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Tra i “grandi” della terra presenti all’edizione 2023 del World Economic Forum, non possono mancare le multinazionali del farmaco. A monopolizzare la festa quest’anno sono soprattutto Albert Bourla e Stephane Bancel, rispettivamente Ceo di Pfizer e Moderna. Poche domande scomode a cui sfuggono con maestria, tante invece le domande che osannano senza contraddittorio le terapie a mRna.

No alle domande scomode

Niente domande sugli eventi avversi né sui trial ridotti all’osso, e il clima è sereno anche quando emergono incongruenze che meriterebbero almeno un po’ di attenzione. Come quella emersa durante un’intervista rilasciata alla Cnbc dal Ceo di Moderna: la giornalista, prima di iniziare l’intervista vera e propria, ricorda di aver incontrato a gennaio 2020 proprio lì a Davos il dott. Bancel, il quale aveva anticipato lo sviluppo di un vaccino contro il Covid, virus su cui però a quella data vigeva una generale reticenza.

Come faceva, dunque, la casa farmaceutica ad essere già pronta con un vaccino contro un virus “sconosciuto” anche all’opinione pubblica? C’entrano qualcosa i rapporti con le istituzioni governative americane e i fondi ricevuti dal Dipartimento di Salute, ben 483 milioni di dollari? Tutte domande senza risposta e su cui al momento nessuno, né giornalisti né magistratura, sembra voler indagare.

Il futuro è nell’mRna

La certezza è un’altra, però, e cioè che la tecnologia a mRna è il futuro, nonostante i farmaci pensati per il Covid abbiano dimostrato un’efficacia di pochi mesi, non impediscano il contagio né l’insorgere della malattia.

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Grande silenzio sugli effetti, poi, dell’mRna sul corpo umano, che non viene indagato neanche alla luce dell’impennata di casi di cancro o di decessi riconducibili a problemi cardiaci in persone giovani, addirittura bambini. Insomma, è una tecnologia redditizia ed evidentemente tanto basta.

Gli affari dei Re Mida

Che i ricavi di Pfizer-Biontech e Moderna si aggirino intorno a cifre da capogiro non è un mistero, e sono state anche oggetto di sdegno da parte di alcune Ong, come la Onlus Oxfam che sul proprio sito denuncia che le tre società, “a fronte di un investimento pubblico complessivo nel 2020 di oltre 8,3 miliardi di dollari a carico dei contribuenti americani ed europei” hanno registrato nel primo semestre dell’anno “ricavi per 26 miliardi di dollari, con un margine di profitto superiore al 69% nel caso di Moderna e BioNTech, mentre resta non formalmente verificabile quello di Pfizer”.

Gli affari vanno così bene per i Re Mida di Big Pharma che a breve Moderna aprirà nuove sedi anche in Australia, Canada e Regno Unito. A dirlo a Reuters è lo stesso Bancel, che esalta la velocità di immissione sul mercato anche dei vaccini per Omicron. Sebbene il business legato ai vaccini Covid abbia perso la spinta di un tempo, non può dirsi lo stesso di altre malattie su cui si può investire per produrre “rapidamente” un vaccino.

Nuovi business: il vaccino contro il virus RSV

Abbiamo anche un prescelto: si tratta del Virus Respiratorio sinciziale (RSV), un virus molto diffuso nei bambini, soprattutto tra i 2 e gli 8 mesi, che provoca epidemie annuali e può essere la causa di bronchioliti e polmoniti. Il virus può essere molto grave e addirittura pericoloso, riporta l’ospedale Bambin Gesù di Roma, “nei bambini nati prematuramente o affetti da malattie polmonari croniche, cardiache o neuromuscolari”.

Oltre alla popolazione pediatrica, il virus Rsv colpisce anche gli anziani sopra i 65 anni e i cosiddetti “fragili”.  Ad oggi non esiste un vaccino, ma viene somministrato un farmaco monoclonale che “riduce la gravità della eventuale malattia e abbrevia il soggiorno in ospedale”.

Picco di RSV in Italia e negli USA

A dicembre 2022 negli ospedali italiani si è registrato un picco di casi di Virus sinciziale, al punto che gli esperti della Società Italiana di Neonatologia hanno affermato che il virus si sta diffondendo molto più velocemente degli anni passati e in maniera molto più violenta. Anche negli Stati Uniti, riporta la Cnbc, c’è stato un picco di questo virus non solo nei bambini ma anche nella popolazione anziana.

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Ed ecco che dal cappello a cilindro Pfizer  e Moderna tirano fuori il vaccino efficace: quello di Pfizer è già stato depositato per l’approvazione della FDA ed è focalizzato sulle donne incinte; quello di Moderna, testato su circa 37mila individui in 22 paesi si concentra sulla popolazione dai 60 anni in su.

Secondo quanto riportato da Cnbc, Moderna afferma che “durante la sperimentazione clinica non sono stati riscontrati problemi di sicurezza”: i dati sulla sicurezza, però, non sarebbero ancora stati pubblicati.

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