
Per mesi, Prigozhin ha espresso la sua critica pubblicamente verso i capi militari russi, tacciando pesantemente Shoigu e Gerasimov di incompetenza nel gestire il conflitto in Ucraina. A suo avviso, la Russia dovrebbe condurre una campagna più efficace, caratterizzata da migliori decisioni di alto livello, maggiore trasparenza e un minor numero di soldati sacrificati inutilmente in attacchi mal progettati.
Prigozhin ha anche rinfacciato a Shoigu di aver nascosto l’entità delle perdite russe. Ha espresso disapprovazione per le ritirate dello scorso anno, quando le forze russe sono state costrette ad abbandonare la città meridionale di Kherson e gran parte dell’omonima regione nel nord-est. In un video pubblicato su Telegram sabato, Prigozhin ha suggerito che “l’operazione militare è stata lanciata” perché “Shoigu potesse ottenere un ulteriore riconoscimento… la guerra non era per smilitarizzare o de-nazificare l’Ucraina. Era solo per ottenere un altro merito”.
Quindi, un’ipotesi è che l’accordo tra Prigozhin e Putin includa clausole non ancora divulgate, come la degradazione di Shoigu e Gerasimov, o altre garanzie per Prigozhin e i suoi uomini. Ma queste sono solo speculazioni. Ufficialmente, Prigozhin ha giustificato il ritiro per evitare ulteriori perdite di “sangue russo”, una spiegazione che però non è del tutto convincente. Un’altra possibilità è che Prigozhin avesse realmente pianificato un colpo di stato, ma ha desistito lungo il cammino verso Mosca, forse a causa di un sostegno inferiore alle aspettative o per la paura di un confronto sanguinoso con le forze russe.
Tuttavia, c’è un’altra possibile ragione dietro la rivolta. Prigozhin potrebbe aver reagito all’intento del ministero della Difesa di incorporare le forze mercenarie nell’esercito russo. Shoigu aveva infatti ordinato a tutte le unità di “volontari” di firmare contratti con il suo ministero entro fine giugno, un invito che Prigozhin ha rifiutato, affermando che la “Wagner non firmerà alcun contratto”. Secondo l’Atlantic Council, un think tank americano con sede a Washington, il capo di Wagner potrebbe aver ordinato la rivolta “vedendo questa scadenza come una minaccia al suo controllo sulle sue truppe” e quindi al suo potere.
Un’atra spiegazione si può cercare nel vero e proprio tesoro scoperto nelle immediate vicinanze del quartier generale del gruppo Wagner a San Pietroburgo, a due passi dall’Hotel Trezzini, all’interno di un minivan bianco. Il veicolo ha subito suscitato curiosità, dato che non era di proprietà di nessuno dei residenti locali.
Durante l’ispezione, il servizio di sicurezza russo avrebbe scoperto alcune casse piene di contanti per un valore di 4 miliardi di rubli, equivalenti a circa 44 milioni di euro, insieme a passaporti falsificati con l’immagine di un sosia di Prigozhin. A quanto pare, il ritrovamento includeva anche 5 chilogrammi di lingotti d’oro, armi – sei pistole nascoste in scatole – e cocaina. La notizia è stata riportata da un corrispondente di Fotanka, un media russo d’inchiesta.
Per quale motivo Prigozhin aveva una tale quantità di contanti nel suo ufficio? A cosa gli servivano? Una volta venuto a conoscenza della notizia tramite i media, il capo di Wagner ha risposto: “Abbiamo sempre usato contanti per finanziare le operazioni del nostro gruppo. Questi soldi sono per pagare i soldati”. Tuttavia, al momento non si può confermare con certezza che fosse effettivamente così. Da dove proveniva tutta quella somma di denaro, a chi apparteneva? Le domande che tutti si stanno facendo non ricevono una risposta ufficiale soddisfacente, lasciando spazio a numerose teorie. Il denaro potrebbe essere stato effettivamente fornito da Putin per compensare i soldati della brigata, o potrebbe essergli stato stato offerto da qualcuno che puntava sul capo della Wagner per portare a termine un colpo di stato e rovesciare il presidente russo.
Dino Valle