Dalle BR alla criminalità organizzata. Chi era Bruno Caccia, giudice integerrimo
Divenne magistrato a soli 23 anni, dopo aver conseguito due lauree. Poco prima di venire ucciso istruì il processo sulla strage al Cinema Statuto
I natali a Cuneo, il 16 novembre del 1917. Gli studi assecondando una tradizione di famiglia: Giurisprudenza. Bruno Caccia diviene magistrato quando ancora non ha compiuto 24 anni ma ha già due lauree.
Nel 1964 diviene Procuratore della Repubblica di Aosta. Tre anni più tardi il trasferimento a Torino come sostituto procuratore generale. È in questa veste che incrocia le Brigate Rosse, raccogliendo le parole del più importante pentito delle BR, Patrizio Peci. Si occupa inoltre dello scandalo petroli. E di corruzione con il caso Zampini.
Nel 1980 viene nominato procuratore capo a Torino. Inizia una serie di indagini sulla criminalità organizzata, in particolare siciliana e calabrese di cui si iniziavano a trovare tracce anche in Piemonte. E’ la sua condanna a morte.
Il 26 giugno del 1983, sotto casa insieme al suo cane dopo aver dato un giorno libero alla propria scorta, da un’auto vengono esplosi 14 colpi di pistola. Altri tre vengono esplosi successivamente a distanza ravvicinata. Le indagini inizialmente si concentrarono sulla pista terroristica, vista anche una sorta di rivendicazione telefonica arrivata ad alcune testate giornalistiche subito dopo l’omicidio. Presto tuttavia si delineò la matrice ‘ndranghetista dell’assassinio.
Poco prima di morire aveva istruito il processo sull’incendio al Cinema Statuto, la più grande tragedia di Torino dal Dopoguerra a oggi con 64 morti all’interno di una sala di via Cibrario.