“Stop the press!” Potreste aver sentito un clamore dalla Gran Bretagna, ma non era riguardo all’ennesima avventura di un membro della famiglia reale. No, questa volta è stata l’asta governativa per l’energia eolica off shore che ha fatto un sonoro “puff”!
Mentre qualcuno inizia a sospettare che il buon vecchio spauracchio del catastrofismo climatico sia forse un po’ fuori moda, emerge una confessione scandalosa: un eminente scienziato del clima ha ammesso di aver ingannato il pubblico sul cambiamento climatico. Patrick T. Brown, evidentemente non abbastanza impegnato nella sua prestigiosa cattedra alla Johns Hopkins University, ha confessato di aver omesso qualche piccolo dettaglio, tipo, oh, diciamo… l’80% delle cause degli incendi!
E mentre tutto ciò fa l’effetto di un cappuccino troppo schiumoso, Brown, nel suo atteggiamento da “mi-dispiace-non-mi-dispiace”, ha anche deciso di svelare l’oscuro segreto del mondo accademico: pubblica ciò che gli editori vogliono o… ti ritrovi nell’oblio scientifico. L’adagio “publish or perish” (pubblica o perisci) non è mai sembrato così sinistro, trasformandosi in un dramma da telenovela per la comunità scientifica.
Ora, per capire meglio, immaginate di essere uno scienziato. Avete una scoperta rivoluzionaria che potrebbe non alinearsi perfettamente con la narrativa mainstream. Cosa fate? Rischiate di essere snobbati dai potenti guardiani delle riviste scientifiche oppure fate qualche piccolo “adattamento” per assicurarvi un posto sotto i riflettori e, ovviamente, i preziosi finanziamenti?
Brown sottolinea che gli scienziati che osano deviare dalla “sacra narrativa” rischiano di vedere il proprio lavoro confinato nei recessi osceni dell’anonimato accademico. Ah, e sembra che anche lui abbia avuto il suo piccolo stint da ribelle, visto che ha rivelato di essere stato vittima di questa mafia editoriale.
Il povero Einstein e compagnia, con le loro misere pubblicazioni, probabilmente oggi sarebbero confinati a dare lezioni private in qualche angolo remoto, mentre gruppi come l’Ipcc dell’Onu e le riviste scientifiche continuano a ballare al ritmo dei miliardari che dirigono l’orchestra del clima.
In sintesi, tra astuti editori, scienziati pentiti e asta eolica fantasma, il mondo del cambiamento climatico sembra sempre più un mix tra un melodramma e un cabaret. E voi, dove prenotate il vostro posto?
Sii il primo a commentare