scoprire e fare sequestrare pochi miserabili milioni delle vecchie lirette a Mario Chiesa nell’ufficio di presidente del Pio Albergo Trivulzio, contro il milione e mezzo circa di euro, pari a circa tre miliardi delle vecchie lire, messi in fila davanti ai fotografi dagli inquirenti di Bruxelles: in tagli peraltro così piccoli da essere stati stipati in sacchi da chi li aveva ricevuti. Ma è anche vero che qui si parla assai impropriamente di tangenti, non essendosi trovato lo straccio di un affare, nel senso proprio del termine, concesso o ottenuto in cambio di quel denaro.
Non è un titolo costruito sulla sabbia del garantismo quello del Riformista su Panzeri e Kaili, l’ex europarlamentare italiano e la deposta vice presidente greca del Parlamento europeo, entrambi di sinistra, finiti “in cella” in attesa che si trovi “il reato” col quale mandarli al processo. Per quanto possa essere rivoltante, per carità, quello spettacolo di banconote esposte ai fotografi, già usate in Italia dal Fatto Quotidiano per deridere il povero ex parlamentare -pure lui- Pier Luigi Bersani, che protestava contro “la mucca” di destra nella sede del Pd quando lui ne faceva ancora parte, ma non si accorgeva delle altre mucche di sinistra “alla mangiatoia”; per quanto tutto questo, ripeto possa essere disdicevole, l’abitudine di mandare in galera gente senza neppure conoscere il reato da contestarle è una schifezza ancora peggiore. Così sì che viene fottuta la democrazia, per dirla con l’ineffabile e mal riuscita imitazione belga dell’ex super Tonino italiano.
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