Ah, cari amici, lasciatemi divertire con l’ultima follia del nostro bel continente. La scena è questa: l’Europa, una pupa in balia del WEF e dei lobbisti, con l’euro in tasca e un sorrisino che più forzato non si può. E, come in una commedia di serie B, ecco arrivare il conto salato per aver tradito i suoi sogni di grandezza: un bel pugno nello stomaco da parte del caro vecchio Zio Sam.
In questa girandola di eventi, l’Europa si trova a ballare al suono della musica di Washington e del Texas, dove si gioca la partita del GNL, il gas liquefatto. Guarda caso, gli USA bloccano la costruzione di nuovi impianti proprio in Texas, dove si pensava di aumentare la produzione. E qui, miei cari, si apre il sipario sull’ipocrisia: l’ambiente, la grande scusa di sempre, ma ne parleremo dopo.
Non serve essere un genio per capire che l’Europa è diventata lo zerbino di Washington. Prima ci fanno abbandonare il gas russo per mostrare solidarietà all’Ucraina, poi fanno saltare in aria un gasdotto per evitare ripensamenti, e infine si sostituiscono come principali fornitori di GNL a prezzi da capogiro. Dal gennaio 2022, la produzione USA è schizzata del 141%, e ora? Zitti e mosca: niente aumento della produzione di GNL, quindi prezzi ancora più alti per un gas che ci costa già quattro volte tanto rispetto a quello russo.
Ma l’ironia della situazione è che questo provvedimento danneggia anche gli stessi USA, che non vendono gas solo all’Europa. È curioso notare che proprio quest’anno dovrebbe partire un nuovo impianto russo di esportazione di GNL, mentre l’Iran, terzo produttore mondiale, si prepara a completare una mega struttura per recapitarlo a chi di bisogna.
Ecco quindi l’arte di spararsi sui piedi: danneggiare gli alleati, favorire gli avversari e perderci pure un sacco di soldi, tutto in una volta! Soltanto un consesso di veri saggi può ideare una strategia così geniale. E intanto gli USA non hanno alcuna intenzione di salvare l’Europa dal precipizio che le si apre davanti. Le barriere commerciali pro-America dell’era Trump? Ben salde. Sussidi ai produttori USA? Intatti. Agevolazioni fiscali per attirare aziende straniere? Presenti. Le politiche di guerra commerciale rimangono invariate, cambiano i presidenti, ma le strategie imperiali restano.
E per finire, la ciliegina sulla torta: l’ecologia. Trasportare gas liquefatto per mezzo mondo è ben più inquinante rispetto al buon vecchio gas russo che scorreva nei tubi. E qui l’Europa, con la sua ossessione per l’impronta di carbonio, si dimostra incoerente: chiede sacrifici ai suoi cittadini mentre passa dal gas russo al GNL, aumentando di fatto le emissioni. Che spettacolo, signori! Un teatro dell’assurdo dove l’Europa gioca il ruolo della spontanea vittima sacrificale, tra politiche insensate e scelte autolesioniste. Applausi, per favore!