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Le statistiche ci raccontano che, in termini numerici, il totale degli immigrati sbarcati in Italia è inferiore a molti Paesi europei.

Le statistiche ci raccontano che gli immigrati contribuiscono ai fondi pensionistici. Una tesi difficile da credere con i livelli salariali bassissimi e bloccati da oltre vent’anni.

Le statistiche ci raccontano che l’Italia ha un calo demografico così grave da correre ai ripari, anche con l’interesse dei nostri servizi segreti. La toppa è l’immigrazione di milioni di umani, presto e bene.

Ci si domanda cosa hanno fatto in questi anni i politici nazionali per promuovere l’occupazione sana, cioè posti di lavoro durevoli e non precari classificati come impiego? Continua la moda di aggregare due dati che sono significativi quando sono riportati separatamente. I dati degli impieghi stabili sono la parte sana, ai quali sono aggiunti quelli di lavori precari per fare numero, per gonfiare i dati dimostrando l’esistenza di un mercato del lavoro con problemi di minore gravità. Sono trascorsi, inutilmente, decenni, con una successione vertiginosa di governi che non hanno esercitato alcun intervento per attivare un serio mercato del lavoro, che avrebbe dato un senso al Ministero del lavoro che oggi è una struttura vuota, una prebenda da assegnare a notabili di partito.

Ideologicamente si è creduto, invano, che le parti sociali in campo, cioè le strutture datoriali e i Sindacati, riuscissero a trovare equilibri e soluzioni attraverso un negoziato continuo, con la vigile supervisione del Ministro del lavoro. Invece niente, con la risultante ignobile di un mercato del lavoro nazionale improntato ad una gestione di contratti in gran parte simulati e con selvaggio sfruttamento, imponendo con il ricatto diretto e frontale trattamenti retributivi bassissimi da decenni. Non a caso, le retribuzioni italiane, ad eccezione di alcune isole privilegiate apicali, sono ferme da venti anni! (GLI STIPENDI IN ITALIA SONO FERMI A VENT’ANNI FA. COSÌ CI HANNO RUBATO IL FUTURO).

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Cosa hanno fatto la sequenza di ministri del lavoro? Avevano altro da fare. E poi, nell’immediato, si scopre che si può tamponare con le immigrazioni di migliaia di individui, con la copertura che si tratta di operazioni umanitarie. La solita pezza a colori!

Ma come si fa a sostenere che sono necessari mezzo milione di immigrati in presenza di una disoccupazione composta da 12.602.000 di inattivi e da 2.126 di disoccupati, per un totale di 14.728.126 di esclusi dai cicli produttivi (OCCUPATI E DISOCCUPATI (DATI PROVVISORI) – GENNAIO 2023 – Pag. 12)? La fonte dei dati appena citati non proviene da schifosi complottisti, fascisti, ecc. ma dall’ISTAT – Istituto Nazionale di Statistica. Difficile trucidare e linciare un centro di eccellenza pubblica del nostro Paese. Quindi ignoriamola.

Da notare che la questione del mezzo milione di umani, da impiegare nelle industrie, spunta fuori in stretta concomitanza con la infernale sequenza di sbarchi giornalieri di circa mille cosiddetti migranti. Da sempre i naufragi sono statisticamente un evento raro nel Mediterraneo, quindi la relativa normativa europea prevede una gestione semplice del soccorso: normativa difficilmente applicabile alla situazione volutamente emergenziale del momento. Da circa un decennio le migrazioni si sono gonfiate a livello esponenziale, al punto che si è arrivato ad usarle come arma geopolitica. Lo stanno facendo i turchi che si fanno pagare vari miliardi di euro per trattenere in immensi campi di raccolta milioni di profughi vittime di guerre provocate dalle mire imperiali angloamericane. Continuano a farlo alcuni Paesi nordafricani dietro altissimi compensi per trattenere i possibili migranti, salvo rilasciarne in mare a migliaia per alzare il prezzo del loro blocco.

