Proseguo, con cadenza settimanale, a proporvi la mia nuova fatica letteraria “Profondo nero. Terrorismo di estrema destra e stragismo di Stato”. Potete leggermi, pezzo dopo pezzo, come e quando più vi piace. Una sorta di “antipasto” del libro vero e proprio che, nella sua versione completa, sarà naturalmente disponibile in formato cartaceo e digitale. Inoltre, trattandosi di un testo almeno parzialmente “in divenire”, ciascuno di voi può offrire il proprio contributo, inviandomi – tramite il form di contatto o la pagina Facebook dedicata o ancora via e-mail – testimonianze, proposte e suggerimenti, che potranno venire prese in considerazione e citate nella stesura definitiva del volume.
Nel 1969, in seguito a una scissione interna del Centro Studi Ordine Nuovo, nasce il movimento omonimo “Ordine Nuovo”. Questa nuova organizzazione, capeggiata da Clemente Graziani che ne diventa segretario nazionale, si oppone alla decisione di una maggioranza dei dirigenti, Pino Rauti in testa, di ricongiungersi al Movimento Sociale Italiano, sotto la guida del segretario Giorgio Almirante. La reazione era dovuta al sentore che il partito si stesse avvicinando eccessivamente alla borghesia e all’imperialismo americano.
Strettamente collegato ad altri gruppi come Avanguardia Nazionale, il Fronte Nazionale, e diversi funzionari governativi, il movimento Ordine Nuovo collaborò in un tentativo di colpo di Stato. Organizzato dal “Principe Nero” Junio Valerio Borghese per la notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 a Roma, il golpe fu annullato dallo stesso Borghese mentre era in corso di esecuzione, per motivi mai chiariti.
Numerosi personaggi legati alla destra radicale, tra cui Stefano Delle Chiaie, Giovanni Ventura, Franco Freda, Delfo Zorzi, Pierluigi Concutelli e Vincenzo Vinciguerra, furono associati a Ordine Nuovo e successivamente indagati per atti di terrorismo. L’attività di questo movimento politico prese due direzioni principali e complementari: la formazione ideologica e l’attivismo militante. L’obiettivo era, infatti, sia formare una élite secondo i principi tradizionali, sia stabilire una rete di rapporti in Italia e all’estero con gruppi eversivi e con entità statali.
Il 21 novembre 1973, il movimento fu dichiarato illegale e sciolto per decreto dal ministro dell’Interno, Emilio Taviani. Ragion per cui, molti dei suoi membri entrarono in clandestinità. Prima di allora, 42 membri del movimento furono processati a Roma con l’accusa di tentativo di ricostituzione del Partito Fascista. Dopo lo scioglimento, fu avviato un ulteriore procedimento giudiziario, che si concluse il 24 gennaio 1978, con 19 imputati, la maggior parte dei quali latitanti.
Infine, Vittorio Occorsio, sostituto procuratore di Roma che aveva condotto le inchieste sul movimento, fu assassinato (foto principale del post) proprio da uno dei suoi leader il 10 luglio 1976. Pierluigi Concutelli, ne rivendicò personalmente l’omicidio, denunciando – a suo dire – una vera e propria campagna di persecuzione “feroce e sistematica” che Occorsio e il sistema attuarono nei confronti di Ordine Nuovo e dei suoi militanti.
Storia
La nascita
Nel 1956, Pino Rauti fondò il Centro Studi Ordine Nuovo, un movimento culturale con orientamenti politici di destra, dopo la sua uscita dal MSI. Tuttavia, nel 1969, Rauti decise di rientrare fra le file del MSI, scelta avversata da parte dei militanti, che vedevano il MSI come un partito oramai troppo incline agli interessi della borghesia e all’influenza statunitense. Tanto che, il 21 dicembre 1969, i dissidenti fondarono il MPON (Movimento Politico Ordine Nuovo). Tra le figure di spicco di questo nuovo movimento vi furono Clemente Graziani, che ne assunse il ruolo di segretario nazionale, e altri esponenti come Elio Massagrande, Roberto Besutti, Antonio Ragusa, e Salvatore Francia. Sandro Saccucci, invece, nonostante inizialmente avesse aderito al MPON, decise in seguito di rientrare nel MSI.
