Lo scorso ottobre Sergej “Armageddon” Surovikin, classe 1966 e originario di Novosibirsk, fama da corrotto e macellaio, era stato nominato come nuovo comandante generale delle forze russe in Ucraina. Una nomina strombazzata su ogni canale possibile e che, mesi fa, deluse le aspettative di chi immaginava Ramzan Kadyrov in persona come possibile comandante in capo all’interno di un conflitto che cominciava a sembrare perso.
Il Moscow Times, citando due fonti vicine al ministero della Difesa russo, aveva diffuso la notizia nella tarda serata di mercoledì dell’arresto del generale. “La situazione con lui non era ok. Per le autorità. Non posso dire altro”, ha riferito una delle fonti. Ancora nessun commento da parte del ministero della Difesa. Secondo quanto riferisce la seconda fonte, invece, l’arresto è stato effettuato “nel contesto di Prigozhin“, “apparentemente, [Surovikin] ha scelto la parte di Prigozhin durante la rivolta, e lo hanno preso”. L’arresto del generale avrebbe poi trovato oggi conferma attraverso il Financial Times. Il quotidiano cita tre persone a conoscenza del dossier, dando sostanza a giorni di supposizioni aggiungendo che”Vladimir Putin ha avviato un’operazione di pulizia ai vertici dei servizi di sicurezza, hanno affermato membri dell’èlite di Mosca, con il presidente che si muove per reprimere le critiche, ristabilire l’ordine e ristabilire il suo dominio dopo il primo tentativo di colpo di stato in Russia in tre decenni”. Nonostante le conferme “eccellenti”, Veronika, figlia del generale Surovikin sostiene che suo padre sia al suo posto e che non gli sarebbe accaduto nulla. A sostenere questa versione il sito di notizie indipendenti iStories, che sostiene che il generale sarebbe stato interrogato e poi rilasciato.
Nella giornata di mercoledì scorso, al coro di voci sulla sorte del comandante si era aggiunta quella del milblogger pro-Cremlino Vladimir Romanov, che sostiene che Surovikin sarebbe stato arrestato domenica, il giorno dopo il fallito ammutinamento di Prigozhin. Romanov ha affermato che Surovikin sarebbe ora detenuto nel centro di detenzione Lefortovo a Mosca. Alexei Venediktov, caporedattore della stazione radio Ekho Moskvy, riporta invece su Telegram che Surovikin sarebbe sparito anche con i suoi familiari da tre giorni e che le sue guardie non rispondono. Non solo, ma quest’ultimo aggiunge, su Twitter, che il vice di Surovikin, il generale Andriy Yudin, sarebbe stato “congedato dai ranghi” dell’esercito russo. Esplosa ormai la bomba, il Cremlino si trincera dietro un secco no comment, consigliando ai giornalisti di rivolgersi al ministero della Difesa, essendo la vicenda loro prerogativa.
Surovikin, il generale di ferro detronizzato
Quest’uomo dalla fama oscura ma dall’altissima efficienza militare in queste ore torna era tornato a far parlare di sé. A lanciare lo scoop, il New York Times: in queste ore l’intelligence statunitense “sta tentando di comprendere” se Surovikin, eroe della difesa sul campo nell’ora più buia di Mosca, abbia in qualche modo coadiuvato Evgeny Prigozhin sia nell’occupazione di Rostov sul Don ma anche nell’organizzazione della Marcia su Mosca. A fargli eco anche il Wall Street Journal che, secondo la ricostruzione delle sue fonti, sostiene che l’obiettivo ultimo di Prigozhin e dei suoi accoliti sarebbe stato quello di catturare Shoigu e Gerasimov nel corso di una visita che i due avrebbero dovuto effettuare nel sud della Federazione russa.
Surovikin, che gode del rispetto reverenziale delle sue truppe ma anche dell’ammirazione del capo della Wagner stesso, era stato declassato nel gennaio scorso. In quei giorni, infatti, la promozione del generale Alexander Lapin, da comandante del Distretto militare centrale a capo di stato maggiore delle forze di terra, venne letta come una risposta a chi chiedeva un impegno più distruttivo di Mosca nella guerra contro l’Ucraina. Fazione di cui fanno parte anche il fondatore della Wagner, e il vice Presidente del Consiglio di sicurezza nazionale, Dmitry Medvedev. Surovikin, invece, venne sostituito proprio da Valery Gerasimov, divenendo la vittima sacrificale del ritiro da Kherson. Una mossa che venne salutata come oltraggiosa anche nei confronti di Prigozhin, in vista dell’offensiva di primavera.
