Lo scenario che circola tra i responsabili dell’amministrazione Biden è questo: prima la spallata militare ucraina, subito dopo l’offensiva diplomatica congiunta per cercare di aprire il negoziato e fermare la guerra
Gli Stati Uniti cominciano a credere che la Cina possa svolgere un ruolo pacificatore e valutano la possibilità di lavorare insieme per mediare tra Kiev e Mosca. Da quando dieci giorni fa Xi Jinping ha finalmente parlato con Volodymyr Zelensky, tra i responsabili dell’Amministrazione Biden circola questo scenario, scrive il rispettato David Ignatius sul Washington Post: prima la spallata militare ucraina, subito dopo l’offensiva diplomatica congiunta per cercare di aprire il negoziato e fermare la guerra.
Il segretario di Stato Antony Blinken ne ha parlato in un’intervista a Ignatius. Blinken ha fiducia che la controffensiva delle forze ucraine (attesa per questa primavera) «abbia successo e recuperi altro territorio». A quel punto «è sicuramente possibile che la Cina abbia l’influenza per svolgere un ruolo nello sforzo per costruire una pace giusta e duratura». Il capo della politica estera americana ora dice che ci sono aspetti positivi tra i 12 punti della posizione cinese annunciati lo scorso febbraio. All’inizio aveva scartato il documento di Pechino, sostenendo che era un tentativo di sancire l’occupazione russa delle regioni orientali ucraine con un cessate il fuoco che non prevedeva il ritiro degli invasori. Visti gli ultimi sviluppi, Blinken ammette che i punti proposti dai cinesi contengono «il rispetto della sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti i Paesi», il che implica il ritiro delle truppe russe. Altri punti condivisibili sono quelli sulla «riduzione dei rischi strategici» e sul no all’uso di armi nucleari. La Casa Bianca valuta che su queste basi si possa lavorare insieme con la Cina per raggiungere un cessate il fuoco.
Zelensky ha detto più volte che Pechino deve avere un ruolo di mediazione (e garanzia). Dopo la telefonata di Xi, nel resoconto pubblicato a Pechino si è letto che «tutte le parti dovrebbero cogliere l’occasione per una soluzione politica della crisi». Un appello che evidentemente pone la domanda anche alla Russia (e agli Stati Uniti). Blinken dice che la conversazione tra Xi e Zelensky è stata positiva perché il leader cinese ha voluto ascoltare finalmente «il punto di vista della vittima e non solo quella dell’aggressore». A Washington hanno la sensazione che a Putin non piaccia l’intervento dell’amico Xi, ma che non abbia la forza per dire esplicitamente di no, visto che la Russia è ormai il socio di minoranza nei confronti della Cina.
C’è un rischio strategico per gli Stati Uniti nell’accettazione della mediazione cinese, nella possibile cooperazione Washington-Pechino per far sedere al tavolo russi e ucraini. Con l’immagine ripulita dall’intervento pacificatore al fianco di Joe Biden, Xi Jinping potrebbe rilanciare la sua «attrazione fatale» nei confronti degli europei. L’ultimo punto delle proposte cinesi cita la ricostruzione dell’Ucraina ed è chiaro che Pechino ha una grande potenza economica da impegnare in investimenti e lavori per il ripristino delle infrastrutture devastate dalla guerra. La mediazione potrebbe risultare anche commercialmente vantaggiosa per Xi. Però Zelensky, che dipende da Stati Uniti ed Europa per i rifornimenti di armi, era ansioso di parlare con Xi e pensa che la Cina possa garantire una mediazione (non sarà facile perché il presidente ucraino premette che non accetterà mutilazioni territoriali). A Washington si sono convinti che serve realismo e bisogna includere la Cina nello sforzo di pace, spingere Xi a giocare da leader responsabile, riprendere il dialogo tra le due superpotenze proprio sul dossier della meiazione. È questo il messaggio a mezzo stampa che Blinken ha inviato a Pechino.
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