La formazione dei quadri
All’interno del movimento, venivano proposti specifici percorsi formativi per i suoi membri. Nel contesto ideologico, si tenevano corsi bimestrali, articolati in otto moduli tematici: tra questi figuravano “Rivoluzione tradizionale e sovversione”, “Le due razze”, “Impeto della vera cultura”, e “La plutocrazia come forza sovversiva”. Gli autori raccomandati per approfondire tali temi erano Julius Evola e René Guénon.
Parallelamente, per la formazione politica, venivano proposti percorsi, anch’essi della durata di due mesi, suddivisi in cinque sezioni, che trattavano temi come “La guerra rivoluzionaria”, “Le tecniche della guerra rivoluzionaria”, “La propaganda”, “L’organizzazione” e “La scelta dei temi di lotta”. Per approfondire queste materie, venivano suggeriti testi come “La guerra rivoluzionaria” di Clemente Graziani, “Tecniche della guerra rivoluzionaria” di Guido Giannettini e “Mein Kampf” di Adolf Hitler.
L’attività
Nell’ottobre del 1970, a Lucca, si tenne il primo congresso nazionale del MPON. Ordine Nuovo, nel corso di soli quattro anni di attività, divenne il gruppo extraparlamentare di destra di maggiore rilievo e notorietà del periodo. Sebbene la sua linea politica fosse tradizionalmente di destra, vi furono innovazioni, influenzate dalla grande attrazione che la Cina di Mao esercitava non solo sulle giovani generazioni di comunisti, ma anche sulle correnti nazimaoiste e frediane. La storia del MPON prese una svolta significativa il 6 giugno 1973, quando a Roma ebbe inizio un processo contro i membri del movimento. Erano accusati di aver violato gli articoli 1, 2, 3 e 7 della legge Scelba, relativi alla ricostituzione del disciolto Partito Fascista.
Lo scioglimento per decreto
Nel novembre del 1973, trenta dirigenti del movimento furono giudicati colpevoli e condannati a pene che variavano dai cinque anni e tre mesi ai sei mesi di reclusione. L’anno seguente, nel 1974, altre 119 appartenenti a Ordine Nuovo furono accusati dello stesso reato e ciò portò inevitabilmente al suo scioglimento. Sulle prime, questa mossa fu vista come un tentativo di contenere la violenza associata al movimento. Tuttavia, con il trascorrere del tempo, emerse che lo scioglimento di Ordine Nuovo (e, tre anni dopo, di Avanguardia Nazionale) aveva lasciato senza guida e controllo numerosi giovani estremisti. Un’assenza di orientamento e supervisione che spinse molti di essi a fondare gruppi clandestini e terroristici. Di fronte alle pressioni legali e politiche, alcuni dei principali leader del movimento optarono volontariamente per l’esilio. Clemente Graziani, ad esempio, per evitare l’arresto, si rifugiò prima in Grecia, poi in Francia, Inghilterra, Bolivia, e infine in Paraguay, spesso seguito da Elio Massagrande.
La clandestinità e il terrorismo
Dopo lo scioglimento di Ordine Nuovo, diversi militanti decisero di operare in clandestinità, rimarcando il ruolo centrale di Pierluigi Concutelli, che si unì a Ordine Nuovo proprio dopo lo scioglimento. Nel 1974, sotto la sua guida, il gruppo intrecciò legami con altri estremisti neofascisti e iniziò una lotta armata e terroristica, modellando le proprie operazioni su quelle dell’OAS. Nel 1975, con il gruppo che passò alla clandestinità, furono commessi numerosi attacchi e crimini, tra cui le stragi di Brescia e dell’Italicus e gli attentati di Savona. Ad inizio 1975, come conseguenza delle indagini legate a Mario Tuti, la rete clandestina di Ordine Nuovo in Toscana venne quasi completamente smantellata.
