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L’ultima gentilezza: debolezza o ribellione?

Viviamo tempi davvero esilaranti, se per “esilarante” intendiamo quella sottile arte della maleducazione imperante. Quella stessa maleducazione che è diventata un nuovo codice di condotta, un’inevitabile tendenza sociale dove essere educati è visto come un segnale di debolezza, come se la gentilezza fosse una malattia da evitare a tutti i costi. Prendiamo ad esempio l’ormai vetusto atto di rispondere alle e-mail: chi ha il tempo per farlo? Ormai è un’impresa che pochi si azzardano a compiere, se non quelli “deboli” e fuori moda che ancora credono che rispondere sia segno di rispetto. Ma che rispetto e rispetto? Rispondere alle e-mail è una perdita di tempo, non lo dicono anche gli influencer del nulla che ci bombardano di “messaggi diretti” su Instagram senza neppure un “per favore” o un “grazie”? A chi importa rispondere, tanto ci sarà un’altra e-mail più urgente che ci sovrasterà, cancellando la memoria di quella precedente.

E che dire del saluto? Oh, scusate, sono già fuori tempo massimo: il saluto non si usa più! Non lo sapevate? È un’arte scomparsa, relegata a quei noiosi che si ricordano ancora come ci si comporta in un’ascensore o quando si incrocia qualcuno per strada. Oggi il massimo che puoi ottenere è un grugnito, se sei fortunato. Se qualcuno ti guarda, è per giudicarti, non per salutarti, perché il saluto richiede una certa dose di sforzo mentale che chiaramente non siamo più disposti a impiegare. Il semplice cenno della mano, un timido sorriso? Roba da museo! Prova oggi a salutare uno sconosciuto e vedrai il panico nei suoi occhi, come se gli stessi lanciando una bomba sociale. Forse ti guarderà pure con sospetto, chiedendosi quale sia il tuo oscuro secondo fine. Perché, diciamolo, solo chi ha secondi fini saluta ancora.

Le buone maniere, insomma, sono state disintegrate dalla modernità, dalla tecnologia, dall’egoismo di massa e da quell’affascinante esaltazione dell’inciviltà che ci contagia tutti, proprio come l’influenza (sì, la maleducazione si diffonde allo stesso modo). Basta un’occhiata scortese ricevuta al mattino per garantire che tu, nella giornata, sia altrettanto scortese con chiunque ti capiti a tiro. Gli studi lo confermano: la maleducazione genera altro maleducazione, è una spirale infinita in cui l’inciviltà di uno diventa il pretesto per il prossimo​.

Ora, proviamo a immaginare un mondo dove, al contrario, ci si fermasse un secondo. Solo un attimo, giusto per rispondere con calma e cortesia, magari anche con una punta di umorismo intelligente. Sai cosa succederebbe? Il crollo della società come la conosciamo. Sì, perché nell’epoca dell’hate speech, della corsa sfrenata a chi urla più forte, fare un atto di gentilezza sarebbe come spegnere la musica a un rave party: tutti si fermerebbero, confusi, a chiedersi cosa sta succedendo. Prova a essere educato in una discussione online. La reazione sarà immediata: vieni considerato debole, fuori dal mondo. I social media ci hanno insegnato una lezione perfetta: essere gentili è da perdenti. O insulti o sei insignificante, la via di mezzo non esiste più​.

Ma non è tutto: anche l’autorevolezza ne risente. Una volta essere rispettosi equivaleva ad avere un certo status, a dimostrare eleganza, educazione e cultura. Oggi chi rispetta viene calpestato, perché la volgarità e il parlare senza filtri sono diventati sinonimi di autenticità. E se sei “autentico”, puoi permetterti di dire quello che vuoi, senza alcun rispetto per chi ti ascolta. Perché lo sappiamo tutti: la vera forza sta nel non avere alcun freno, nel fregarsene delle opinioni altrui. Parla come mangi, anzi peggio. Mangia come parli: con la bocca aperta, con urla di sopraffazione e con la volgarità come unica salsa possibile​.

Ci sono, però, quelli che ci provano ancora, quei pochi idealisti che continuano a credere che un mondo migliore sia possibile. I galatei esistono ancora, sì, ma non se ne fa più nulla. Sono reliquie polverose, come vecchi manuali di storia che nessuno ha voglia di sfogliare. Certo, l’educazione non si può imporre, ma oggi sembra che neppure suggerirla sia consentito senza suscitare una risata di scherno. E la domanda rimane: perché essere gentili quando puoi essere ignorato o, peggio, deriso?​

In conclusione, se oggi ti sorprendi a rispondere a un’e-mail con cortesia, a fare un sorriso per strada o addirittura a dire “grazie” senza aspettarti nulla in cambio, sappi che stai andando controcorrente. Sei l’ultimo dei gentili in un mondo che ha deciso di farne a meno. Forse il tuo gesto sarà visto come una provocazione, un segno di debolezza, ma almeno avrai la soddisfazione di essere l’ultimo baluardo di un’epoca passata. Un’epoca dove rispondere era segno di rispetto, dove salutare non era considerato un atto sospetto, e dove l’educazione non era un optional ma un dovere sociale. Ma oggi, chi ha tempo per tutto questo?

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