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Questa è la storia non di Emmanuel Macron, ma della stampa italiana: della sua innata ipocrisia, della sua straordinaria capacità di fare figli e figliastri. In questo caso il pargolo buono di mestiere fa il presidente della Francia, mentre la pecora nera si chiama Matteo Renzi. E non perché sia un “underdog”, come piace dire oggi, solo perché è lui che i giornalisti impegnati hanno preso di mira.

Parliamo dell’Arabia Saudita, di Riad, dai suoi diritti poco sviluppati e dell’ovvia necessità di fare affari con chiunque. É noto pure alle pietre che il leader di Italia Viva, lasciato Palazzo Chigi, si sia dato all’attività – decisamente remunerativa – di conferenziere in giro per il mondo. Quando andò da Mohamed Bin Salman a parlare di “rinascimento arabo” tutti lo sbertucciarono e lo accusarono di aver prestato il fianco (e il volto) ad un sultano tutt’altro che democratico. “Il senatore semplice di Riad”, lo definiscono i simpaticoni. In tanti gli hanno fatto notare che Mbs non è proprio un sant’uomo non fosse solo per quella poco simpatica storia dell’omicidio di Jamal Khashoggi, ci è considerato il mandante dalla Cia.

Renzi si difende da solo e non necessita del sottoscritto. Però fa sorridere il doppio standard con cui la stampa italiana ha trattato la calorosa stretta di mano tra Emmanuel Macron e l’Arabia Saudita rispetto alle conferenze renziane. Storia nota. In vista dell’Expo 2030, che vede in corsa Riad, Roma e Busan, Meloni è andata a Parigi nella speranza di portare nell’Urbe l’importante evento. Mezza Ue sostiene la città eterna, tranne l’Eliseo. Che ha promesso il suo voto a Riad.

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Il motivo è ovviamente economico e risale ad un anno fa. Il 29 luglio scorso Macron ospitò il principe ereditario all’Eliseo (sì, quello di Khashoggi…) e alla fine promise il sostegno francese alla candidatura araba. Certo nel comunicato finale si parlò anche di diritti umani, non sia mai. Ma la verità è che Mbs rappresenta il Paese tra i principali fornitori di petrolio della Francia e fedele cliente quando si tratta di vendere armamenti, mentre a MBS serve la tecnologia per l’agenda Vision 2030 che dovrà modernizzare l’economia locale. Non è che Parigi lo nasconda, anzi. Ieri fonti dell’Eliseo alle agenzie di stampa hanno fatto sapere che il sostegno a Riad è stato deciso “anche per condurre l’Arabia Saudita a prendere impegni nei nostri confronti su temi importanti per noi”. Affari, insomma. Meloni capisca.

E Meloni ovviamente capisce, come comprende chi scrive: ragioni di Stato. Qui il problema è che la stampa nostrana non ha alzato alcun ditino per criticare il signor Macron e la sua preferenza per la poco democratica Arabia. Se a stringere questo patto con Riad fosse stato un altro leader, magari conservatore, sovranista o popolare, l’avrebbero già fucilato sulla pubblica piazza mediatica. Invece per Emmanuel nisba. Al leader moderato, al politico europeista, al presidente che arriva al Louvre sulle note dell’inno alla gioia, tutto è permesso. Non suona un tantino ipocrita?

Giuseppe De Lorenzo

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