Dall’inchiesta di Bergamo deve partire un segnale preciso e puntuale: i politici incapaci e i protervi che hanno giocato con la vita delle persone non possono coprirsi con le loro “pretestuose bugie”, quindi niente sconti di nessun tipo, nessuna giustificazione; non esistono bugie a “fin di bene”.
Non esistono né per Speranza, né per Conte, né per Draghi. Negli USA è stata l’opinione pubblica ad imporre in questi giorni, con un voto unanime in Senato e alla Camera la trasparenza sulle radici della pandemia.
Mettere le carte in tavola anche a Bergamo è di per sé un atto politicamente rivoluzionario. Consentire a tutti di leggere le carte nel dettaglio di quello che politici e i “loro zerbini” di supporto tramavano e già un significativo segno di civiltà, che consente, a futura memoria, di impostare un argine pratico, già da oggi, in difesa dei fondamentali principi di salvaguardia della libertà individuale della persona.
Quando si attuano regole vessatorie come hanno fatto i vari governi Conte e Draghi, con la protervia di imporre una “nuova pedagogia” incentrata sulle bugie, sulla implementazione della paura, poi si deve pur aver coscienza che arriva il tempo delle verifiche e come succede in ogni luogo, dove un barlume di civiltà resta vivo e integro, ritorna prima o poi anche in quei posti “quella primavera politico- culturale” che impone, con un azione di onestà, il dovere nonché il bisogno di praticare in profondità un azione di assoluta “trasparenza” dei fatti attraverso carte e testimonianze.
In questo caso pesi ruoli e presunte autorevolezze vengono misurate e ponderate con un metro più realistico, non mediate da interpretazioni di giornalisti che si sono messi a disposizione passiva in cambio della tutela del loro sistema pensionistico o di editori che conoscono bene il mercato dei budget della pubblicità e le sue regole fatte di “influencer” presunti scienziati.
Sentito come persona informata sui fatti nell’inchiesta di Bergamo, il matematico Stefano Merler sostiene di aver già iniziato a occuparsi dell’epidemia da Covid prima di Natale 2019.
Diversi giorni prima dell’alert dell’Oms datato 31 dicembre, dunque, nella comunità scientifica italiana si sarebbe avuta contezza della diffusione del Covid. “Credo che già il 7 gennaio del 2020 c’erano stime che il virus fosse già diffuso al di fuori della Cina” mette a verbale lo studioso della Fondazione Bruno Kesler che paventò uno scenario devastante sulla diffusione del Covid in un dossier commissionato dall’Iss a febbraio.
C’è sicuramente poco da essere soddisfatti per ciò che emerge, anzi segna sempre più la mente: i morti inutili pesano nel ricordo di ciò che è avvenuto. È sicuramente rileggendo le carte dell’inchiesta di Bergamo che si proietta una realtà dolorosa anche per chi ha fatto prevalere una propria ideologia (Silvano Danesi, direttore del Nuovo Giornale Nazionale, direbbe quella della via del “comunismo finanziario”) su quella realtà straziante delle Valli Bergamasche.
Qui va pur ricordato il libro di Speranza e le tesi sostenute, libro poi ritirato per la vergogna dal titolo: Perché guariremo.
Sono nato orgogliosamente in Valle Seriana, ammetto che mi è difficile dimenticare il volto dei miei parenti morti e dei tanti amici che ogni giorno cadevano copiosi come le foglie dagli alberi ad inizio autunno: il parroco del paese, il mio avvocato, il mio amico o medico primario, le loro bare ammassate in attesa di sepoltura… come me molti altri non possono dimenticare.
Ecco perché le bugie non possono trovare né oggi, né domani sconti!
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