
Nichelino, nella provincia di Torino, si è affermato come il primo Comune “genderless”, adottando un approccio rivoluzionario nella sfera burocratica che avrà un impatto tangibile sulla vita dei cittadini. L’obiettivo dichiarato è contrastare l’omotransnegatività, come se la tolleranza e l’accettazione delle diverse abitudini fossero semplicemente una questione di formalità amministrative.
Tuttavia, il punto centrale è un altro: l’introduzione di una serie di misure che, se diventassero un modello per il resto del Paese, potrebbero portare a un cambiamento radicale nella mentalità e a una deriva ideologica. Ad esempio, durante le elezioni, non ci sarà più la distinzione tra “uomini” e “donne”. Inoltre, saranno attivate carriere “alias” e verrà istituito un registro di genere per il personale comunale e per le scuole.
Questa rivoluzione è stata avviata attraverso un protocollo d’intesa tra il Comune di Nichelino, la Città Metropolitana di Torino, i Carabinieri, la Polizia Municipale, l’ASL To5 e l’Istituto Erasmo da Rotterdam, in coordinamento con il Torino Pride. Il sindaco Giampietro Tolardo e l’assessore Alessandro Azzolina affermano che a Nichelino verrà rivista la modulistica comunale utilizzando un linguaggio inclusivo e verrà avviata una formazione costante per cittadini, dipendenti, personale di polizia e scuole.
La Città Metropolitana di Torino, rappresentata dalla consigliera metropolitana Valentina Cera, si impegna a partecipare a un tavolo di coordinamento interistituzionale per contrastare l’omotransnegatività e promuovere l’inclusione delle persone LGBT. Si prevede di creare momenti di incontro e di confronto con il territorio per favorire lo scambio di buone pratiche e diffondere il protocollo a tutti i Comuni del territorio.
Come spesso accade, le iniziative “gender” adottate unilateralmente dalle autorità locali non solo sollevano dubbi sulla loro costituzionalità e contrastano con la normativa nazionale, ma sono anche caratterizzate da una vaghezza e genericità che lasciano spazio a un senso di mistero e sorpresa. Cosa significheranno esattamente questi “momenti di incontro” e “buone pratiche” menzionati dall’amministrazione comunale di Nichelino? Le cronache degli ultimi anni, come documentato nell’archivio di Pro Vita & Famiglia, ricordano che spesso le iniziative formative finalizzate all’inclusione e alla tolleranza, soprattutto nelle scuole, si sono rivelate vere e proprie lezioni di educazione sessuale a sfondo Lgbt+, con contenuti espliciti e inappropriati per i minori.
Il protocollo di Nichelino va oltre e mira a coinvolgere l’intera cittadinanza, dai bambini agli anziani, con una presenza onnipervasiva di varie espressioni della cultura “gender”. All’inizio, forse, ci saranno delle perplessità, ma pochi si ribelleranno, forse nessuno. Con il tempo, tutti si abitueranno e saranno influenzati. E la finestra di Overton si aprirà ancora una volta.