L’autunno del 1975 vide prima un avvicinamento e poi una rottura tra Concutelli e Avanguardia Nazionale, con motivazioni che restano tuttora oggetto di dibattito. Durante il 1976, il gruppo clandestino, particolarmente attivo a Roma, intensificò i suoi legami con il mondo criminale, specializzandosi in rapine e sequestri quali metodi di autofinanziamento. Il 10 luglio dello stesso anno, Concutelli assassinò il giudice Vittorio Occorsio, che aveva condotto le indagini sui sequestri e sulla P2 e che era stato pm nel processo ad Ordine Nuovo del 1973. L’anno successivo, le indagini portarono all’arresto di molti ex membri di Ordine Nuovo, tra cui lo stesso Concutelli.
Va sottolineato che molti ex-militanti di Ordine Nuovo, accusati o condannati per attività terroristiche, erano rientrati nel MSI già dal 1969 o non avevano mai avuto un ruolo attivo nella cosiddetta “strategia della tensione”, come Augusto Cauchi, Massimo Batani e Vincenzo Vinciguerra. Alcuni estremisti veneti erano ancora legati a Pino Rauti, nonostante questi avesse lasciato Ordine Nuovo. Un collegamento confermato non solo dalle testimonianze, ma anche dai documenti legati ai processi di Piazza Fontana e Brescia. Infine, un altro leader rilevante di Ordine Nuovo, sebbene non facesse formalmente parte del movimento, fu Paolo Signorelli, fondatore del Circolo Drieu La Rochelle a Tivoli, che evitò le indagini nel 1973.
Rapporti con altri gruppi e servizi segreti
Ordine Nuovo, nel corso della sua esistenza, ha avuto diversi punti di contatto e collaborazione con altri gruppi di estrema destra e, secondo alcune fonti, anche con i servizi segreti italiani.
Innanzitutto, con La Fenice, altro gruppo neofascista italiano. Quest’ultimo, sebbene avesse le sue radici e la propria autonomia, condivideva con Ordine Nuovo molte delle ideologie di base e, in alcuni casi, membri di entrambi i gruppi avrebbero potuto partecipare a manifestazioni o azioni comuni. Si trattava di un legame ideologico e a volte operativo, unito dalla comune opposizione al comunismo e dall’obiettivo di un rinnovamento nazionalista in Italia.
Poi con il Movimento di Azionei Rivoluzionaria (MAR), gruppo terroristico di destra, noto per essere più radicale e violento. Anche se MAR e Ordine Nuovo erano distinti, ci sono stati periodi in cui le loro attività si sovrapponevano, condividendo la strategia della lotta armata contro lo Stato.
Il rapporto tra Ordine Nuovo e il SID (Servizio Informazioni Difesa), infine, è uno degli aspetti più controversi e dibattuti. Dichiarazioni e testimonianze sostengono che alcuni membri di Ordine Nuovo erano in contatto con agenti del SID, o che addirittura il SID avesse infiltrato il gruppo, o ancora lo utilizzasse per fini di “strategia della tensione”. Una teoria secondo cui le autorità o i servizi segreti avrebbero potuto promuovere o sfruttare il terrorismo e la violenza politica per mantenere un clima di paura e giustificare misure repressive o di governo autoritario. Tuttavia, le prove dirette di questi rapporti sono complesse e non sempre definitive, rendendo questo argomento oggetto di speculazione e indagine storica.
