Centinaia di bambine avvelenate per portare alla chiusura delle scuole femminili. Teatro della raccapricciante vicenda la città santa di Qom in Iran, situata a circa 150 chilometri dalla capitale Teheran. Si tratta di uno dei principali centri di studi religiosi sciiti del Paese. A confermare quanto accaduto fonti sanitarie e del governo citate dalla stampa.
- Gli avvelenamenti delle bambine a Qom
- Casi di avvelenamento anche a Borujed
- L’ammissione del viceministro della Salute
Gli avvelenamenti delle bambine a Qom
I media locali dalla fine del mese di novembre avevano iniziato a riportare casi di avvelenamento respiratorio tra le alunne di circa 10 anni nelle scuole di Qom. I contorni sono però ancora poco chiari: ad oggi non sono stati annunciati arresti.
Le problematiche sarebbero derivate da composti chimici disponibili non per uso militare. Secondo quanto riferito dall’agenzia iraniana ‘Irna’, lo scorso 14 febbraio i genitori delle bambine si sono riuniti in presidio davanti al governatorato cittadino per chiedere spiegazioni.
Fonte foto: ANSA
Giovani studentesse iraniane tra i banchi di scuola
Casi di avvelenamento anche a Borujed
Alcuni casi di avvelenamento sono stati registrati anche nella città di Borujerd. Come riportato da ‘Bbc Persian’ oltre 90 giovani ragazze delle scuole superiori hanno riscontrato i sintomi e si sono recate in ospedale.
Ma i precedenti in Iran non mancano. Lo scorso ottobre una universitaria di 21 anni era morta dopo aver bevuto alcol con tracce di veleno. Ci sono poi tutta una serie di testimonianze di attivisti avvelenati in carcere dopo aver partecipato alle proteste scoppiate per l’uccisione di Mahsa Amini.
L’ammissione del viceministro della Salute
L’agenzia di stampa ‘Irna’ ha riferito che “il viceministro della salute Youness Panahi ha implicitamente confermato che l’avvelenamento è stato intenzionale“. “È emerso che alcuni individui volevano che le scuole, soprattutto quelle femminili, fossero chiuse”, avrebbe affermato.
I ministeri dell’Intelligence e dell’Istruzione si sono limitati a dire che stanno collaborando per ricostruire quanto accaduto e trovare la fonte dell’avvelenamento. La vicenda metterebbe in luce per l’ennesima volta l’intenzione di porre un bavaglio al genere femminile, esattamente come fatto dai talebani nel vicino Afghanistan vietando l’istruzione alle donne.
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