Il fallimento del sogno elettrico: costi esorbitanti e promesse non mantenute
Benvenuti nell’ultimo atto tragicomico della saga automobilistica europea, dove l’auto elettrica, quella stessa salutata come la redentrice della nostra atmosfera soffocata, si ritrova ad affrontare una realtà molto meno idilliaca di quella promessa. Ford e Mercedes, due giganti dell’industria, hanno deciso di invertire la marcia sulla strada dell’auto elettrica, confermando la produzione di motori endotermici e ibridi anche oltre il 2030. Che sorpresa, no?
Sembra che il grande ecodelirio dell’UE, quell’ossessione per il tutto elettrico, stia mostrando le sue crepe, più simili a voragini in una strada di montagna che a semplici incrinature. Ford e Mercedes si sono appena aggiunte alla lista crescente delle case automobilistiche che, una dopo l’altra, stanno abbandonando la spina per riabbracciare il buon vecchio motore a combustione. E non è difficile capire perché.
Una rivoluzione inarrestabile? Più che altro un costoso passo falso
Il sogno dell’auto elettrica è stato venduto ai consumatori e ai governi come la chiave per un futuro verde e sostenibile. Ma ora, guardando i costi fuori controllo e le famose colonnine di ricarica che rimangono più un miraggio che una realtà, ci si chiede: chi ha disegnato questa mappa verso il futuro? Probabilmente qualcuno che non ha mai dovuto preoccuparsi di dove fare il pieno di elettricità.
Le retromarce di Ford e Mercedes non sono un capriccio, ma una chiara ammissione che il percorso verso l’auto elettrica è dissestato e, forse, prematuro. Mentre l’UE e i guru ambientalisti continuano a spingere per una transizione rapida, queste aziende hanno il compito di non trasformare i loro sedili in sedie elettriche per “friggere” posti di lavoro e bilanci aziendali.
I costi nascosti del paradiso elettrico
Non è un segreto che le auto elettriche costino di più, non solo in termini di prezzo d’acquisto, ma anche per quanto riguarda la manutenzione e, ironia della sorte, l’ambiente. Sì, perché se è vero che le auto elettriche riducono le emissioni locali, non è meno vero che la produzione delle loro batterie e l’energia necessaria per alimentarle non sono esenti da impatti ambientali. Anzi. E chi paga? Come al solito, i contribuenti e i consumatori, costretti a sostenere incentivi e sussidi che sembrano più un pannicello caldo che una soluzione reale.
Il miraggio delle colonnine di ricarica
E poi ci sono le famose colonnine di ricarica, quelle che dovrebbero popolare ogni angolo delle nostre città e autostrade. Invece, quello che troviamo è più vicino a un deserto dei Tartari che a un’efficiente rete di rifornimento. Gli automobilisti italiani, per esempio, si trovano spesso a giocare a “trova la colonnina” con più speranze di vincere al lotto che di ricaricare la loro auto. E mentre i leader europei continuano a parlare di obiettivi e scadenze, la realtà sul terreno è che la transizione all’elettrico sta procedendo con la velocità di una lumaca artritica.
Stellantis e l’ombra dei tagli occupazionali
Non dimentichiamo il dramma occupazionale, esemplificato dal gruppo Stellantis. Carlos Tavares, amministratore delegato, ha annunciato tagli violenti e una riduzione della produzione che suona come un campanello d’allarme per l’industria automobilistica italiana. La fabbrica di Mirafiori, un tempo simbolo dell’epopea industriale italiana, è stata ridotta a un fantasma di se stessa, paralizzata da una transizione “green” che sembra aver dimenticato le persone dietro le macchine.
Una svolta necessaria o un costoso errore?
Quindi, mentre Mercedes e Ford mettono il freno, e altri seguono a ruota, ci si deve chiedere se l’insistenza sulla transizione elettrica sia davvero nel nostro migliore interesse o se stiamo semplicemente assistendo a una costosa distrazione dalle vere questioni ambientali. Forse, prima di obbligare tutti a salire su un carro elettrico già guasto, sarebbe il caso di assicurarsi che la strada sia davvero praticabile. E, attualmente, sembra che abbiamo bisogno di molto più lavoro di quanto alcuni vogliano ammettere.