Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, in arte Totò, compie 125 anni. Non si può usare il condizionale e dire avrebbe compiuto, no, pur essendoci stata la sua scomparsa fisica ben 56 anni fa, capita per pochi personaggi, del mondo dell’arte o della politica, che sia così presente, da farlo sentire ancora vivo tra noi.
Non si può avvertire una nascita così lontana nel tempo, Totò è una presenza costante nelle nostre giornate con i suoi film nelle emittenti pubbliche e private trasmessi di continuo, ma con una particolarità unica: che con il passare degli anni coinvolge sempre nuove generazioni con una comicità sempre viva che non stanca mai.
Un linguaggio comico, battute, modi di dire che sono ancora comuni e, soprattutto, rappresentano dei veri slogan di ribellione: “E io pago!” “Adda’ venì”, “Ma mi faccia il piacere!”, “Poi dice che uno si butta a sinistra”.
Le sue battute sono state una miniera dove tanti comici e attori hanno attinto per il loro repertorio.
Così snobbato dalla critica quanto amato dal popolo. È stato riscoperto dai critici solo dopo la sua morte.
Nella sua riscoperta, opera meritoria, c’è stato un rischio di ingabbiarlo in luoghi comuni. Il comico dell’evasione contro i film del neorealismo lo definì Renzo Arbore, cosa sbagliata, dal momento che pellicole come Guardie e Ladri con Aldo Fabrizi, Totò e Carolina, I due orfanelli contenevano tematiche scomode al potere democristiano dell’epoca. Totò e Carolina è stato, ad esempio, uno dei film più censurati della storia di cinema italiano, con ben 82 tagli della pellicola.
Un grande studioso di Totò come Giancarlo Governi che vanta diversi special sul Principe della risata, nel sodalizio con Pier Paolo Pasolini, ha definito l’interpretazione di Totò poco consona alla sua maschera ingabbiato, senza poter dare vita alla sua improvvisazione.
La Storia artistica tra Totò e Pasolini è stata travolgente, una reciproca folgorazione. Pasolini in primis era un ammiratore di Totò è stati fra i pochi intellettuali che avevano già capito, la sua forza espressiva, la sua carica quasi teppistica della sua comicità, così come la sua profonda dolcezza e umanità.
Sono eloquenti le parole di David Grieco, giornalista, scrittore, regista, amico e allievo di Pasolini.
Nel libro Passione Pasolini, Grieco racconta: “Pasolini amava Totò indiscutibilmente. Una storia d’amore artistica travolgente. Non a caso, andò direttamente a casa sua, non usò l’agente, le vie classiche che si usano per scritturare un attore, per conoscere Totò che rimane inquietato e folgorato da questo incontro. Totò si era votato a Pasolini. Se guardi Uccellacci e uccellini, Totò è di una determinazione, di una spontaneità pur dovendo dire cose scritte, cosa che non gli succedeva mai. Perché Totò qualsiasi cosa faceva, arrivava sul set e improvvisava. I copioni non gli interessavano. I copioni erano solo degli spunti, delle tracce su cui lavorare. Con Pasolini lui sta attento a non sbagliare una parola e nello stesso tempo è spontaneo, è trascinante perché poi è un grandissimo attore.”
Totò, comunque, è sopravvissuto ai critici disonesti e sopravvive ai luoghi comuni.
La sua comicità resta di una contemporaneità assurda, ignora il passare del tempo.
È una comicità generosa, possiamo sempre affidarci a lui, chiunque può trovare una sua battuta che sia riferimento ad una propria situazione di vita.
Il suo sberleffo, mai fine a sé stesso, nella sua potenza satirica, è stato e sarà ancora un’arma contro il potere.
Francesco Guadagni