Sono trascorsi 43 anni esatti dall’abbattimento del DC9 Itavia e dall’uccisione di 81 innocenti. E dopo tutto questo tempo, ci ritroviamo ancora qui a chiedere verità e giustizia.
Da quasi subito, abbiamo saputo che si trattava di un missile scagliato durante una guerra dei cieli non dichiarata, con l’obiettivo di colpire i libici e uccidere Gheddafi. Questa verità è stata confermata da prove, testimonianze, un ex presidente della Repubblica e diverse sentenze civili. Coloro che sostenevano altre teorie, come la bomba o il cedimento strutturale, sono rimasti isolati e smentiti dai fatti. Rimangono solo Giovanardi e qualche nostalgico della Guerra Fredda.
Il dubbio che rimane riguarda solo chi ha effettivamente premuto il grilletto: i francesi o gli americani. Con la complicità dei servizi italiani e del governo dell’epoca (con Cossiga come presidente del Consiglio, guarda un po’), che hanno depistato, falsificato e coperto tutto, compreso il ritrovamento del caccia libico abbattuto sulla Sila nello stesso giorno e la macabra mutilazione delle mani e del pene del pilota per impedirne l’identificazione (le mani per le impronte digitali, il pene per la circoncisione).
Eppure, nonostante tutto ciò sia ampiamente noto, le autorità italiane (compreso Mattarella – sì, anche lui – Fico, Conte, Bonaccini) continuano a parlare di segreti di Stato da rimuovere, a fare appelli affinché chi sa parli agli alleati (USA, Francia), a dichiarare che verità e giustizia sono fondamentali per l’Italia. Ma chi dovrebbe rimuovere questi segreti? Chi dovrebbe chiedere conto agli alleati? Chi dovrebbe fare giustizia per le vittime?
Non ci credete. È tutta una farsa. Una pantomima.
La grande ipocrisia dello Stato. Lo specchio della debolezza della nostra politica, della nostra Italia. Se i governi e i politici di questi 40 anni avessero davvero creduto in questa causa, se fossero stati liberi, con la coscienza pulita e la schiena dritta, se avessero davvero a cuore la giustizia per le vittime e la dignità del Paese, avremmo già ottenuto la verità. E invece no.
Non può essere che in tempo di pace i tuoi principali alleati abbattano un aereo civile, anche per errore, e si rifiutino di spiegare perché e come è accaduto, negandoti l’accesso alle prove e chiedendo addirittura la tua collaborazione per cancellarle, impedendo a chiunque sappia la verità di parlare. E che continuino a mentire e nascondere ciò che sanno per quasi mezzo secolo.
Non possiamo accettarlo. Questo non è normale nelle relazioni tra Stati amici e alleati. Nella vera politica, se il tuo Stato è libero, sovrano e forte, troverai un modo
per convincere coloro che hanno interesse a nascondere la verità a smettere di farlo. Non possiamo più fare appelli retorici o affidarci alla magistratura. Spetta al governo e al nostro Stato compiere i passi necessari, che avrebbero dovuto essere fatti già da decenni.
Altrimenti, tutto questo può continuare solo se siamo coinvolti e complici. Se i nostri interessi o le nostre convenienze politiche e militari coincidono o hanno coinciso con coloro che quella sera hanno deciso di premere il grilletto. Come cantava De André: “per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”.