Naufrago della Concordia condannato per 4 mila euro: il Codacons paga per lui con un trolley di 3.944 monetine
Il gesto simbolico di protesta dell’associazione consumatori: a Fincantieri recapitata la valigia dal peso di 30 kg come obolo per le spese legali
Un trolley di monete da un euro, per la precisione 3944 pezzi, peso totale trenta kg, è l’ultima appendice (per ora) del naufragio della Costa Concordia del capitano Schettino davanti all’isola del Giglio, nella notte fra il 12 e il 13 gennaio del 2012, ormai più di undici anni fa. Il disastro navale più spaventoso che si ricordi in Italia dai tempi dell’Andrea Doria: 32 morti e oltre 4 mila evacuati fra passeggeri e personale di bordo, in una gelida notte invernale che resterà nella storia.
Lo ha consegnato il Codacons, con una singolare forma di protesta civile, nella sede romana di Fincantieri, per conto di uno dei naufragi che aveva perso la battaglia legale contro il gigante della cantieristica, costruttore anche della Concordia, ritrovandosi poi pignorato dalla stessa Fincantieri.
Se non una beffa quantomeno una sfida giudiziaria sfortunata, nella quale un gruppo di dimensioni colossali non si è fatto scrupolo di inviare un atto di precetto per meno di 4 mila euro, un’inezia per chi fattura centinaia di milioni di euro.
Per capire meglio bisogna seguire il racconto che proprio il Codacons ha fatto della vicenda in una nota nella quale vengono ovviamente taciuti, per motivi di privacy, il nome e l’origine del naufrago che si è battuto inutilmente contro il gigante dei mari.
Il protagonista, dunque, dopo il processo penale che si è svolto a Grosseto e si è concluso con la condanna del capitano Gennaro Schettino, ha fatto causa per danni alla Costa, società armatrice della Concordia, alla Fincantieri, quale costruttrice i cui eventuali errori in sede di cantiere potevano avere ingenerato un malfunzionamento della nave, e al Rina, il registro navale, davanti a un altro tribunale, stavolta civile, quello di Genova.
I giudici gli hanno dato ragione per quanto riguarda le responsabilità della Costa, ma hanno anche stabilito che non c’erano colpe di Fincantieri, condannando, come è d’uso nella procedura civile, il soccombente, ossia il naufrago, al pagamento delle spese legali, per un totale di 14 mila euro.
Lui ne ha pagato subito il 75 per cento, ossia 10 mila euro su 14 mila, dando la disponibilità a versare anche il resto ma in rate dilazionate. Gli avvocati del gigante cantieristico però hanno preferito avviare la procedura di recupero del credito, inviando quell’atto di precetto per 3944 euro che è l’ultima anticamera prima del pignoramento vero e proprio.
A questo punto il naufrago ha pensato bene di chiedere l’assistenza del Codacons, che è una delle più note associazioni di consumatori e che già aveva assistito le vittime del disastro navale del Giglio in altre vicende giudiziarie. Le vie d’uscita non erano molte: anche se la sentenza è stata appellata dal protagonista ed è in corso di svolgimento il processo di secondo grado, i verdetti civili sono immediatamente esecutivi. Pagare insomma o pagare, un bivio senza alternative.
Al Codacons, però, non solo hanno deciso di farsi carico di ogni onere economico al posto del protagonista come forma di solidarietà, ma hanno anche allestito una sorta di disobbedienza civile, una protesta clamorosa che desse evidenza mediatica alla vicenda. Venerdì mattina, dunque, alcuni dirigenti dello stesso Codacons si sono presentati a Roma, in via Tevere, la sede di Fincantieri, per consegnare il trolley da trenta chilogrammi, con dentro le 3944 monete da un euro. Quando si dice il peso della giustizia.
Salvatore Mannino