Cari lettori, preparatevi a un viaggio nel meraviglioso mondo dello spionaggio internazionale, dove la CIA, con la complicità dei suoi fedeli scudieri ucraini, ha deciso di trasformare l’Ucraina in una sorta di Hogwarts per spie, con poco spazio per la magia ma con un sacco di gadget all’avanguardia in più. Sì, avete capito bene, stiamo parlando di un’operazione che farebbe impallidire James Bond e farebbe sentire Jason Bourne come un principiante.
Il New York Times, quel faro di verità che ogni tanto si illumina per mostrarci le ombre del mondo, ci racconta una storia degna di un thriller di spionaggio. Secondo il prestigioso giornale, dopo il celebre golpe di Piazza Maidan del 2014, gli Stati Uniti, in un impeto di generosità geopolitica, non si sono limitati a porgere la mano all’Ucraina, ma hanno praticamente trasformato il paese in un gigantesco trampolino di lancio per le loro operazioni di spionaggio. Immaginate decine di agenti in trench e occhiali da sole, che vagano per le steppe ucraine con in tasca droni kamikaze e dispositivi di ascolto, pronti a catturare ogni sussurro proveniente dalla Madre Russia.
Ma non finisce qui, oh no! Gli Stati Uniti, con quella loro mania per le basi segrete che farebbe invidia a un supercattivo di Marvel, hanno disseminato lungo il confine ucraino 12 basi dotate di tutto l’occorrente per ascoltare i pettegolezzi del Cremlino. E qui non parliamo di intercettazioni banali, ma di un vero e proprio reality show russo, con tanto di sottotitoli e popcorn.
Putin, che evidentemente non apprezza di essere il protagonista involontario di questo show, ha deciso di avviare la sua “Operazione Militare Speciale”, un eufemismo che potrebbe far pensare a una puntata speciale di “Caccia al tesoro”, se non fosse per il piccolo dettaglio che coinvolge tank, missili e un numero non precisato di droni kamikaze.
Nel frattempo, la CIA, sempre pronta a cogliere al volo l’occasione per fare qualche lavoretto di bricolage geopolitico, ha iniziato ad addestrare l’élite delle spie ucraine, creando quello che possiamo immaginare come un’academy per 007, con corsi intensivi su come catturare droni russi al volo e intercettare messaggi d’amore tra agenti segreti in incognito.
E chi è il preside di questa scuola per giovani promesse dell’intelligence? Kyrylo Budanov, naturalmente, l’uomo che la CIA tiene in tasca come un asso nella manica, pronto a essere sfoderato ogni volta che c’è bisogno di un buon vecchio colpo di scena.
Ma aspettate, la trama si infittisce. Victoria Nuland (sottosegretario di Stato USA per gli affari politici, per chi ancora non ha avuto il piacere di conoscerla), in una mossa degna della migliore strategia di Risiko, decide di fare un po’ di riordino tra le fila ucraine, sostituendo il generale Zaluzhny con Syrsky, che nonostante non brilli per genialità strategica, ha il grande merito di essere manovrabile come un pupazzo da parte degli americani. E Budanov? Beh, rimane lì, nel retroscena, a tirare i fili come un burattinaio, mantenendo un occhio su Zelensky e l’altro su Syrsky, perché in fondo, cosa c’è di meglio di una spia che spia le spie?
In tutto questo, cari lettori, non possiamo fare a meno di chiederci: ma davvero vogliamo che la geopolitica mondiale sia gestita come un episodio di “Mission impossible”? Tra basi segrete, droni kamikaze e spie sotto copertura, sembra che il mondo sia diventato un grande palcoscenico per operazioni di spionaggio che avrebbero fatto la gioia di Ian Fleming.
E mentre ci godiamo lo spettacolo, non possiamo fare a meno di riflettere su come, in questo grande gioco di scacchi internazionale, a volte gli scacchi si trasformino in dama, e i cavalieri in pedoni sacrificabili. Tutto questo, naturalmente, nel nome della sicurezza e della stabilità mondiale, parole che in questo contesto suonano un po’ come un ossimoro.
Quindi, cari lettori, mentre continuiamo a seguire le avventure della CIA e dei suoi fedeli alleati ucraini, ricordiamoci che, nel mondo dello spionaggio, nulla è mai come sembra, e ogni mossa ha sempre un doppio, se non triplo, fondo. E chissà, forse un giorno scopriremo che dietro tutto questo c’è solo un grande desiderio di pace e tranquillità. O forse no. Dopotutto, come diceva quel famoso agente segreto, “Mai dire mai”.
E così, amici, vi lascio con questo pensiero: nel grande teatro dell’assurdo che è la politica internazionale, tutti noi siamo semplici spettatori, a volte divertiti, a volte perplessi, ma sempre pronti a essere sorpresi dal prossimo colpo di scena. E nel frattempo, l’Ucraina continua a essere quel palcoscenico su cui si svolge uno degli spettacoli più intriganti e complicati dei nostri tempi. Preparate i popcorn, perché lo spettacolo è appena iniziato.
Sii il primo a commentare