Questi rapporti erano spesso oscurati dall’uso di codici, nomi di copertura e una cultura generale del segreto che avvolge tanto i gruppi estremisti quanto i servizi di intelligence, soprattutto durante gli anni della Guerra Fredda. Di conseguenza, mentre i legami ideologici e di attività tra i gruppi di destra sono documentati, le interazioni con i servizi segreti restano una questione complessa e sfumata, con molte affermazioni che si scontrano con la mancanza di prove incontrovertibili.
Vicende giudiziarie
Nel panorama delle vicende giudiziarie legate ai militanti principali di Ordine Nuovo, emergono vari nomi e episodi. Clemente Graziani, uno dei fondatori principali di ON e coinvolto in numerose indagini legate al terrorismo, venne assolto da quasi tutte le accuse mossegli. Un altro fondatore, Pino Rauti, pur avendo creato il Centro Studi Ordine Nuovo, non aderì mai al MPON. Fu indagato in relazione alle stragi di Piazza Fontana e Piazza della Loggia, ma venne assolto da tutte le accuse, consolidando la sua carriera politica nel MSI e diventando segretario nazionale nei primi anni ’90.
Giovanni Ventura e Franco Freda, sospettati per la strage di Piazza Fontana, vennero assolti. Tuttavia, furono in seguito identificati come probabili colpevoli, ma non potevano essere processati nuovamente. Furono però condannati per altre azioni sovversive nel 1969. Carlo Digilio, coinvolto nella strage di Piazza Fontana, non scontò la sua pena grazie alla sua collaborazione con la giustizia e rivelò i suoi presunti legami con la CIA.
Delfo Zorzi, sospettato per diverse stragi, venne assolto per mancanza di prove, mentre Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, dopo essere stati assolti per la strage di Piazza Fontana, vennero in seguito condannati per quella di Piazza della Loggia. La sentenza divenne definitiva nel 2017. Vincenzo Vinciguerra, reo confesso della strage di Peteano di Sagrado, sconta una condanna all’ergastolo.
Pierluigi Concutelli, che entrò in Ordine Nuovo dopo il suo scioglimento nel 1973, venne condannato per l’omicidio del giudice Vittorio Occorsio avvenuto nel 1976. Infine, Massimiliano Fachini e Paolo Signorelli furono indagati per la strage di Bologna ma vennero assolti da ogni accusa.
Epigoni
Nel dicembre 2014, l’Italia venne scossa da un’operazione dei carabinieri del ROS, che mirava a sventare i piani di un gruppo chiamato Avanguardia ordinovista. Quest’ultimo, ispirandosi agli ideali di Ordine Nuovo, aveva intenzione di portare a termine azioni violente contro obiettivi istituzionali. Il bilancio di questa operazione vide 14 persone arrestate in diverse regioni italiane, con diverse altre figure di secondo piano indagine.
Tra gli individui chiave emergono due nomi: Stefano Manni, un ex carabiniere di Montesilvano, considerato il possibile leader del gruppo eversivo, e Rutilio Sermonti, un intellettuale di estrema destra di 93 anni. Secondo le indagini, Sermonti avrebbe fornito un sostegno ideologico al gruppo, arrivando anche a redigere un documento che proponeva una nuova Costituzione per la Repubblica, palesemente ispirata all’era fascista.
Il gruppo era accusato di numerosi crimini gravi, tra cui l’associazione con finalità di terrorismo e l’incitamento alla discriminazione e alla violenza basata su motivi razziali, etnici o religiosi. L’intento principale dell’organizzazione era quello di destabilizzare l’ordine pubblico attraverso una serie di possibili attentati mirati a magistrati, forze dell’ordine e altri obiettivi istituzionali. Uno degli obiettivi, che però sfumò, era quello di eliminare Marco Affatigato, storico militante ordinovista latitante e accusato di associazione sovversiva.
Tuttavia, durante il processo, Stefano Manni sostenne che le sue azioni non erano altro che “vane minacce espresse sui social network”. Da notare che Rutilio Sermonti, uno degli imputati, morì nel 2015.
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