Il Piemonte e Torino alla prova del terrorismo - Dalla parte delle vittime
By: Dino Valle
Sui cosiddetti ‘anni di piombo’, quelli del primo terrorismo e dell’eversione, si sono scritti libri e documenti a non finire. Quando già l’immenso materiale prodotto andava storicizzandosi, ecco riapparire una seconda ondata terroristica, epigone della prima, rinominata bierre a rivendicare una pretesa di continuità, mentre già altre purtroppo incalzano minacciando il temuto ‘salto di qualità’.
Il destino delle vittime e, soprattutto dei loro famigliari, pubblicamente onorati nel clamore dei fatti, sono poi rapidamente misconosciuti e poco meno che abbandonati. La loro dignità e il trascorrere del tempo sembrano quasi renderli estranei e fastidiosi, poiché la loro presenza ricorda vicende troppo dolorose, e talvolta imbarazzanti, che si vorrebbero dimenticare, quasi estirpare dalla nostra storia. Col tempo la ribalta è forse più garantita ai carnefici che alle vittime.
I fatti che stiamo oggi vivendo dimostrano, invece, quanto il non dimenticare sia un impegno non solo di civiltà, ma anche di salvaguardia per il futuro. Non si tratta, naturalmente, di un assurdo spirito di vendetta o di perseguire all’infinito i colpevoli. Più semplicemente di rendere giustizia ai caduti, di garantire i famigliari, di non permettere che pretese ragioni della politica prevalgano sullo stato di diritto.
Maurizio Puddu