Non c’è dubbio su fatto che il 2023 sarà un annus horribilis, ma si può almeno sperare che sarà anche l’anno della chiarezza, quello che metterà a nudo molte ambiguità e menzogne prodotte dal tritacarne occidentale. Lo stesso vertice del Wef in programma a Davos per la settimana prossima nasce all’insegna del dubbio visto che il sondaggio annuale di questo centro di potere esprime la preoccupazione che l’inflazione e l’interruzione di parecchie filiere di approvvigionamento, insieme alla crescita delle spese militari possa alla fine risvegliare i popoli dormienti e mettere così a rischio il progetto del reset che sarebbe – non c’è da ridere, ma da piangere – “l’urgente necessità di affrontare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.”. Ecco possiamo cominciare a sperare di non cover leggere più simili fesserie perché è evidente che queste parole d’ordine fasulle, almeno nel contesto in cui vengono usate dai potenti, rischiano di non fare più presa nel fango della disperazione, come dice buona parte dei 1200 personaggi di primo piano sentiti nel sondaggio. Ma già qualche giorno fa è finalmente caduto il velo di Maia che impediva di vedere come sia sul piano storico – diacronico che su quello sincronico dell’attualità, la Nato e la Ue siano un medesimo costrutto: le due – come chiamarle – organizzazioni, hanno firmato il 10 gennaio un accordo per portare la loro partnership “a un nuovo livello”. In realtà al livello in cui sono sempre state laddove l’Ue e le precedenti geometrie continentali non sono state altro che l’espressione politicamente corretta della Nato, una specie di maglio prima contro l’Unione sovietica e ora contro la Russia.
Questa rivelazione del presunto “nuovo livello” arriva nel momento in cui la guerra ucraina mette in crisi tutti tentativi di rendere l’Europa un po’ più autonoma rispetto agli Usa, anche nel campo della difesa, (ricordiamo la posizione franco – tedesca sull’argomento quando ancora c’era la Merkel) ma anche le posizioni politiche estese dall’ingenuità forzosa all’ ipocrisia oltraggiosa, che vedevano da una parte il rifiuto della Nato e dall’altro la piena adesione alla Ue e alle sue politiche. Tutto questo da pochi giorni ha perso qualsiasi valore, perché la ” collaborazione” tra Nato e Ue è stata dichiarata organica, facendo diventare ovviamente organica ed esplicita anche la sottomissione europea agli Usa che si estende anche alla politica, alla geopolitica e alla politica sia economica che sociale L’ aver dichiarato convergenti e gemelle queste due istituzioni, significa la piena subordinazione dell’UE ai compiti del blocco del Nord Atlantico, che è uno strumento di potere per salvaguardare gli interessi degli Stati Uniti. La cosiddetta sicurezza euro-atlantica, in violazione di tutti gli impegni dell’OSCE, sarà vista attraverso il prisma del conflitto contro la Russia e quello in nuce contro la Cina: la clausola della dichiarazione secondo cui la politica di difesa dell’UE è secondaria rispetto a quella dell’Alleanza, nega di fatto la pretesa di autonomia dell’Unione in tutti i settori chiave, ovviamente compresi quelli economici e commerciali.
La dichiarazione congiunta è anche un altro inno alla filosofia della superiorità occidentale. Afferma senza mezzi termini che la Nato e l’Ue useranno tutti i mezzi politici, economici e militari “nell’interesse del nostro miliardo di cittadini”. Il resto del mondo è essenzialmente visto come un ambiente ostile che deve essere rimodellato con questi stessi mezzi. Naturalmente, questo approccio non è nuovo. L’alto rappresentante dell’UE Josep Borrell ha già descritto l’Ue come un “giardino in fiore” e il mondo circostante come una “giungla” che invade quel giardino. A parte ogni altra considerazione sulla stupidità del personaggio tutto questo dimostra come l’inneggiamento alla cultura woke non sia in realtà che un puro ballon d’essai visto che il suprematismo occidentale e dunque bianco diventa la misura di ogni azione, Il livello di menzogna e di ipocrisia è ormai intollerabile, e per ritornare al nuovo accordo è chiaro che l’approccio aggressivo-conflittuale della Nato e dell’Ue nei confronti degli stati che perseguono una politica estera indipendente, così come i tentativi di dividere gli stati del mondo in “nostri” e “loro” ostacolano solo la risoluzione pacifica dei conflitti e indeboliscono la sicurezza internazionale di fronte alle continue sfide poste dal terrorismo, minaccia che anche il documento riconosce.
Le motivazioni degli americani sono chiare: vogliono trascinare l’Ue nella “rivalità globale” proclamata da Washington, come dice la dichiarazione, e poi gli europei subiranno il destino non invidiabile di un vassallo americano, perdendo terreno e diventando sempre più dipendente da Washington ad ogni passo. La grande domanda – che si ricollega al vertice di Davos – è se i cittadini dei Paesi dell’Unione che sono costretti a pagare di tasca propria il costoso scontro e impoveriti dalle crisi sistemiche siano disposti a rimanere dipendenti dal nuovo ordine mondiale e a sacrificare i loro interessi nazionali e personali a beneficio degli Stati Uniti. Ovvero a beneficio di una causa persa perché l’ordine mondiale non sarà mai più il “globo della Nato e dell’Ue”, per quanto Washington e gli oligarchi di Bruxelles lo possano sognare.
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