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Non siamo mai veramente liberi dalla storia, soprattutto quando si tratta di politica sanitaria. Il recente annuncio del nuovo Piano pandemico 2024-2028 da parte del ministro della Salute, Orazio Schillaci, sembra essere una conferma preoccupante di questo assioma. Questo piano, che risuona stranamente familiare, indica un ritorno alle misure che abbiamo già vissuto: mascherine, chiusure, limitazioni di spostamenti, assembramenti e, sì, anche la tanto contestata dad (didattica a distanza).
Ora, con il governo del centrodestra, ci si aspettava un cambiamento, un segnale di rottura con il passato, specialmente dopo le loro dichiarazioni contro il Green pass. Invece, cosa vediamo? Un quasi ritorno al passato, una riciclaggio di misure che hanno diviso l’opinione pubblica e sollevato dubbi sulla loro efficacia. I vaccini, come sempre, sono presentati come la misura preventiva più efficace, nonostante le polemiche e i dibattiti che hanno acceso le piazze e le famiglie italiane.
Ma dove sta la novità in tutto questo? Forse nella sua assenza. Il Piano pandemico sembra essere un eco dei tempi di Conte e Draghi, con una mancanza di originalità che sfiora l’incredibile. Distanziamento sociale, mascherine, chiusure: le stesse parole, le stesse misure, come se la lezione degli ultimi anni non avesse lasciato alcun insegnamento.
E cosa dire dell’opposizione? M5s e Pd, che ora si trovano a criticare le decisioni del governo, hanno espresso la loro frustrazione nel vedere le loro stesse politiche riprese e riproposte. La presidente del Consiglio, un tempo critica feroce di queste misure, ora le adotta senza apparente ironia. Il capogruppo Pd in commissione Affari sociali, Marco Furfaro, non ha mancato di sottolineare questa ipocrisia, accusando la destra di ingannare il popolo.
Le misure proposte, come il distanziamento sociale, le chiusure, i divieti di movimento e uscita da casa, sembrano un ritorno al passato, a un tempo che molti speravano fosse superato. E mentre le élite discutono a Davos di una fantomatica “Malattia X”, i cittadini sono lasciati nel limbo, senza risposte concrete sugli errori del passato e senza una visione chiara del futuro.
Questa situazione solleva domande fondamentali sulla nostra capacità di apprendere dalla storia, di adattarci e innovare in risposta a crisi sanitarie. Sembra che siamo destinati a ripetere gli stessi errori, a ricorrere alle stesse soluzioni, indipendentemente dalle loro reali efficacie o dagli effetti collaterali sulla società. C’è un urgente bisogno di trasparenza, di una commissione di inchiesta che faccia luce sulle decisioni prese durante la pandemia da Covid-19 e sulle loro conseguenze.
In conclusione, il nuovo Piano pandemico 2024-2028 non è solo un documento di politica sanitaria; è un simbolo della nostra incapacità di andare oltre la politica del passato, di immaginare nuove soluzioni a problemi antichi. È il riflesso di una politica che, pur cambiando faccia, sembra non cambiare mai davvero. Per i cittadini italiani, resta la speranza che un giorno la loro salute e la loro libertà possano essere bilanciate con saggezza e innovazione, piuttosto che con il ripetersi meccanico di misure passate.