Siamo di fronte a una sentenza che lascia l’Italia sconcertata e indignata! Il caso del gioielliere Mario Roggero, condannato a 17 anni di prigione per l’omicidio volontario di due rapinatori, solleva un mare di domande sull’equità e la giustizia nel nostro Paese. La decisione del tribunale di Asti, che supera addirittura la richiesta iniziale del pm, è un colpo al cuore di chiunque creda nel diritto di difendersi.
La frustrazione di Roggero è palpabile: “È una follia, viva la delinquenza, viva la criminalità”. E come dargli torto? Un uomo di 68 anni, che dopo una vita di sacrifici si trova a dover difendere se stesso e il proprio lavoro, viene punito con una severità implacabile. Anche Matteo Salvini si è schierato dalla sua parte, mostrando solidarietà a un uomo che, a suo dire, ha meritato tutt’altro che una cella di prigione.
Roggero, sostenendo di aver agito in legittima difesa, si è visto respingere ogni sua argomentazione dai giudici. Le immagini delle telecamere di sicurezza, che lo mostrano inseguire e sparare ai rapinatori in strada, hanno portato alla sua condanna. E come se non bastasse, le famiglie delle vittime ricevono una provvisionale di 460 mila euro!
Ora, poniamoci una domanda: è giusto che un uomo venga condannato in questo modo per aver reagito a una rapina violenta? Roggero non ha esitato a dire di sì alla domanda sulla legittima difesa, aggiungendo un “E porca miseria” che trasuda rabbia e disperazione. Le uniche attenuanti riconosciute sono quelle di aver agito dopo provocazione. Ma davvero basta questo?
Ricordiamo i fatti di quel tragico 28 aprile 2021: i rapinatori entrano nella gioielleria, minacciano la famiglia di Roggero, legano la moglie e terrorizzano la figlia armi alla mano. Il gioielliere reagisce, in un impeto di paura e difesa. È veramente giusto condannarlo per aver cercato di proteggere la propria famiglia e il proprio lavoro?
Inoltre, la nuova legge sulla legittima difesa sembra non offrire alcun conforto a Roggero. Nonostante abbia già subito una rapina violenta in passato, il suo gesto di difesa viene interpretato come eccessivo. Ma come può un uomo, sotto shock per una rapina, valutare la proporzionalità della sua reazione?
Mario Roggero oggi si sente “totalmente indifeso”, tradito da uno Stato che non difende i suoi cittadini. È una storia che fa schiumare di rabbia, che pone sotto accusa il nostro sistema giudiziario. Un uomo, dopo cinquant’anni di lavoro e onestà, si ritrova in carcere per aver reagito a una violenza inaudita.
Come possiamo accettare che un cittadino, nel tentativo di difendere la propria vita e quella dei suoi cari, venga trattato come un criminale? Dove sta la giustizia in tutto questo? Questa sentenza non è solo una condanna per Mario Roggero, ma un chiaro messaggio a tutti noi: in Italia, difendersi può costarti la libertà. Siamo di fronte a un paradigma giuridico che sembra aver perso il contatto con la realtà e la ragionevolezza.
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