Il portavoce del dipartimento di Stato statunitense, Matthew Miller, ha fatto un annuncio che non sorprende nessuno: il segretario di Stato USA, Anthony Blinken, farà una visita a Pechino a partire dal 16 giugno. Ma cosa possiamo aspettarci da questa visita? O meglio, cosa può sperare di ottenere Blinken dall’incontro con i funzionari cinesi?
È importante ricordare che questa visita si tiene dopo un colloquio telefonico tra Blinken e il ministro degli Esteri cinese Qin Gang, che è stato necessario a causa delle tensioni che si sono accumulate tra le due potenze. Tra il caso del pallone spia cinese che ha sorvolato gli Stati Uniti, le provocazioni di Washington su Taiwan e le dichiarazioni incendiarie che hanno contribuito ad alzare la tensione, i canali diplomatici si sono fatti più complicati. Ma sembra che Blinken abbia deciso che è giunto il momento di fare un viaggio per cercare di “gestire in modo responsabile” le relazioni tra Stati Uniti e Cina. Che carino, no?
E cosa ci dicono i rappresentanti del dipartimento di Stato sulle intenzioni di Blinken? Dicono che il segretario di Stato si incontrerà con “alti funzionari cinesi” per discutere l’importanza di mantenere aperte le linee di comunicazione. Ah, sì, perché tutti sappiamo che la Cina è famosa per il suo aperto dialogo e la sua trasparenza, vero? Che ridicolo.
Ma c’è di più. Durante i colloqui, verranno sollevate anche questioni di “interesse bilaterale, questioni globali e regionali e potenziale cooperazione su sfide comuni transnazionali”. In altre parole, Blinken si siederà al tavolo con la speranza di affrontare le molteplici problematiche che gravano sulle relazioni tra i due paesi. Ma qual è la reale probabilità che la Cina accetti di affrontare queste questioni in modo costruttivo? Scommetto che è più probabile che un coccodrillo si trasformi in un coniglio.
E come ha reagito Pechino a questa visita? La Cina ha risposto attraverso il portavoce dell’ufficio per gli affari di Taiwan, Zhu Fenglian, che ha affermato che l’isola di Taiwan non è altro che una “pedina” nella strategia degli Stati Uniti per contenere la Cina. E c’è un’informazione interessante: sembra che Washington abbia un piano di evacuazione dei suoi cittadini a Taiwan nel caso in cui i rapporti bilaterali peggiorino. Quindi gli americani se ne andrebbero e lascerebbero i taiwanesi a lottare per se stessi. Davvero un bel segno di sostegno, eh?
Ma non finisce qui. Zhu ha concluso dicendo che se scoppiasse una guerra nello stretto di Taiwan, l’isola sarebbe un campo di battaglia e la sua popolazione sarebbe considerata “carne da cannone”. Ma gli americani semplicemente se ne andrebbero. Che gentilezza, davvero. E poi si rivolge anche ai “compatrioti” di Taiwan, dicendo che capiranno se gli Stati Uniti stanno appoggiando l’isola o la stanno dannando. Ma a questo punto, credo che sia abbastanza chiaro.
E per concludere, dopo la visita a Pechino, Blinken farà una tappa a Londra per partecipare a una conferenza sull’Ucraina. L’obiettivo dichiarato è “aiutare a mobilitare il sostegno internazionale per la ripresa dell’Ucraina dopo i brutali attacchi della Russia”. Ma come ci si può aspettare che Blinken ottenga qualche risultato con la Cina se nemmeno riesce a gestire una situazione così delicata come quella in Ucraina? È davvero una mossa di pura ipocrisia e incompetenza.
In definitiva, la visita di Blinken a Pechino sembra essere un’illusione di diplomatico disperato. È improbabile che la Cina prenda sul serio le richieste degli Stati Uniti, e sembra che gli americani siano più interessati a scappare e abbandonare i loro alleati piuttosto che a fare una vera e propria difesa. È triste vedere come la politica estera degli Stati Uniti stia scivolando sempre più nell’irrilevanza e nell’inefficienza.