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Mutamenti di condizioni legatie ai rovesci repentini di regimi amministrati da fazioni in lotta sanguinosa fra loro.

La coincidenza del balzo esponenziale degli arrivi e la proposta di un altissimo esponente del governo in carica di assumere mezzo milione di profughi (Lollobrigida: ‘Piano per 500.000 migranti legali’) fa pensare che si stiano cercando motivi validi (coperture e scusanti) per far accettare alla popolazione italiana l’arrivo cruento di oltre mezzo milione di migranti in prevalenza africani. Altra scusante è quella che costoro vanno a coprire funzioni lavorative poco qualificate che gli italiani non vogliono ricoprire. Si tratta di una scusa debole ed inconsistente per i falliti tentativi di far lavorare i migranti già presenti in Italia come addetti alla manutenzione delle strade o simili.

La proposta degli esponenti dell’attuale governo è, ovviamente, avanzata all’interno della ennesima urgenza causata dal crollo delle nascite, di cui non si sono accorti governi precedenti tutti concentrati ad imporre il pensiero buonista globalista oktosex ambientalista, abortista e pro-eutanasia. Costoro si aggiungono alla crescente torma di personaggi che cascano dal pero sul tema della imminente estinzione della ex-italia, più volte denunciata nei decenni appena trascorsi da demografi ed esperti prontamente tacitati, licenziati ed eliminati dal consorzio civile e alla irrilevanza sociale ed accademica. Inoltre è doveroso denunciare l’imbarazzante silenzio ultradecennale di un Vaticano molto attivo a condizionare il processo democratico del nostro Paese, ma totalmente silente su questi temi che dovrebbero esser connaturati alla sua missione, recentemente orientata ossessivamente alle migrazioni e a guerre che non riguardano i milioni di cristiani trucidati in tutto il mondo e di cui non fanno notizia nelle periodiche “udienze”.

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Tra sbarchi moltiplicati, iniziative messianiche dei datori di lavoro prontamente ascoltati dal governo in carica, spuntano mezzo milione di posti di lavoro da assegnare agli sbarcati. Tutto questo senza procedere ad una seria analisi sociologica degli esistenti oltre 14 milioni di espulsi produttivi. Nessuno li ha contattati. Sono fantasmi. Sono spazzatura da silenziare e occultare. L’ordine è quello di far accettare agli italiani la valanga prossima ventura, giustificando una mirabolante disponibilità di posti di lavoro inesistenti – ovviamente – per gli italiani nemmeno consultati, con la complicità ignobile delle organizzazioni sindacali che avrebbero dovuto reagire a tutela degli oltre 14 milioni di inattivi, dimostrando di essere strutture di appoggio di questa gigantesca orchestrazione recitata dal seguente elenco di Dramatis personæ: Minsitero del lavoro, Ministero della difesa marina, sindacati, strutture dei datori di lavoro; tutti impegnati a realizzare la solita “finestra di Overton”, con le tecniche delle rivoluzioni colorate.

Infine, su tutto questo copione teatrale di terz’ordine aleggia un tema che nessuno ha toccato minimamente, primi fra tutti la stampa, i canali televisivi e la rete. Cosa accade e come gestire i licenziamenti in massa di questo mezzo milione di immigrati quando non saranno più necessari alle industrie di beni e di servizi nazionali? Costoro si aggiungeranno agli attuali oltre 14 milioni di italiani? Quale sarà il costo sociale, umano e di ordine pubblico di questi licenziamenti provocati da una robotica dilagante? Salvo pochissime eccezioni (Gli stranieri perdono il lavoro, ora c’è il rischio di un boom di irregolari), nessuno ne ha fatto cenno e nessuno ne parlerà.

Niente è come sembra. 

Manlio Lo Presti (scrittore esperto di sistemi finanziari)

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