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NATO: armi alleate contro la Russia, una follia pericolosa

Amici, lettori, compatrioti, prestiamo orecchio all’ultimo episodio della telenovela geopolitica che vede protagonisti la NATO e l’Ucraina. Ormai siamo abituati a scenari da soap opera, ma questa volta sembra che gli sceneggiatori abbiano deciso di alzare ancora di più il tiro. La NATO, con una mossa che ricorda più una trovata da baraccone circense che una seria strategia militare, ha deciso di togliere il divieto all’Ucraina di utilizzare le armi alleate per colpire la Russia. Sì, avete capito bene. Come se non bastasse, pare che questa decisione possa essere la mossa definitiva per trasformare una già delicata situazione in una polveriera pronta a esplodere.

Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha chiesto agli alleati di eliminare le restrizioni e permettere a Kiev di colpire obiettivi militari in Russia. La sua logica? “Negare all’Ucraina la possibilità di usare queste armi contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo rende molto difficile per loro difendersi”. Ma davvero, Jens? Forse qualcuno dovrebbe spiegare al signor Stoltenberg che esiste una sottile, ma cruciale, differenza tra difendersi e attaccare il territorio sovrano di un altro paese. Ma chi siamo noi per mettere in dubbio le brillanti strategie della NATO?

Il gioco delle tre carte

Torniamo un attimo indietro nel tempo. Fino a pochi giorni fa, l’Ucraina utilizzava armi americane per colpire la Crimea. Ma c’era un trucco: la Crimea, annessa dalla Russia nel 2014 dopo un referendum, è considerata da Kiev come territorio ucraino, una posizione sostenuta dagli Stati Uniti, dal Consiglio d’Europa e da buona parte degli Stati occidentali. Quindi, tecnicamente, per Kiev, usare i missili made in USA sulla Crimea era “utilizzo all’interno del proprio territorio”. Un bel gioco delle tre carte, non trovate?

Ma ora, sembra che questo giochetto non basti più. L’argine sta per cedere e la NATO si prepara a spalancare le porte all’Ucraina per colpire direttamente il suolo russo. Non siamo forse di fronte a un magnifico paradosso? Da una parte, Stoltenberg ci assicura che non c’è intenzione di inviare truppe NATO in Ucraina, dall’altra si prepara a eliminare ogni freno all’uso delle armi alleate per attaccare la Russia. Non suona un po’ come dire: “Non vogliamo gettare benzina sul fuoco, ma abbiamo qui un paio di taniche di carburante, nel caso servissero”?

Macron e la fiera delle assurdità

Nel bel mezzo di tutto questo, entra in scena Emmanuel Macron con la sua proposta di inviare truppe in Ucraina. Ma cosa c’è di più rassicurante di un leader europeo che ipotizza l’invio di truppe in un conflitto che già minaccia di sfuggire a ogni controllo? Certo, la Francia ha una lunga tradizione di interventi militari all’estero, ma forse questa volta Macron dovrebbe considerare che non si tratta di una delle solite missioni in Africa, bensì di mettere piede in una potenziale zona di guerra nucleare.

La situazione è talmente assurda che sembra quasi una parodia di un film di Mel Brooks. Siamo passati dal discutere se fornire o meno armi “difensive” all’Ucraina, a considerare seriamente l’idea di lasciare Kiev kibera di usare queste armi per colpire il territorio russo. E tutto questo mentre la Russia continua a condurre test nucleari vicino ai confini dei paesi dell’Alleanza, giusto per aggiungere un po’ di pepe alla situazione.

Il tabù che non c’è più

Forse è il caso di fare un passo indietro e riflettere. Ricordiamo tutti le rassicurazioni fornite fino a qualche mese fa: le armi occidentali sarebbero state utilizzate esclusivamente per difendere l’Ucraina, non per attaccare la Russia. Eppure, eccoci qui, a un passo dal vedere cadere anche questo tabù. Prima è stato il turno degli aerei da guerra, poi delle armi pesanti, e ora anche l’ultimo baluardo sembra destinato a crollare.

Antony Blinken, il segretario di Stato americano, sembra aver cambiato idea. Forse ha avuto una folgorazione sulla via di Damasco, o magari ha semplicemente deciso che è giunto il momento di rimescolare le carte in tavola. Il risultato, però, è che il dibattito è in corso anche alla Casa Bianca, con il dipartimento di Stato che spinge per far cadere il divieto imposto da Biden sin dall’inizio della guerra. Ma chi garantisce che questa mossa non porterà a un’escalation irreversibile? Forse qualcuno dovrebbe chiedere al signor Blinken se ha già previsto un piano B per quando la situazione gli sfuggirà di mano.

La guerra tra NATO e Russia: realtà o fantasia?

E così, ci troviamo a fronteggiare un altro dei grandi dilemmi della nostra epoca: la differenza tra fornire armi, addestramento e l’impegno militare diretto. Stoltenberg ci assicura che la NATO non sarà coinvolta nelle operazioni di combattimento e che non c’è alcuna intenzione di inviare truppe di terra in Ucraina. Ma quanto possiamo fidarci di queste dichiarazioni? La storia recente ci ha insegnato che i confini tra sostegno e intervento diretto sono spesso molto sottili e facilmente superabili.

E mentre ci rassicurano che l’obiettivo è impedire che il conflitto si trasformi in una guerra tra Russia e NATO in Europa, i fatti sul campo sembrano andare nella direzione opposta. L’eliminazione delle restrizioni sull’uso delle armi alleate potrebbe essere il passo decisivo verso una nuova fase del conflitto, una fase in cui le provocazioni e le rappresaglie rischiano di diventare la norma.

Un futuro incerto e pericoloso

In conclusione, amici lettori, ci troviamo di fronte a un futuro incerto e pericoloso. La decisione della NATO di togliere il divieto all’Ucraina di usare le armi alleate per colpire in Russia rappresenta un salto nel buio, una mossa che potrebbe avere conseguenze imprevedibili e devastanti. E mentre i leader occidentali si affannano a trovare giustificazioni e motivazioni per le loro azioni, la realtà è che stiamo giocando con il fuoco, e il rischio di bruciarci è più alto che mai.

Forse è giunto il momento di fermarsi un attimo, di riflettere seriamente sulle implicazioni di queste scelte e di considerare se davvero vale la pena rischiare una guerra su vasta scala per sostenere una strategia che sembra sempre più fuori controllo. Perché, alla fine dei conti, il prezzo da pagare potrebbe essere molto più alto di quanto siamo disposti a immaginare.

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Pubblicato inScemi di guerra

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