Lo scorso fine settimana, mentre si consumava l’epopea di Prigozhin e dei suoi uomini, Surovikin si era rivolto ai mercenari invitandoli a sotterrare l’ascia di guerra. I funzionari citati dal quotidiano statunitense sostengono che Surovikin fosse coinvolto negli eventi della scorsa settimana, si tratterebbe di un ulteriore segnale della guerra fratricida all’interno della leadership militare russa, tra i sostenitori di Prigozhin e i due principali consiglieri di Putin. Secondo le fonti, la vicinanza tra Surovikin e Prigozhin potrebbe inoltre spiegare per quale ragione quest’ultimo sia ancora vivo. “Speculazioni”, in questo modo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha bollato le dichiarazioni del Nyt, declassandole a rumore bianco legato all’affaire Prigozhin. A far accrescere i sospetti nei confronti di Surovikin era stato anche un report pubblicato dalla piattaforma Dossier Center dell’oligarca Mikhail Khodorkovsky, nel quale si sostiene che Surovikin sarebbe, segretamente, membro onorario della Wagner assieme ad altri 30 generali di alto bordo dal 2017.
Il video e la sparizione misteriosa di Surovikin
La ricostruzione che viene fatta nel pezzo è legata anche alla presunta “sparizione” di Surovikin a partire da sabato scorso: da qui l’ipotesi dell’arresto o del lungo interrogatorio. Nelle ore del presunto golpe, il generale dalla fama oscura si era rivolto alle forze della Wagner in un video, con un tono paternalistico e conciliante allo stesso tempo: “Vi esorto a fermarvi. Il nemico sta solo aspettando che la situazione politica interna peggiori nel nostro Paese. Non potete fare il gioco del nemico in questo momento difficile per il Paese” […] “dovete farlo prima che sia troppo tardi, obbedite alla volontà e agli ordini del Presidente della Federazione russa eletto dal popolo. Fermate i convogli – aggiunge – ritornate alle vostre basi, risolviamo tutto con mezzi pacifici”. “Insieme a voi, abbiamo percorso un percorso difficile – ha poi aggiunto riferendosi ai combattimenti congiunti in Ucraina -, abbiamo combattuto insieme a voi, abbiamo rischiato, subìto perdite, abbiamo vinto insieme. Siamo dello stesso sangue, siamo guerrieri”.
Nulla di simile era avvenuto da suoi pari grado. Per i funzionari che hanno interloquito con la redazione del Nyt, il video risulterebbe autentico ma non veritiero: secondo alcuni analisti, la prossemica, il linguaggio verbale e non verbale di Surovikin avrebbero tutte le caratteristiche della comunicazione di un “ostaggio“: presumibilmente sarebbe stato costretto a rivolgersi a Prigozhin come a un sottoposto, nonostante ne abbia sempre condiviso la visione negativa della leadership militare russa.
Surovikin e Prigozhin, “vecchi compagni d’armi”
Qualora vi fossero le prove di questo supporto esterno, che spiegherebbero anche la sicumera cui Prigozhin ha scelto di marciare verso Mosca, anche Surovikin sarebbe in pericolo. Tuttavia, nella comunicazione putiniana, la vulgata della vicenda (almeno sino ad oggi) fa sempre e solo riferimento al capo della Wagner, senza includere illazioni nei confronti di altre sfere delle forze russe. Qualora Surovikin risultasse coinvolto attivamente, Putin avrebbe in tavola ben poche opzioni: erano stati in molti, tuttavia, a scommettere che nulla sarebbe accaduto al generale di ferro, visto e considerata l’idiosincrasia di Putin per le sostituzioni e per tutto ciò che possa tradire una debolezza della catena di comando. Ma qualora i servizi segreti obbligassero il Cremlino ad agire di fronte a delle prove incontrovertibili, da Mosca potrebbero giungere ulteriori colpi di scena. Surovikin, del resto, è un sospettato autorevole, ma non è l’unico sul quale pendono i dubbi dell’establishment russo: tutto l’asse anti Shoigu-Gerasimov è sospettabile di aver preso le parti di Prigozhin; resta infatti ancora da chiarire la grottesca facilità con la quale è stata presa Rostov e con la quale è stata compiuta tutta l’operazione, che la sola Wagner non avrebbe potuto logisticamente compiere in autonomia senza contare su appoggi eccellenti.
Vi è, inoltre, un dettaglio affatto trascurabile: Surovikin e Prigozhin sono “vecchi compagni d’armi“: i due hanno combattuto fianco a fianco nello scenario siriano e si sono spesso prodigati in commenti reciproci molto lusinghieri. Last, but not least, i due restano gli unici, all’interno di una strategia e tattica russe assolutamente fallimentari, ad aver portato a casa risultati ineccepibili a dispetto delle scelte discutibili degli alti comandi (Kherson e Bakhmut). Questo non è di certo una prova di connivenza, ma un ulteriore indizio dell’intesa fra i due.
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